Il punto serale sulle notizie del giorno
Iscriviti e ricevi le notizie via email

Fabio Fazio torna in tv sul Nove da domenica 5 ottobre con Che tempo che fa, e in un’intervista al Corriere della Sera ripercorre quarant’anni di carriera tra ricordi d’infanzia e riflessioni sul mondo contemporaneo. Dall’allunaggio visto sul televisore Condor di casa, alla sigla multietnica di Immagini dal mondo che lo fece innamorare di Parigi, Fazio riflette su come la televisione di ieri educasse al racconto, a differenza della cornucopia di schermi di oggi: «Quando facevi una cosa doveva avere un senso», dice, «oggi quel senso è completamente svanito».

Tra aneddoti sulla Rai, Sanremo, e incontri (dispendiosi) con Mick Jagger, emerge il ritratto di un autore che riflette sul consumismo, sulla capacità di sognare e sul valore della televisione come strumento di narrazione e cultura.

Consumismo, sogni e nostalgia

«Le persone sono state trasformate, volenti, ma anche nolenti, in un’unica classe sociale, quella dei consumatori», riflette Fabio Fazio riflette. Un mondo che cambia e sembra ormai privo della capacità di sognare – come se fosse mancato un passo fondamentale nella folle corsa del progresso. «Non sappiamo più sognare, perché il sogno non porta utili», aggiunge, e ricorda come il senso di giustizia e solidarietà sia stato sostituito dalla convenienza: «Quando si è consumatori quasi sempre si finisce con lo scegliere ciò che è conveniente e non ciò che è giusto o ciò che è bello». Per Fazio, ciò che rende la vita significativa non ha prezzo: «L’inutile è la cosa più utile che ci sia al mondo. È tutto quello che rende la nostra vita diversa dall’essere una pietra o un animale».

Televisione ieri e oggi

Parlando della sua carriera, Fazio racconta di aver iniziato quasi quarantatré anni fa in radio e poi in Rai, dove ha imparato a costruire programmi come Che tempo che fa. «Prima in radio locali – ricorda – poi, per un quarto di secolo, in un programma storico della radio che si chiamava Blackout». Per Fazio, la televisione di allora era un mondo scandito da regole, ritmi e attenzione al senso di ogni gesto: «Quando facevi una cosa doveva avere un senso.

Oggi quel senso lì è completamente svanito. Non c’è un senso, perché un senso non è nemmeno richiesto». Allora era la tv era un importante, ma faceva paura: «Nelle case era dissimulata, si metteva il centrino, la si camuffava… Era un oggetto pericoloso che dovevamo ingentilire malamente».

Non mancano i ricordi delle prime emozioni con la televisione: «Ricordo perfettamente il televisore con la marca Condor… Bisognava andare ad accendere qualche minuto prima di voler vedere un programma», o l’amore per Parigi nato dalla sigla di Immagini dal mondo: «C’era la Tour Eiffel, ragazzi di diverse etnie che pattinavano… per me sembrava magico e irraggiungibile». Ogni aneddoto, conclude Fazio, «apre un mondo, e ti ricorda perché hai scelto di fare questo mestiere».

Il contrasto con oggi è netto: «Adesso è una cornucopia che libera ogni giorno, sulle piattaforme e in chiaro, migliaia di ore. Quando hai finito di girare per i canali sei a letto e non hai visto niente. Il problema è che non si avverte l’esigenza di usare la televisione come un mezzo di racconto». Ed è cambiato anche il suo significato nella vita delle persone, in particolare dei giovani: «Per le nuove generazioni temo sia ormai solo un supporto per fare altro. Non conosco nessuno con meno di 50 anni che abbia detto: stasera sto a casa a vedere questo o quel programma».

Rai e Sanremo

Anche Sanremo riflette questa differenza col passato: «Oggi lo farei con più leggerezza, con più serenità. Ma per fare Sanremo bisogna dotarsi di due cose: un’idea, perché altrimenti diventa uno show come tanti. E, poi, devi essere saldo in te stesso». La Rai, per lui, rimane un luogo fondamentale per imparare la disciplina, la creatività e il rispetto del pubblico: «Quarant’anni di vita, il mio Dna televisivo. È stata casa mia da quando ero ragazzo, il luogo in cui sono cresciuto».

«Jagger mi deve dei soldi»

Tra racconti curiosi e aneddoti sorprendenti, Fazio parla di incontri memorabili e di episodi divertenti: «Sì, caspita, Mick Jagger mi deve dei soldi», racconta ridendo, ricordando quando il rocker lo accompagnò fino alla metropolitana a Richmond, «Ero stupitissimo, si fermava a tutte le strisce, faceva passare tutte le vecchiette». Poi l’episodio del parchimetro: «Premesso che mi sembrava sbagliato che Mick Jagger dovesse pagare il parchimetro, io istintivamente dico: “Te li do io”». 


© RIPRODUZIONE RISERVATA