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Dal Lazio all’Europa passando per Corleone: sentenze, esposti e nuove promesse mettono ancora una volta in luce le fragilità del sistema sanitario italiano.

Il TAR del Lazio boccia il nuovo nomenclatore tariffario

Il TAR del Lazio ha messo la parola fine al nuovo nomenclatore tariffario nazionale: ha dichiarato illegittimo il decreto ministeriale del 25 novembre 2024 che ridefiniva le tariffe per le prestazioni specialistiche ambulatoriali e protesiche.

Fra i vizi evidenziati: carenze istruttorie, dati di costo obsoleti e assenza di un confronto concreto con le strutture convenzionate e i sindacati. L’annullamento, tuttavia, non scatterà immediatamente. Per evitare un salto normativo e garantire la continuità dei servizi, è stato concesso un periodo transitorio di 365 giorni.

Il CIMEST (Coordinamento Intersindacale Medicina Specialistica Ambulatoriale di Territorio) ha accolto con favore la decisione, parlando di una vittoria per la medicina specialistica e per i cittadini. Il presidente Salvatore Calvaruso ha dichiarato: “Non era accettabile che tariffe ingiuste e prive di adeguata istruttoria condannassero le strutture private accreditate a lavorare in perdita, con inevitabili ricadute negative sulla qualità dei servizi e sulla salute dei pazienti”.

Faraone contro Faraoni

Sul fronte siciliano, il vicepresidente nazionale di Italia Viva, Davide Faraone, ha annunciato un esposto alla Procura di Palermo per omissione di atti d’ufficio e interruzione di pubblico servizio.

Al centro della denuncia c’è il destino dell’ospedale dei Bianchi di Corleone, dove è prevista la chiusura del reparto di neonatologia. “Il governo regionale ha scientemente lavorato per far morire il punto nascita di Corleone, negando figure indispensabili come pediatri e neonatologi”, ha accusato Faraone.

Secondo il deputato, la chiusura servirebbe a rafforzare il reparto dell’Ingrassia di Palermo, guidato da Vincenzo Duca, consuocero dell’assessore regionale alla Sanità. “Parliamo di un bacino di 60 mila abitanti – aggiunge – con cardiologia che sopravvive grazie a medici pensionati. È la fotografia della sanità di Corleone, ed è la responsabilità politica e morale di Daniela Faraoni e del governo Schifani”.

Verso la manovra: le promesse del ministro Schillaci

Intanto da Roma arrivano le rassicurazioni del ministro della Salute, Orazio Schillaci. In vista della prossima legge di Bilancio, il ministro promette nuove risorse, più assunzioni e stipendi più alti per il personale sanitario.

“Il lavoro sulla Manovra economica è in corso – ha dichiarato – e sono certo che ci saranno risorse aggiuntive, oltre ai 4 miliardi già stanziati per il 2026. La priorità è investire sul personale, quindi su nuove assunzioni e indennità più alte. Pensiamo anche a misure di defiscalizzazione”.

Uno degli obiettivi dichiarati è colmare la carenza di infermieri, una figura sempre più centrale non solo per l’assistenza ospedaliera ma anche per quella territoriale.

UE: il divario Nord-Sud resta aperto

A complicare il quadro arriva anche un rapporto della Commissione europea, oltre 170 pagine che fotografano la salute dei cittadini nei 27 Paesi membri.

Per l’Italia emerge ancora una volta il divario tra Nord e Sud: nelle regioni meridionali si registrano peggiori indicatori di salute, maggiore mortalità evitabile e più rinunce alle cure per motivi economici. Le famiglie a basso reddito sono quelle più esposte al rischio di impoverimento sanitario, schiacciate da liste d’attesa infinite e carenza di personale.

Un dato su tutti: chi ha un basso livello di istruzione vive in media 4-5 anni in meno rispetto a chi possiede titoli di studio elevati.