Max Angioni (34 anni) e Diego Abatantuono (70) in Esprimi un desiderio
SONO LA NUOVA STRANA COPPIA del cinema italiano. Diego Abatantuono e da Max Angioni: Zelig, Le Iene e adesso protagonista di Esprimi un desiderio di Volfango De Biasi.
Sullo sfondo del film, distribuito da Notorious Pictures, Villa Manin Guerresco di Clauiano (Udine), parte della rete dei borghi più belli d’Italia. Una commedia leggera sull’incontro – più che lo scontro – generazionale, che parla di futuro e terza età.
Il cast di Esprimi un desiderio: Max Angioni, Abatantuono e poi…
I mattatori sono loro: Max Angioni e Diego Abatantuono. Con loro ci sono Neva Leoni, Giorgio Colangeli, Hal Yamanouchi. Nunzia Schiano, Gaetano Bruno. Elisabetta De Vito, Elisabetta De Palo, Nini Salerno, Irene Girotti. Alessio Praticò, Antonio Gerardi, Maria Grazia Cucinotta, Marco Messeri e Herbert Ballerina.
La trama di Esprimi un desiderio
In seguito a una disavventura con una cliente matura e molto esigente, che qualcuno ha ripreso e fatto diventare virale, Simone (Angioni) viene costretto a scontare una condanna a lavori socialmente utili. Lo fa in una residenza per anziani diretta da Vinicio (Bruno). Dove però viene preso di mira dal gruppo di arzilli vecchietti residenti, capeggiati dal burbero Ettore (Abatantuono). Dopo aver scovato online il video incriminato decidono di farla pagare a quello che hanno ribattezzato “l’ammazzanonne”. Lo scontro, però, diventa presto un’occasione per conoscersi e costruire insieme qualcosa di inizialmente imprevedibile. Con Simone che aiuterà Ettore a ricongiungersi con l’amata Elena (Cucinotta).
Esprimi un desiderio, recensione: una nuova strana coppia per un film senza missioni impossibili
Dagli inizi in partnership con Nicolas Vaporidis, al periodo “natalizio” con Lillo e Greg o le “famiglie mostruose” e le ultime prove con Giampaolo Morelli, Volfango De Biasi è un veterano della commedia leggera italiana. Ama anche il corrispettivo francese. E infatti questo nuovo film è l’ennesimo suo remake di hit d’Oltralpe. In questo caso di Maison de retraite (2022): in Italia, Il peggior lavoro della mia vita. I panni di Gerard Depardieu sono passati a Diego Abatantuono, non nuovo a ruoli da mentore spigoloso ma dal cuore buono. All’esperto (e bravissimo) attore, si affianca il (semi) deb Max Angioni che riesce a tenere bene la scena, portando freschezza e ritmo da stand-up comedy. De Biasi dimostra un certo mestiere nello sfruttare i punti di forza dei suoi protagonisti e nel circondarli di un buon cast di comprimari (Gaetano Bruno, Giorgio Colangeli, Elisabetta De Palo, Nini Salerno e Hal Yamanouchi). A colorire di gag e trovate ci pensa comunque la strana coppia protagonista, in un film che non ha alcuna pretesa di reinventare il genere. E senza darsi mission impossibili riesce a coniugare ingenuità e sarcasmo, slapstick e situazioni paradossali, senza cedere troppo alla farsa televisiva. Non sempre coglie il bersaglio, ma almeno non va mai troppo fuori strada. Già pronta per il passaggio in tv (o streaming)…
Max Angioni: l’intervista
Quanta voglia aveva di divertirsi anche sul grande schermo?
Volevo farlo da quando ho iniziato a fare questo mestiere. Volevo fare l’attore, fare cinema, ma devi trovare l’idea giusta. Questo era quello giusto. Poi però quando mi sono visto sul grande schermo è venuta fuori la bassa autostima… Mi vedevo troppo marrone, con dei capelli strani.
