«Non la conoscevo benissimo. Quella sera le ho dato un passaggio. Siamo andati a casa, ci siamo drogati e abbiamo bevuto». Emanuele Ragnedda, l’imprenditore vitivinicolo di Arzachena, reo confesso dell’omicidio e dell’occultamento di Cinzia Pinna, non si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha deciso di continuare a parlare con gli inquirenti raccontando la sua verità. Poi le cose sarebbero precipitate: «A un certo punto ha iniziato a parlare di Satana».