Il “Suonatore di liuto” nella versione della Badminton House: secondo la IA è un Caravaggio autentico
Nel 2001 la casa d’aste Sotheby’s aveva venduto al modesto prezzo di circa 71.000 sterline un dipinto attribuito alla “cerchia di Caravaggio” — una copia, dunque, non un originale — proveniente dalla collezione Badminton House. Oggi, grazie all’analisi condotta attraverso l’intelligenza artificiale, quel dipinto torna al centro dell’attenzione perché potrebbe essere un’opera autentica di Michelangelo Merisi, con una probabilità stimata dell’85,7 %.
L’indagine – riportata dal quotidiano britannico The Guardian – è stata condotta da Art Recognition, società svizzera specializzata nell’autenticazione artistica e non nuova a questi exploit, in collaborazione con studiosi dell’Università di Liverpool (tra gli altri), e ha utilizzato algoritmi che confrontano le caratteristiche formali del Suonatore di liuto con quelle delle opere certe di Caravaggio. Il risultato è definito «un forte accostamento» — e, secondo la direttrice del progetto, Dr. Carina Popovici, «tutto ciò che supera l’80 % è da considerarsi molto significativo».
Caravaggio è già un autore raro, con poche opere certe sopravvissute. E che ciclicamente emerge con nuove attribuzioni, sempre molto dibattute. Quando un’opera che per decenni è stata ignorata come copia viene risuscitata dall’algoritmo, si pone una sfida: quale equilibrio tra competenza umana, tradizione critica e “occhio artificiale”?
Il dipinto venne acquistato da Sotheby’s nel 1969 come copia «da Caravaggio», poi riclassificato nel 2001 come «cerchia di Caravaggio» e infine riconosciuto da un collezionista britannico, Clovis Whitfield. Sappiamo dalle fonti che (almeno) due erano le versioni del dipinto, una in collezione Giustiniani e l’altra del Dal Monte. E due sono i dipinti autentici a oggi riconosciuti dalla critica: uno è conservato all’Ermitage, il secondo nella collezione Wildenstein, in prestito al Metropoliltan di New York. Ora, per l’esemplare Wildenstein l’analisi IA ha restituito un risultato negativo, segnalando discrepanze tecniche e stilistiche. Dunque, il Suonatore di liuto Wildenstein sarebbe una copia e la Badminton l’originale.
Nel suo processo comparativo, il sistema confronta caratteristiche formali e pittoriche con quelle delle opere certe del Merisi. Qui però conviene indossare gli occhiali del dubbio (come sempre nella foga dell’attribuzionismo): il numero delle tele riconosciute unanimemente come autografe è limitato e non tutte in stato di conservazione ideale. Quale è la base dati su cui si appoggia il calcolo statistico che ha riconosciuto l’autenticità? Quali i punti? La IA può riconoscere ductus, abitudini pittoriche, idiosincrasie dell’artista: quanti dipinti sono stati analizzati in questo senso (e in particolare i pochissimi dell’epoca) dalla IA direttamente sull’originale o almeno su riproduzioni ad altissima risoluzione? Ha condotto lo studio su altre copie o solo su originali? Ha studiato il modo in cui le copie dipendono dagli originali? Abbiamo altre analisi di tipo scientifico a supporto? Infine, qual è la storia del dipinto?
Certamente, è più che possibile che il Suonatore di liuto sia un originale, ma la vera questione è un’altra. Il caso Badminton è un banco di prova per la relazione tra intelligenza artificiale e autenticazione. Finora la valutazione di un dipinto si è fondata su conoscenze storico-artistiche, analisi scientifiche dei materiali, restauri e comparazioni stilistiche. L’IA introduce una nuova prospettiva: può rilevare schemi invisibili all’occhio umano. Ma la sua affidabilità dipende dalla qualità e dalla quantità dei dati di addestramento — nel caso di Caravaggio, inevitabilmente limitati.
Per questo l’IA non sostituisce lo sguardo critico degli studiosi (che vedono erose le loro competenze dalla macchina, e per questo potrebbero provare gelosia e sfiducia), ma può affiancarlo come supporto. L’annuncio di una nuova attribuzione porta con sé ricadute economiche e culturali enormi, ma resta necessario un percorso di verifica condiviso, che intrecci strumenti tecnologici e metodo storico.
Il Suonatore di liuto Badminton, qualunque sia la conclusione definitiva, mostra come la tecnologia possa riaccendere l’attenzione su opere dimenticate e rimettere in moto il dibattito. Ma la parola finale spetta ancora all’alleanza fra competenza umana e strumenti di indagine.