ANSA
L’appello di Sergio Mattarella arriva mentre la Flotilla è ferma a Creta a riparare i danni subiti dai droni prima di rimettersi in viaggio verso Gaza: evitate altri rischi di vite umane, accogliete la proposta del Patriarcato latino di Gerusalemme, affidatevi a loro. Dopo le polemiche aperte fra il Governo italiano e la missione, una fitta rete di interlocuzioni rimette le istituzioni in moto a protezione della rischiosa operazione che vede coinvolti ben 44 Paesi, con 51 imbarcazioni.
Dal cardinale Pierbattista Pizzaballa era stata fatta arrivare, in tutta riservatezza, la disponibilità a essere di aiuto al buon esito della missione. Interviene il Quirinale, prende posizione anche Giorgia Meloni, a tenere viva l’iniziativa sostenuta dal Colle, che nell’immediato sembrava rifiutata e naufragata e che in serata invece appariva più che mai di attualità.
«Il valore della vita umana, che sembra aver perso ogni significato a Gaza, dove viene gravemente calpestato con disumane sofferenze per la popolazione, richiede di evitare di porre a rischio l’incolumità di ogni persona», scrive in premessa Mattarella in una nota diffusa dal Quirinale in tarda mattinata. Riconosce le nobili intenzioni dell’azione umanitaria: «Al fine di salvaguardare il valore dell’iniziativa assunta – valore che si è espresso con ampia risonanza e significato – appare necessario preservare l’obiettivo di far pervenire gli aiuti raccolti alla popolazione in sofferenza». Ed ecco l’appello: «Mi permetto di rivolgere con particolare intensità un appello alle donne e agli uomini della Flotilla perché raccolgano la disponibilità offerta dal Patriarcato Latino di Gerusalemme – anch’esso impegnato con fermezza e coraggio nella vicinanza alla popolazione di Gaza – di svolgere il compito di consegnare in sicurezza quel che la solidarietà ha destinato a bambini, donne, uomini di Gaza».
Dal mondo politico arriva subito l’invito di Renzi, Calenda, Delrio, e dell’ex ministro della Difesa Guerini a prendere in considerazione l’accorato invito del capo dello Stato. Prudenza, e silenzio, invece, almeno inizialmente, dal Governo e – specularmente – dalle aree politiche più vicine alla missione. Ma passano pochi minuti, e arriva da bordo un segno netto di indisponibilità. «Non possiamo accettare questa proposta perché arriva per evitare che le nostre barche navighino in acque internazionali con il rischio di essere attaccate», replica la portavoce per l’Italia della Global Sumud Flotilla, Maria Elena Delia. «Non cambiamo rotta», annuncia, ma poi fa rientro in Italia «al fine di condurre un dialogo diretto con le istituzioni per garantire l’incolumità dei membri italiani dell’equipaggio e il raggiungimento degli obiettivi della missione nel rispetto del diritto».
La mediazione, così, prosegue. Su tutto grava il pesante avvertimento di Tel Aviv: «Non permetteremo la violazione di un legittimo blocco navale». Senza mezzi termini i responsabili di Flotilla sottolineano le finalità politiche, non solo umanitarie, dell’iniziativa: «È vero che stiamo portando degli aiuti umanitari a Gaza ma non è l’obiettivo principale della nostra missione. Il nostro è un atto politico, noi vogliamo creare un corridoio umanitario stabile, rompere il blocco navale degli israeliani e vogliamo che questo genocidio cessi il prima possibile», dice con chiarezza Simona Moscarelli del Global Sumud Flotilla incontrando i delegati della Cgil a Roma, ribadendo quindi l’intenzione di non fermarsi dopo i primi attacchi, già in acque internazionali, e dopo il vero e proprio avvertimento israeliano per l’ipotesi che si voglia forzare il blocco a Gaza.
Ma l’iniziativa del Quirinale, in chiara sintonia con il cardinale Pierbasttista Pizzaballa, ha il pregio di aver aperto il filo del dialogo fra Flotilla e il Governo, pur nella chiara rotta di collisione politica, ma nel comune intento di non far precipitare una missione umanitaria nel pieno di una guerra/carneficina in atto.
Ma operativamente le distanze restano tutte. L’ipotesi di cui si era parlato lasciare gli aiuti a Cipro, dove il Patriarcato latino di Gerusalemme li prenderebbe in carico per trasferirli al porto israeliano di Ashdod e poi, attraverso un corridoio aperto dalle Misericordie, fino a Gaza, viene nettamente rifiutata dai vertici di Flotilla, per non compromettere l’obiettivo politico di forzare un blocco ritenuto illegittimo e finalizzato al genocidio, alla “cancellazione” di ogni presenza palestinese a Gaza.
La trattativa però continua. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani lo auspica (e sente anche la segretaria dem Elly Schlein), con l’obiettivo di «proteggere tante vite umane e impedire che la situazione precipiti». Anche dall’opposizione le cose si rimettono in movimento. Peppe Provenzano del Pd, sulla scia di Mattarella, invita ad «a raccogliere la disponibilità del Patriarcato Latino di Gerusalemme». Si muove pure il leader M5s Conte.
Ed ecco, in serata, la premier Giorgia Meloni ringraziare i partiti d’opposizione «che, raccogliendo le sagge parole del presidente Mattarella, hanno invitato gli attivisti» ad accettare le soluzioni alternative proposte. In questa fase, sottolinea, «è fondamentale lavorare per garantire l’incolumità delle persone coinvolte e non assecondare chi sostiene che l’obiettivo dell’iniziativa debba essere forzare il blocco navale israeliano. Una scelta che sarebbe estremamente pericolosa». Anche perché, ripete il ministro della Difesa Guido Crosetto, «non siamo in grado di garantire la sicurezza delle imbarcazioni fuori dalle acque internazionali ».