“Non c’è nessun accordo”, aveva confermato il presidente iraniano Masoud Pezeshkian a New York prima di ripartire per Teheran, definendo “inaccettabile” la richiesta – soprattutto Usa – di consegnare tutto l’uranio arricchito e di rinunciare una volta per tutte al nucleare. Risultato: il ritorno delle misure restrittive che erano state sospese nel 2015, grazie a quel meccanismo di ‘snapback’ inserito nell’intesa siglata allora. Un meccanismo che prevede, in caso di violazione degli accordi da parte di Teheran, il ripristino automatico di severe sanzioni.