Roma, 27 settembre 2025 – Le città sott’acqua sono autostrade di cavi sottomarini che danno energia e informazioni al mondo, sono corridoi elettrici e in fibra ottica insidiati anche dalle spie. Ma come si posano nel fondo degli oceani queste infrastrutture strategiche? Quali sono le difficoltà tecniche da affrontare per ‘accendere’ i fasci di tubi ad altissima tecnologia? Per averne un’idea basta guardare le foto della Monna Lisa, nave posacavi di Prysmian realizzata da Vard, controllata di Fincantieri, gigante che supera i 170 metri e solca i mari con matasse lunghe chilometri, stoccate in enormi vasche rotanti. E per avere le risposte bisogna rivolgersi a Valerio Acquaotta, ingegnere, direttore del Dipartimento operazioni in mare del colosso mondiale nella produzione e posa di cavi sottomarini, prima di tutto per il trasporto dell’energia.

Valerio Acquaotta, ingegnere, direttore Dipartimento operazioni in mare di Prysmian, colosso mondiale nella produzione e posa dei cavi sottomarini

Valerio Acquaotta, ingegnere, direttore Dipartimento operazioni in mare di Prysmian, colosso mondiale nella produzione e posa dei cavi sottomarini

L’azienda si è appena aggiudicata l’interconnessione tra Italia e Tunisia, gara indetta da Terna e da Steg per un collegamento elettrico sottomarino nel progetto Elmed.

Lo stabilimento storico della Prysmian si trova ad Arco Felice, in Campania, vicino a Pozzuoli. Premette Acquaotta: “I cavi che abbiamo installato a 2.250 metri sotto il livello del mare sono stati prodotti lì. Abbiamo un altro stabilimento in Finlandia. I cavi ottici, invece, vengono prodotti in Germania”. All’origine di questa storia c’è un’altra azienda italiana che ha fatto epoca, la Pirelli.

A questo link tutte le info di Prysmian

“Prysmian produce sia cavi energia che elettrici; in questo momento la grande maggioranza del nostro business è sui secondi. Che molto spesso hanno all’interno anche fibre ottiche per il trasporto dati”. 

“Un po’ come tutte le attività di nicchia, specifiche e molto particolari, anche queste hanno una loro complessità – è la didascalia di Acquaotta -. Le navi Monna Lisa ma anche Leonardo da Vinci e Alessandro Volta, che arriverà nel 2027, sono in grado di posare i cavi in fondali profondissimi. Servono attrezzature specifiche, particolari. E servono competenze che si costruiscono negli anni, con l’esperienza che le persone maturano. Ma soprattutto serve un’attività d’ingegneria, fatta a monte di tutto questo processo, che permette di eseguire le operazioni in accordo con le richieste dei nostri clienti”.

Sono stati superati i 2mila metri di profondità nella posa di cavi elettrici. “L’attività è estremamente complessa. Intanto bisogna essere sicuri che la posizione nel fondo del mare sia esattamente quella che è stata progettata. E che il cavo sia posato facendo sì che siano rispettate le sue caratteristiche. Perché ha dei limiti: posso piegarlo entro un certo raggio di curvatura, posso tenerlo teso fino a un certo valore, posso schiacciarlo fino a un certo valore. Quindi devo rispettare tutte queste indicazioni”.

“I cavi per i fondali più profondi pesano attorno ai 30-40 chili al metro – prosegue il dirigente di Prysmian – e si allungano per due o tre chilometri. Questo carico notevole va sostenuto da macchinari che devono anche riuscire a rilasciarlo con la dovuta attenzione e accuratezza, alla velocità necessaria, con tutte le cautele, per far sì che il cavo sia posato in fondo al mare nella maniera corretta”.

Per queste operazioni “Prysmian ha sviluppato macchinari a bordo nave. Monna Lisa, Leonardo da Vinci o Giulio Verne si muovono lungo le rotte con un sistema di posizionamento dinamico, che garantisce una precisione di centimetri nella direzione che si vuole, alla velocità che si decide. Stiamo parlando di 10 metri al minuto, quando si posa il cavo. Se mi devo fermare, devo farlo all’istante. Magari mi devo spostare a destra o a sinistra di un metro, mentre vado avanti. Semplificando, è come avere in mano il telecomando di un videogioco”.