Eppure questa bassa autostima non emerge sul piccolo schermo…
È diverso. A Le Iene sono al servizio del programma. Zelig è uno sport estremo perché sei davanti a 2.500 persone, hai 5 minuti e devi far ridere. Qui invece hai una giornata nella quale devi dire tot battute ed è un lavoro di precisione, di ripetizione, quasi ossessivo. Deve piacerti proprio tanto, soprattutto quando ripeti 27 volte la stessa cosa. Nel cabaret conta molto la spontaneità, essere genuini, presenti in quel momento, anche perché c’è il pubblico, e te accorgi subito come reagisce. Il film l’abbiamo girato mesi fa e ancora non so se farà ridere…
Neva Leoni, Herbert Ballerina e Max Angioni
Diego Abatantuono la prendeva in giro dicendo che con lui la troupe reagisce, l’ha fatta sentire in soggezione?
Avevo soggezione prima di incontrare Diego e poi a lavorarci, e ce l’ho tutt’ora. Però è stato veramente incredibile, e generoso, fin dal primo istante. Anche perché mi ha offerto subito la cena (ride, ndr). Ovviamente, anche artisticamente, visto che continua a darmi consigli. È stato formativo.
Consigli anche di cinema? È vero che le ha dato una lista di film da recuperare e vedere?
Tutto Sordi, che è il suo preferito. E tutto Antonioni, Scola, Dino Risi e la commedia all’italiana. Avevo recuperato Miseria e nobiltà e lui mi ha fatto vedere Romanzo popolare, e davvero capisci il valore di molte cose. Vedi prove attoriali incredibili… Ma dovrei mettermici per un anno, stare lì fermo a guardare film invece di avere una vita. Però ha ragione: recuperare quel patrimonio è fondamentale. Oggi poi alcuni film li fanno troppo lunghi, e devi guardarli a pezzi per forza. Come sui social, dove la fruizione è diversa, frammentata, e in qualche modo permette di creare un altro tipo di cinema. Magari meno forte a guardarlo nel suo complesso, ma con un suo valore.
I comici che fanno ridere un comico
Quali sono i suoi personali riferimenti comici invece?
A livello cinematografico Aldo, Giovanni e Giacomo, che vedevo da bambino in sala. Fabio De Luigi e Antonio Albanese sono le persone che mi hanno fatto più ridere. Mi affascinano anche le carriere di certi comici statunitensi, come Adam Sandler che ha fatto di tutto, dalle commedie alla Zohan a dei veri drammi. Mi ispirano queste figure poliediche ed eclettiche. Poi, ovviamente, i fari sono Benigni e Troisi.
Abatantuono e Colangeli (al centro)
In tanto eclettismo, come si conserva la bussola? Quanto è sé stesso quando recita e quanto invece recita fuori dal set?
Sono molto pigro. E ripudio la fatica in ogni modo, per cui cerco di essere il più possibile me stesso semplicemente per fare meno fatica, per non dover fare sempre un personaggio, ma è un problema. Per esempio quando il “te stesso” ha poca voglia di parlare con le persone. È un po’ come nella recitazione, per assurdo, devi essere sempre collegato su come ti senti. Di Marlon Brando – possiamo dire un collega – raccontano che era sempre diverso a ogni replica di Un tram che si chiama desiderio, ma era sempre diverso perché lui cambiava ogni giorno. Ed è un po’ quello che io faccio a teatro e ho cercato di fare anche al cinema, ossia essere collegato su come mi sento e chi sono. A LOL, a Zelig, sono sempre stato Max e non ho mai proposto qualcosa di diverso da me.
Come sarò da vecchio? Ma io lo sono già
Per rifarsi al film, a un passio dai 35 anni c’è stato un momento in cui si è sentito vecchio?
A volte mi sento molto vecchio, ma non nel senso di età. Sono burbero, chiuso, ci sono giornate nelle quali mi sento proprio “stanco della vita”. Poi ho momenti in cui sono più pimpante. Adesso per esempio son mentalmente lì, con le braccia incrociate, a brontolare, a pensare “chi sa se il film andrà bene? Ma perché ho deciso di fare questa cosa?”. Invece vorrei vivermela più alla “Esce il film! È fantastico” Non vedo l’ora!”. Diciamo che quando sono preoccupato mi sento molto vecchio.
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E da vecchio? Che vecchio sarà?
Pesante. Che si dimentica le cose, o dice cosa senza senso, e permaloso. Ma sono già così. Per cui così, ma con i capelli bianchi, o meno capelli, e un po’ più sovrappeso. Però vorrei essere uno di quegli anziani, quei settantenni che vanno a Formentera o a Tenerife e da lì si lamentano della pensione. Che “in italia non si può più far niente”… Così, ma tatuato.