“La perquisizione mi offende come uomo e come magistrato”. Così Mario Venditti, ex procuratore di Pavia indagato per corruzione in atti giudiziari nell’ambito dell’inchiesta sul delitto di Garlasco, ha commentato la vicenda. “Per 45 anni ho servito lo Stato anche in situazioni di pericolo, sono stato gli ultimi 10 anni sotto scorta e non meritavo tutto questo”, ha aggiunto ai microfroni di Quarto Grado, sottolineando che “vada come vada, al di là del risultato delle indagini, verrà fuori la verità che mi scagionerà sicuramente”. In due difesa Venditti ha poi rimarcato che “non ho mai preso soldi o benefit per una professione che ho esercitato con grande dignità”.
Le indagini su Mario Venditti
Nella prima inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, Venditti chiese e ottenne per due volte l’archiviazione per Andrea Sempio, l’amico del fratello della ragazza uccisa il 13 agosto 2007, indagato dalla Procura di Pavia nella nuova indagine sul caso di Garlasco. Secondo la Procura di Brescia, l’ex magistrato avrebbe ricevuto denaro in cambio dell’archiviazione dell’inchiesta su Sempio. “Riferirò tutto quando mi presenterò davanti agli inquirenti che mi faranno le domande nel dettaglio, nessuno potrà mai restituire la mia dignità”, ha rimarcato.
Venditti: “Il mio nome è nel fango, non meritavo questo”
“È successa una cosa che non avevo mai previsto dopo 45 anni. Non sono neanche in grado di rispondere. Sono più che amareggiato. Sono a disposizione, da qui non mi muovo, facciano quello che vogliano tanto peggio di così”, ha ribadito, rispondendo alla domanda se fosse preoccupato per la sua libertà personale. L’avvocato Domenico Aiello, che lo difende, ha poi inviato una dura lettera al ministro della Giustizia, Carlo Nordio. “Lo condivido al 100% e sottoscrivo quella lettera. Se ho paura di qualcosa? Dopo quello che è successo oggi non ho più paura di niente. Ormai il danno è fatto, il mio nome è nel fango e dopo 45 anni non meritavo tutto questo”, ha concluso.
Giuseppe Sempio: “20 o 30 euro erano per bolli o documenti”
Giuseppe Sempio ha commentato il contenuto dell’appunto scritto a mano (“Venditti gip archivia X 20.30 Eur”), al centro del fascicolo per corruzione in atti giudiziari aperto dalla Procura di Brescia. “Era un pizzino che ho scritto, adesso i 20-30 euro non hanno significato, sono 20 o 30 euro, capire adesso dopo tanti anni a cosa servivano diventava difficile”, ha detto il padre di Andrea Sempio. “A dire un motivo non me lo ricordavo, poi mi è stato detto che forse erano soldi per le marche da bollo o forse soldi da dare agli avvocati per prelevare dei documenti per fare il loro iter, roba di avvocatura, dipendevamo dai nostri avvocati”, ha aggiunto. Nelle indagini, vengono presi in considerazione, oltre al pizzino, anche alcune anche intercettazioni e i rapporti con alcuni membri della sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Pavia.
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