Simbolo delle lotte degli anni ‘70, nato dall’amicizia tra il drammaturgo Giuliano Scabia, Franco Basaglia e il cugino pittore e scultore Vittorio, il celebre cavallo blu ha contribuito a superare i manicomi, imponendo un nuovo modo di trattare i pazienti psichiatrici. Ora è giunto a Roma, davanti al Cpr di Ponte Galeria, per chiedere la chiusura dei centri e l’abolizione della detenzione amministrativa. Presente anche il fratello di Moussa Balde, morto nel Cpr di Torino

ROMA – Marco Cavallo ha ripreso a galoppare, dopo cinquant’anni, e oggi è apparso a Roma, davanti al Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria. Simbolo delle lotte degli anni Settanta, Marco Cavallo è un cavallo blu, nato nel 1973 dall’amicizia tra il drammaturgo Giuliano Scabia, che all’epoca insegnava al DAMS di Bologna, Franco Basaglia, in quegli anni direttore dell’ospedale psichiatrico di Trieste, e il cugino Vittorio Basaglia, pittore e scultore.

La scultura di Marco Cavallo, tra Don Chisciotte e Blaue Reiter, ha contribuito a superare i manicomi, imponendo un nuovo modo di trattare i pazienti psichiatrici, mettendo in contatto, come mai era stato fatto prima, il mondo interno all’ospedale psichiatrico, quello dei ricoverati, con il mondo esterno.

Viaggio nei cpr

Quella romana è la terza tappa del viaggio di Marco Cavallo nei centri di permanenza per il rimpatrio. Dopo Gradisca e Milano, stamattina alle 10.30 è apparso di fronte al Cpr di Ponte Galeria. Come negli anni Settanta si abbattevano i cancelli dei manicomi, oggi occorre abbattere le reti dei Cpr per vedere quello che non è dato vedere: «Vite interrotte di persone la cui unica colpa è non essere in regola con il permesso di soggiorno», secondo il Forum salute mentale, organizzatore del tour. I manifestanti, la “mandria” di Marco Cavallo, hanno chiesto la chiusura dei Cpr e l’abolizione della detenzione amministrativa.

Marco Cavallo davanti al Cpr di Ponte Galeria (Foto di Valerio Cuccaroni)

Prima che il corteo iniziasse Yasmin Accardo, attivista che si batte per la chiusura dei Cpr, ha raccontato a Domani che fino a due anni fa lei eseguiva «monitoraggi nei centri, registrando una violenza sistemica». «Una volta trovammo un cittadino palestinese registrato come tunisino», racconta Accardo. «Siamo riusciti a farlo uscire solo grazie a un parlamentare. All’interno dei Cpr abbiamo documentato l’abuso di psicofarmaci, la mancanza di assistenza sanitaria e della difesa d’ufficio. Ai migranti viene sequestrato il telefono, appena entrano. Noi abbiamo un numero per gli SOS, il 328.0364920, che funziona in tutta Italia».

«Quella dei Cpr – continua Accardo – è una detenzione amministrativa. La colpa di chi vi è rinchiuso è solo quella di avere attraversato un confine. A noi capitava di trovare minori non accompagnati, specie durante la pandemia. Siamo stati allontanati due anni fa; ora siamo considerati soggetti ostili. Denunciamo i Cpr dal 2013».

Accardo ha tradotto dal francese le parole di Hamidou Thierno Balde, fratello di Moussa Balde, morto nel Cpr di Torino. «Sono qui con il cuore pieno di dolore perché i nostri fratelli sono stati assassinati e perché non capiti ad altri. Sono qui per chiedere verità e giustizia per coloro che sono stati uccisi. Sono guineano e molti miei compatrioti sono morti per attraversare le frontiere. Sognavano di arrivare in Europa, ma sono stati respinti e fatti naufragare», ha detto Hamidou, che ha chiesto poi di «riconoscere i familiari di chi è morto attraversando le frontiere, identificare i morti, rimpatriare le salme se richieste dai familiari e, soprattutto, abolire i Cpr e gli altri luoghi di detenzione dei migranti».

«Chiediamo di essere ascoltati dalle istituzioni e non criminalizzati. Vogliamo il diritto di migrare in un mondo diventato un villaggio globale», ha concluso.

«Un mondo equo per tutti»

La dottoressa Carla Ferrari Aggradi, psichiatra e dirigente del Forum salute mentale, ha quindi dato il via al corteo sottolineando che «questo è solo l’inizio del cammino di Marco Cavallo per chiudere i Cpr, che sono luoghi infami, relegati ai confini della città, lontani da tutto: chiediamo la fine della detenzione amministrativa».

«Marco Cavallo – ha aggiunto – accompagna il viaggio della Global Sumud Flotilla che va verso Israele, dove ci sono palestinesi rinchiusi con la medesima detenzione amministrativa. E ora seguiamo Marco Cavallo con le bandiere degli scarti, le stesse che sventolarono i pazienti del manicomio di Trieste quando per la prima volta sfilarono in città negli anni Settanta. Per noi non ci sono scarti dell’umanità: noi vogliamo un mondo di uguali, un mondo equo per tutti».

Marco Cavallo davanti al Cpr di Ponte Galeria (Foto di Valerio Cuccaroni)

Il corteo ha sfilato, dunque, al ritmo dei tamburi di Samba Precario ed è giunto davanti alle camionette della polizia, di fronte al Cpr, dove gli attori Anna Ferraioli Ravel e Lino Musella hanno dato voce alle storie dei migranti imprigionati nei Cpr. Storie di schizofrenici liberati solo dopo cinque giorni in seguito all’intervento ripetuto del Garante dei diritti dei detenuti; migranti sedati con punture multiple; lavoratrici senza contratto picchiate da padroni molestatori; vittime di tratta che hanno rischiato il rimpatrio mentre avrebbero dovuto essere ricoverate in case protette; migranti rimpatriati in tutta fretta dopo avere filmato le condizioni dei prigionieri.

I loro nomi sono stati scritti su cartelli che i manifestanti hanno portato via con sé al termine del corteo: Amin Saber, Abdeleh Saler, Christiana Amankva, Huri Mohamed, Carlos Santos Da Costa, Mehdy Alik, vittime senza nome, fra gli altri. La manifestazione si è chiusa con la lettura di una lettera rivolta ai migranti rinchiusi nel centro, per portare loro un messaggio di solidarietà e di speranza.

Nel pomeriggio, alle 15.30, davanti all’ingresso dell’Ospedale G. B. Grassi di Ostia si è svolto un presidio per sensibilizzare cittadini e mondo sanitario dell’Asl Roma 3 sulle intollerabili condizioni di detenzione e per chiedere ai medici di non validare il trattenimento nei Cpr. Le prossime tappe del viaggio di Marco Cavallo saranno Palazzo San Gervasio, Brindisi e Bari, il 4, 8 e 10 ottobre.

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