Case e Ospedali di comunità, anche in Piemonte avanti piano. Anzi: a meno di un anno dalla scadenza fissata dall’Unione Europea – la gran parte delle strutture è finanziata con fondi Pnrr -, la nostra regione è tra le più sguarnite al Nord.
Non lo dicono i partiti di opposizione in Consiglio regionale, nè i sindacati, e nemmeno i medici di famiglia, che peraltro non hanno voglia di esercitare nei nuovi presìdi. Lo segnala Agenas, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, nel report sullo stato di avanzamento lavori in Italia aggiornato al primo semestre dell’anno. Report diffuso, paradossalmente, poche ore prima dell’annuncio dell’apertura di una nuova struttura nell’Asl Torino 3, a Vigone, comunicata ieri (a Torino per ora ce ne sono due, in corso Toscana e in via Farinelli, terminato e in attesa degli arredi l’ Ospedale di comunità Botticelli).
Cosa sono le Case di Comunità
Le Case di Comunità sono nuove strutture sociosanitarie territoriali previste dal PNRR per offrire ai cittadini un accesso più vicino e integrato all’assistenza sanitaria e sociale. Funzionano come un punto di riferimento polifunzionale, con l’obiettivo di dare risposte ai bisogni di salute dei cittadini, coordinare i servizi territoriali, prevenire malattie e ridurre il ricorso inappropriato al Pronto Soccorso.
I progetti
Tornando ad Agenas, delle 96 Case di comunità programmate in Piemonte, 31 sono strutture «assimilabili» a Case di comunità con almeno un servizio attivo (di fatto, le vecchie Case della Salute riconvertite), 5 hanno attivi tutti servizi obbligatori eccetto la presenza medica e infermieristica (non certo un dettaglio), una soltanto include anche la presenza medica e infermieristica.
Non a caso, con riferimento all’apertura del presidio a Vigone, che non poteva essere conteggiato nel report dell’Agenzia, ieri si precisava che «la caratteristica che rende per ora unica la struttura è la presenza attiva al suo interno dei professionisti dell’assistenza primaria: i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e i medici della Continuità assistenziale (ex Guardia medica)».
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I numeri
Ospedali di comunità: sui 30 previsti uno solo è dichiarato attivo. Ottima la performance sulle Centrali operative territoriali: 43 previste e 43 realizzate, 100%.
Dalla Regione rassicurano. «Su 92 Case di comunità, di cui 82 realizzate con fondi Pnrr, sei sono già state concluse. In alcuni casi stiamo riscontrando alcuni ritardi dovuti a motivi diversi, tra cui il rispetto delle osservazioni della Soprintendenza per le strutture di oltre 70 anni – spiega l’assessore alla Sanità Federico Riboldi -. Discorso simile vale per gli ospedali di comunità :su 30 interventi, di cui 27 finanziati dal Pnrr, 22 sono già avviati. Anche in questo caso registriamo alcune criticità». Quanto al cronoprogramma, «a livello nazionale per ottenere il 100% dei finanziamenti basta concludere il 75% delle opere, e su questo siamo in linea. Stiamo operando con buonsenso, costruendo strutture nuove e recuperando le esistenti, che se più vecchie di 70 anni sono sempre vincolate, un criterio richiesto dal Pnrr».
il dossier
Perché, a 9 mesi dalla scadenza fissata dal Pnrr, Case e Ospedali di comunità sono un flop
PAOLO RUSSO
23 Settembre 2025
Il quadro nel resto d’ Italia
Non che nel resto d’Italia la situazione sia migliore: appena il 38% delle Case di comunità previste risultano attive, a rilento soprattutto le Regioni del Sud, ma in questo caso mal comune non è mezzo gaudio, per due motivi. Primo: rispetto all’unica Casa di comunità con tutti i servizi attivi in Piemonte, se ne contano 12 in Lombardia, 8 in Emilia-Romagna, 7 in Toscana, 3 nel Veneto. Secondo: le Case e gli Ospedali di comunità sono uno dei pilastri della strategia di potenziamento della Medicina territoriale, così pure le aggregazioni dei medici di famiglia (Aft), in aggiunta ai tradizionali studi dei medici di medicina generale e dei pediatri, ai poliambulatori e ai Cavs, ovvero i posti letto extra – ospedalieri dedicati ad attività di ricovero temporaneo in strutture, pubbliche e private, sanitarie e socio-sanitarie accreditate con il sistema sanitario regionale.
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