di
Vera Martinella
I ragazzi fumano di tutto (e iniziano a 14 anni). Molti ragazzi credono che smettere sia facile, ma l’Organizzazione mondiale della sanità ha definito il tabagismo una «patologia recidivante», cioè una malattia che si ripresenta
I metodi collaudati per smettere di fumare non hanno età: terapia sostitutiva della nicotina, medicinali prescritti dal medico per aiutare contro l’astinenza, sostegno psicologico e, soprattutto, la consulenza di personale qualificato. Perché è scientificamente provato che le possibilità di successo sono più alte se si chiede aiuto a medici esperti. I numeri dimostrano anche che raramente si riesce al primo tentativo, statisticamente quello buono è il quarto. C’è però una certa differenza fra le motivazioni e le strategie che possono essere più efficaci in adolescenti e giovani fino ai 30 anni rispetto a quelle tipiche di un’età più avanzata, anche perché cambiano sia le abitudini di vita sia la tipologia di tabacco utilizzato.
Il nuovo studio americano
È quello che emerge anche da uno studio appena pubblicato sulla prestigiosa rivista medica americana JAMA in cui viene descritto quanto e come i ragazzi che utilizzano sigarette elettroniche provino a smettere. Lo studio statunitense ha raccolto informazioni sullo stile di vita di ragazzi dai 18 ai 24 anni, trovando che tra i più di 10mila soggetti intervistati, circa il 30% utilizzava sigarette elettroniche e tra questi un altro 30% aveva fatto dei tentativi per smettere nei 12 mesi precedenti. Di questi ultimi, solo il 20% aveva avuto successo, mentre il restante 80% non ci era riuscito. I metodi maggiormente usati sono stati il supporto sociale e altri prodotti a base di nicotina, in particolare i nicotine pouches (i cosiddetti sacchetti con nicotina) e le sigarette tradizionali. Meno utilizzati, invece, risultano il supporto psicologico, le applicazioni per smartphone e la terapia sostitutiva nicotinica venduta in farmacia, mentre è decisamente poco presente il ricorso alle altre terapie farmacologiche.
Il ruolo cruciale dei coetanei
«Questo studio offre una serie di spunti interessanti per capire meglio questo fenomeno e i suoi protagonisti – spiega Elena Munarini, psicologa e psicoterapeuta presso il Centro antifumo della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano -. È vero che forse, mai come in questo momento, sono numerosissimi gli adolescenti che utilizzano sigarette elettroniche, tabacco riscaldato e sacchetti con nicotina oltre che, chiaramente, le sigarette a combustione. È anche vero però che, se un terzo di loro già tra i 18 e i 24 anni vorrebbe smettere e addirittura ci prova, questo significa che rispetto alle generazioni precedenti la consapevolezza di essere caduti in una dipendenza e di volerne uscire è decisamente più presente. Interessante è notare che se è vero che spesso si inizia a “svapare” anche a causa delle dinamiche del conformismo e della pressione dei pari, i coetanei stessi sono vissuti come un supporto per smettere, un fatto da non sottovalutare quando ci si confronta con teenager e giovani».
I ragazzi fumano di tutto (e iniziano a 14 anni)
Secondo il rapporto annuale dell’Istituto superiore di sanità (Iss) un italiano su quattro tra i 18 e i 69 anni è un fumatore, percentuale che aumenta tra i giovani: un ragazzo su tre (30,2%) tra i 14 e i 17 anni usa almeno un prodotto tra sigarette tradizionali, elettroniche e tabacco riscaldato; ed è raddoppiato il policonsumo, cioè l’utilizzo contemporaneo di diversi prodotti. Gli adolescenti fumano o svapano di tutto, nonostante sia vietato: sigarette «classiche», tabacco sfuso da rollare, e-cig o prodotti a tabacco riscaldato, puff bar. A cui si è aggiunta, di recente, un’altra pericolosa moda: quella dei sacchettini di nicotina (simili allo snus) che si consumano mettendoli sulle gengive. Anche se non hanno l’età legale per potersi comprare le sigarette, i ragazzini riescono a procurarsi ciò che desiderano senza grandi difficoltà, mischiando un po’ di tutto. «I dati dell’Iss evidenziano che il primo contatto con la nicotina avviene tra i 13 anni e mezzo e i 14 anni e mezzo – sottolinea Giulia Veronesi, membro del Comitato di Lotta al Fumo di Fondazione Umberto Veronesi ETS -. Più di un terzo degli studenti tra 14 e 17enni che assumono nicotina utilizza uno dei prodotti disponibili sul mercato, una quota consistente li usa tutti. E fumano soprattutto nel weekend. Aumentare il prezzo del tabacco sarebbe un deterrente decisivo per scoraggiare il consumo fra i giovani e non solo». Una mossa strategica considerata la più efficace per ridurre il numero dei fumatori dall’Oms: se la spesa sale, i tabagisti diminuiscono.