Cavi sottomarini: tra quelli in fibra ottica (telecomunicazioni) e quelli per l'energia, rappresentano la spiena dorsale della connettività globale e dell'approvvigionamento

Cavi sottomarini: tra quelli in fibra ottica (telecomunicazioni) e quelli per l’energia, rappresentano la spiena dorsale della connettività globale e dell’approvvigionamento

L’ingegnere passa in rassegna la flotta: “La Prysmian è cresciuta con la nave posacavi Giulio Verne, che è tuttora attiva; una decina di anni fa è entrata in operazione la Cable Enterprise; nel 2020 la Leonardo da Vinci, quest’anno la Monna Lisa, nel 2027 si aggiungerà l’Alessandro Volta. In aggiunta, ci sono anche altri mezzi che usiamo per posare i cavi nei bassi fondali, dove la situazione è più complicata e si utilizzano strumenti diversi. Non sono navi a posizionamento dinamico ma pontoni che si muovono sulle ancore. Perché posare i cavi qui vuol dire avere a disposizione anche solo 4-5 metri d’acqua, così ci si muove spostandosi su sistemi di ormeggio, con un impianto di ancore, immaginiamo di vedere in azione un ragno”.

Si arriva fino all’assenza di acqua. “Ci sono progetti, soprattutto in Germania e in Gran Bretagna, dove in certi momenti del giorno alcune località vanno a secco per i movimenti della marea. Poi l’acqua arriva, il mezzo galleggia e si riprendono le attività”.

E quali sono le attrezzature fondamentali che servono per la posa? “La nave ovviamente è l’elemento cruciale – chiarisce Acquaotta -, perché è il mezzo dove i cavi vengono stoccati e dove ci sono i macchinari, la lunghezza può arrivare ai duecento metri. Sulla nave ci sono propulsori, motori, generatori, elettronica. Di fatto è una piccola città, con le persone che lavorano e dormono a bordo. E poi ci sono tutti gli impianti che servono all’estrazione dei cavi. Da prua verso poppa, dove vengono rilasciati, dopo la zona degli alloggi e il ponte di comando, ci sono le vasche rotanti, che servono allo stoccaggio. Per dire: la Monna Lisa ha una capacità complessiva di carico di 14mila tonnellate, può arrivare a portare a bordo anche trecento chilometri di ‘tubi’, naturalmente dipende dal peso. Quindi la piattaforma rotante è l’elemento più evidente. Poi troviamo le attrezzature di posa, macchinari che prendono il cavo dalla vasca rotante. E ci sono macchine a pattini, molto lunghi, che lo accompagnano verso la poppa della nave, dove poi viene deposto”. Una lavorazione molto complessa “fatta dall’uomo”. A bordo nave ci sono infatti “postazioni di controllo, con operatori che regolano velocità e posizione. Tutto viene coordinato dai responsabili di installazione, da una sala controllo, di quelle che si trovano nelle grandi centrali operative, per monitorare attraverso telecamere le varie postazioni dei tecnici”.

Ma sott’acqua il lavoro è fatto dalle macchine. Si chiamano Rov, Remotely Operated Vehicle. Spiega il dirigente: “Sono dei robot subacquei legati alla nave. Quando serve, durante tutta la posa, vengono calati in fondo al mare, in prossimità del punto in cui il cavo tocca il fondale e viene steso. I Rov restano per tutto il tempo sul fondo per monitorare la posizione del tubo e per rimandare immagini ai tecnici di installazione, che controllano. L’uomo va in mare solo in prossimità della costa”.

Viviamo in tempi difficili e di guerra ibrida, tra sabotaggi e incidenti mai chiari. Siete sempre voi a intervenire quando si deve fare il percorso inverso per riparare un cavo? “Quando ce lo chiedono, sì. Capita che i cavi sottomarini vengano danneggiati da un’ancora. Le riparazioni sono molto, molto specifiche e particolari”.

Prysmian si occupa anche di interrare i cavi, “asset dal valore importante, se si rompono il nostro cliente ha naturalmente gravissimi problemi. Per questo devono essere protetti. Per gli alti fondali, ad esempio nel Mediterraneo, qualche settimana dopo la posa arriva un’altra nave, con un Rov subacqueo, una macchina che di fatto fluidifica il terreno sottostante con sistemi di getti d’acqua ad alto volume e ad alta pressione. E il cavo in pratica ci affonda dentro”.