L’amministrazione di Donald Trump ha approvato la distruzione di una grossa scorta di contraccettivi di USAID, bloccati da mesi in un magazzino di Geel, in Belgio. USAID è l’agenzia del governo statunitense che gestiva i programmi di aiuti internazionali, smantellata in questi mesi da Trump. L’amministrazione ha giustificato il provvedimento, che ha natura anzitutto ideologica, con pretesti economici: ha cercato di vendere a prezzo pieno le scorte ma poi ha deciso di smaltirle comunque, nonostante l’intervento del governo belga, delle Nazioni Unite e di diverse ong, che si erano attivate per cercare una soluzione.

A Geel c’è la parte più consistente di una fornitura di contraccettivi acquistati da USAID durante il mandato del predecessore di Trump, Joe Biden, per un totale di circa 12 milioni di dollari (circa 10 milioni di euro). Il materiale conservato in Belgio ha un valore di circa 9,7 milioni di dollari (8,3 milioni di euro) ed era destinato ad almeno 18 paesi, soprattutto in Africa, per programmi di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. Sono 26 milioni di preservativi, 950mila dispositivi sottocutanei o intrauterini, 2 milioni di confezioni di pillole anticoncezionali e altrettante dosi di iniezioni ormonali.

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Il dipartimento di Stato statunitense ha confermato di averne approvato la distruzione, sostenendo che non riguarderà i profilattici né tutto il materiale ma solo una parte, e cioè i «contraccettivi abortivi». Tecnicamente le scorte di Geel non lo sono, ma il dipartimento si è rifiutato di dare chiarimenti ai media su cosa intenda. L’appiglio usato dal governo è infatti più ampio: è la cosiddetta “Mexico City Policy” ripristinata da Trump a inizio mandato, che ha proibito alle organizzazioni non governative di ricevere fondi statunitensi se offrono alle donne contraccettivi o informazioni sull’aborto.

Il magazzino a Geel, in Belgio, dove sono tenute le scorte, il 23 luglio

Il magazzino a Geel, in Belgio, dove sono tenute le scorte, il 23 luglio (Luc Claessen/Belga via ZUMA Press)

Il dipartimento di Stato ha sostenuto che distruggere il materiale costerà 167mila dollari (142mila euro). In passato le scorte scadute erano state incenerite in Francia in un impianto della multinazionale Veolia. L’agenzia Reuters ha scritto che le operazioni di trasferimento in Francia sono già cominciate. Per questo i partiti di sinistra francesi hanno chiesto al presidente Emmanuel Macron di intervenire per «non essere complice, neppure indirettamente, di politiche retrograde».

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A bloccare tutto ci avevano già provato, invano, sia il governo belga sia l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di ricerche demografiche e salute sessuale e riproduttiva, l’UNFPA. L’amministrazione Trump ha sostenuto di aver valutato le alternative, ma un’inchiesta del Washington Post ha messo molto in dubbio che lo abbia fatto davvero.

Il materiale, infatti, è stato lasciato volontariamente nei magazzini per mesi, portandone oltre metà a superare la scadenza oltre cui in genere viene accettato dai governi stranieri (il requisito è che non abbia superato i due terzi della validità). Secondo il Washington Post, hanno già perso questa condizione prodotti per 5,2 milioni di dollari, a settembre saranno 8,4 milioni. Inoltre i funzionari statunitensi hanno ricevuto mandato di vendere le scorte a prezzo di mercato: una cosa inaudita per USAID.

La sede chiusa di USAID a Washington, DC., il 18 maggio

La sede chiusa di USAID a Washington, D.C., il 18 maggio (Kevin Carter/Getty Images)

Le trattative non sono andate da nessuna parte. A un certo punto una ong (MSI Reproductive Choices) si era offerta di farsi carico delle spese per inviare i contraccettivi nei paesi previsti e anche per rimuovere il logo di USAID, in modo che non fossero collegati all’agenzia se il governo statunitense lo considerava problematico. Negli Stati Uniti i Democratici hanno presentato una proposta di legge per fermare la distruzione delle scorte ma, anche qualora ottenesse sostegno tra i Repubblicani (ci sono state limitate critiche), è inverosimile che venga votata in tempo.

L’amministrazione Trump ha cancellato l’83 per cento dei programmi di USAID, che intende rimpiazzare con una nuova agenzia, con conseguenze in tutto il mondo. Come per molti altri provvedimenti di Trump, le motivazioni politiche e propagandistiche non sono secondarie. Il governo aveva accusato USAID di non fare gli interessi degli Stati Uniti e Peter Marocco, che era stato temporaneamente nominato vice-amministratore dell’agenzia a febbraio, sosteneva che i programmi di aiuti «non fossero coerenti con la promozione di buoni valori familiari».

Quello dei contraccettivi non è l’unico caso di scorte di USAID compromesse in tutto o in parte. Recentemente il governo ha lasciato scadere 500 tonnellate di cibo destinate ad Afghanistan e Pakistan, con cui sarebbe stato possibile nutrire per una settimana 1,5 milioni di persone. Quasi 800mila vaccini anti-mpox (il “vaiolo delle scimmie”) non sono stati distribuiti a paesi africani perché lasciati arrivare troppo vicini alla loro data di scadenza.

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