Smettere non è facile: motivazioni e incentivi
Molti ragazzi credono che smettere sia facile, ma l’Organizzazione mondiale della sanità ha definito il tabagismo una «patologia recidivante», cioè una malattia che si ripresenta. Stando alle statistiche almeno un terzo degli attuali fumatori italiani ha tentato sul serio di dire addio alle sigarette. In media si riesce al quarto tentativo e solo i più determinati e autodisciplinati (circa 6 persone su 100) ce la fanno da soli, armati di due requisiti indispensabili: una ferrea forza di volontà e un’importante motivazione. Che consigli dare a genitori, amici o compagni che vorrebbero incentivare un giovane a smettere? «Le punizioni e i divieti, sempre accompagnati da un dialogo che li motivi, possono servire quando il figlio è molto giovane e si ha ragione di credere che il suo fumare sia ancora abbastanza sporadico – risponde Munarini -. È fondamentale spiegare ai ragazzi che si tratta di una dipendenza e spiegare loro la nocività del fumo passivo, vietando il fumo in tutta la casa. E ovviamente dando il buon esempio: se il genitore fuma deve provare a smettere oltre che chiederlo al figlio. Altre motivazioni possono arrivare dall’attività sportiva e sessuale (il fumo diminuisce le prestazioni su entrambi i fronti) ed estetiche: pelle, capelli, denti risentono da subito degli effetti nocivi, che regrediscono rapidamente se si smette». E poi c’è il denaro, non a caso molti giovani e giovanissimi preferiscono comprare il tabacco trinciato e rollare da sé le sigarette: è bene far capire ai ragazzi quali e quante altre cose potrebbero fare con i soldi che utilizzano per fumare.
Consigli utili per dire stop allo svapo
Quali potrebbero essere dei suggerimenti utili per i giovani diretti interessati? «Primo, farlo insieme agli amici può essere una buona strategia – risponde Munarini -. Difficilmente tutto il gruppo aderirà all’iniziativa di smettere, ma, con un piccolo stimolo qualcuno facilmente lo farà e potrebbe essere un fenomeno contagioso. Secondo, nell’approcciarsi alla cessazione si può fare un breve periodo di riduzione (non più di un paio di settimane) per sentire meno il distacco, ma è anche possibile interrompere bruscamente, facendo molta attenzione i primi giorni a tenersi occupati con attività che non creino occasioni di tentazione, per cui no allo stress e sì allo sport e magari qualche nuovo hobby. Terzo, se c’è il timore di patire la sindrome di astinenza, si può cercare aiuto nei Centri Antifumo, distribuiti sul territorio nazionale. Utilizzare le terapie validate per il tabagismo è la strada migliore: proprio negli ultimi mesi sono stati pubblicati diversi studi sul fatto che queste terapie farmacologiche hanno una buona efficacia anche nel caso delle sigarette elettroniche. Quarto, attenzione invece alla confusione tra terapie validate per smettere e altri prodotti del tabacco (come sacchetti di nicotina): le prime, specie abbinate a un supporto psicologico promuovono l’uscita dalla dipendenza, mentre i secondi spostano solo il problema».
I rischi per la salute dei più giovani
Svapare certo non è innocuo: sono già state documentate irritazioni, asma e problemi respiratori vari anche negli adolescenti, inoltre vari studi hanno indagato le conseguenze per il sistema cardiocircolatorio e la capacità riproduttiva. Il fumo è fra le cause scientificamente certe di 25 diverse malattie, ma l’elenco è lungo e sempre in crescita. Non solo molti tipi di cancro (un tumore su tre è legato al tabacco), patologie cardiovascolari e respiratorie, problemi seri a ossa e muscoli, danni alle pelle e ai denti, ma anche disfunzione erettile e impotenza nei maschi. «Adolescenti e giovani in generale non sono in genere preoccupati per la loro salute – conclude Giulia Veronesi, direttrice della Chirurgia toracica presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano -. Dicono: fumo, ma sto bene. Lo pensano in molti, anche per anni. Ma il «tabagista sano» non esiste ed è importante farlo notare: sintomi quali tosse, catarro e mancanza di respiro, ritenuti «normali» per un fumatore non lo sono affatto, ancor di più nei ragazzi».
28 luglio 2025
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