La Ronda di Notte è uno dei capolavori più noti del pittore fiammingo Rembrandt (1606 – 1669). Le sue grandi dimensioni – 359×438 cm – e i giochi sapienti di luci e ombre, catturano lo sguardo degli spettatori che rapiti inizialmente dalla scena, si sorprendono a cogliere numerosi dettagli e particolari.

Tra questi, in basso a destra, c’è un cane in ombra, che sembra abbaiare alla folla di persone attorno a lui. La storia di questo soggetto è stata ora ricostruita dalla storia dell’arte Anne Lenders.

Il cane ne “La Ronda di Notte”

Dalle ricerche effettuate dalla studiosa, sembrerebbe che il cane ritratto nella grande opera conservata nel Rijksmuseum di Amsterdam, non sia un soggetto originale di Rembrandt.

Il pittore avrebbe infatti copiato l’aspetto e la posa dell’animale da quello disegnato in penna e acquerello da Adriaen van de Venne per un libro del poeta Jacob Cats, risalente al 1619.

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Il ricorso alla copia di opere già esistenti

La scoperta in realtà non è una gran sorpresa, considerando che il ricorso alla copia e al riutilizzo delle immagini fossero pratiche artistiche comuni nel XVII secolo. Rembrandt e altri artisti erano soliti riprendere anche soggetti e dettagli da loro stessi realizzati in precedenti lavori, adattandoli a diverse esigenze di composizione e, a volte, copiando anche quelli altrui.

Gli studi sull’opera più famosa di Rembrandt

La Ronda di Notte continua dunque a svelare curiosità e sorprese delle tecniche utilizzate dal suo autore. Dopo l’analisi a raggi X di un campione di pigmento, che ha recentemente rivelato la presenza di uno strato di piombo sul fondo – probabilmente per preservare l’opera dall’umidità –, proseguono gli studi su quella che è sicuramente il capolavoro più famoso di Rembrandt.

Trafugata, arrotolata, vandalizzata – per ben due volte – e restaurata, quest’opera continua ad apparire “così pittorica nella concezione, così impetuosa nei movimenti e così fortemente espressiva che i quadri che gli figurano accanto nella sala sembrano al confronto carte da gioco”, come ebbe a dire Samuel von Hoogstraten, allievo del grande maestro.

Roberta Pisa

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