La nostra salute

I veronesi a letto con la febbre sono parecchi: le spiegazioni e i consigli degli esperti




Una vaccinazione per l'influenza


Una vaccinazione per l’influenza




Una vaccinazione per l'influenza


Una vaccinazione per l’influenza

La stagione estiva, che in questo ultimo mese ha portato un’impennata di contagi di arbovirosi dalla Chikungunya al West Nile, si sta lentamente congedando. Il periodo invernale, con i primi casi di influenza sul territorio, virus parainfluenzali e, ancora, contagi da Covid, ha già bussato alla porta: in anticipo di qualche settimana rispetto agli altri anni. Il risultato è che in questo fine settembre, i veronesi a letto con la febbre sono parecchi. E, per lo più, tutti con una sintomatologia molto simile: i virus sopracitati portano infatti febbre, dolori articolari, in alcuni casi sfoghi cutanei, disturbi respiratori, spossatezza. Comuni, tra l’altro, anche a diffuse infezioni batteriche. Chi si trova con un termometro che segna dai 38 gradi in su, con malessere e qualche altro acciacco, sostanzialmente è ben conscio di stare male ma non ha idea di quale possa essere la causa.

«Prima di tutto, niente panico. Si tratta di patologie che per lo più si risolvono senza complicazioni e senza bisogno di ospedalizzazione. Altrettanto, però, è bene non sottovalutare la situazione: è importante non far passare troppi giorni prima di dare un nome e un cognome alla malattia, anche dal punto di vista della salute collettiva e dell’esigenza di conoscere come si stanno muovendo i contagi», spiega Federico Gobbi, direttore del Dipartimento di Malattie infettive e tropicali dell’Irccs Sacro Cuore di Negrar. «Di fronte a tutte queste virosi, e anche alle infezioni batteriche più comuni, fare diagnosi senza analisi precise è difficile se non impossibile anche per un clinico», aggiunge lo specialista che tranquillizza sulle arbovirosi, tornate attuali in queste ultime ore anche a fronte del ricovero del sindaco di Palù, positivo al West Nile. «Il peggio è alle spalle: è piovuto molto in questi giorni ma c’è stata anche una significativa diminuzione delle temperature. Sia la zanzara tigre che la culex, la zanzara comune vettore di West Nile, tendono ad estinguersi con il freddo. Entro i prossimi due mesi si vedrà la fine di questa epidemia», rassicura Gobbi.

Senza soluzione di continuità, si è già fatta strada, tuttavia, l’influenza stagionale tanto che dalla Regione hanno anticipato l’avvio della campagna vaccinale al primo ottobre, mercoledì. «Abbiamo riscontrato i primi casi di influenza anche se il picco sarà come sempre fra gennaio e febbraio. Siamo pronti a partire con le vaccinazioni: a differenza dello scorso anno, che ha visto qualche problema di fornitura, tutte le dosi sono già arrivate e a, breve, inizierà la somministrazione», annuncia Giovanna Varischi, direttrice del Servizio Igiene e Sanità Pubblica dell’Ulss 9. Parallelamente, inizierà anche la vaccinazione per il Covid, aggiornato alla nuova variante che sta circolando: la LP8.1. «Per il Covid anche quest’anno avremo a disposizione gli anticorpi monoclonali. I vaccini saranno distribuiti ai medici di famiglia prima e successivamente ai pediatri. Anche in questo caso, così come per i contagi da arbovirosi, non c’è alcun allarme. Il consiglio, a fronte di una sintomatologia con febbre rimane quello di rivolgersi al proprio medico di famiglia», esorta Varischi.

A conclusione di un’estate travagliata a causa soprattutto dei contagi da Chikungunya, il fastidioso elemento di novità di questi ultimi mesi, la domanda su come prepararsi per tempo all’estate 2026 è doverosa. «È necessario un approccio multisistemico a più livelli. Intanto i clinici devono essere consci che a fronte di una febbre non spiegabile da infezioni batteriche, devono pensare e testare l’opzione arbovirosi. Ai microbiologi il compito di fare diagnosi, a entomologi e veterinari quello della sorveglianza animale. Il quinto anello è la popolazione: prevenzione pubblica ma anche privata», spiega Gobbi. «Per il prossimo anno auspico che tutti i Comuni alzino le misure di prevenzione e che anche i non adempienti (pochi) si adegui ai trattamenti così come dovrebbero entrare nella rete della prevenzione pure i Consorzi di bonifica. Le disinfestazioni a posteriori, adulticide, non sono ottimali per l’ambiente», conclude.