Quanto pesano le malattie mentali provocate dalle condizioni del lavoro che si ha e dall’ambiente in cui, giornalmente, il dipendente svolge le mansioni contrattuali? Questa è la domanda che si è posta Inail e dalla quale ha tratto un interessante studio redatto dal suo dipartimento di medicina, epidemiologia e igiene del lavoro.

C’è un dato di fondo che sintetizza l’attività di analisi: negli ultimi tempi le patologie psichiche sul lavoro stanno aumentando di numero e, perciò, appaiono sempre più necessari interventi organizzativi mirati alla prevenzione.

Vediamo allora insieme alcuni dati interessanti dello studio Inail, chiarendo quali sono i disturbi più diffusi e le possibili soluzioni al problema.

L’analisi Inail fotografa il problema dei disturbi psichici legati al lavoro

Le limitazioni e i divieti legati al periodo della pandemia e il successivo lento ritorno alla normalità dei rapporti sociali e lavorativi hanno lasciato strascichi sulla salute dei lavoratori. Lo stress vissuto nel quotidiano è aumentato di intensità e, per chi lavora, questo si somma ai non infrequenti casi di violenza, prevaricazione e discriminazione in ufficio. Parallelamente, in questi anni, ha trovato spazio il fenomeno delle grandi dimissioni, anche nel settore pubblico.

Inail rileva che il problema dei disturbi mentali è sottostimato, ma di forte impatto sul benessere dei lavoratori. Ci sono normative di tutela, e in primis il Testo unico del 2008, ma ciò non toglie che servano strumenti pratici e interventi organizzativi per combattere e allontanare il problema delle malattie psichiche collegate all’occupazione.

Dall’analisi dell’istituto per il periodo 2019-2023, è stata realizzata una scheda informativa che mette in chiaro dati e tendenze, in modo da suggerire i prossimi passi da compiere sul terreno delle politiche di prevenzione e tutela della salute mentale. I settori più coinvolti sono l’assistenza sanitaria (11,8% dei casi segnalati), il commercio al dettaglio (9,8%) e la pubblica amministrazione (6,3%). Le professioni più interessate includono medici, infermieri, portantini, commessi e impiegati amministrativi.

Un altro test effettuato da Inail ha indicato forti collegamenti tra malattie psichiche e ambiti specifici come banche e fondi d’investimento, call center e uffici pubblici, confermando sia l’utilità di fare ulteriori approfondimenti che la trasversalità del fenomeno delle malattie psichiche causate dal lavoro.

Quali sono le patologie più diffuse tra i lavoratori

Come emerge dallo studio citato, tra le patologie più frequentemente associate allo stress lavoro-correlato troviamo le seguenti:

  • i disturbi dell’adattamento, ossia le reazioni emotive o comportamentali sproporzionate a uno o più eventi stressanti, che causano difficoltà significative sul piano lavorativo, sociale o personale. È il disturbo più diffuso secondo i dati Inail;
  • il disturbo acuto da stress, che insorge entro poche ore o giorni da un evento traumatico, con sintomi come ansia intensa, dissociazione, insonnia e difficoltà di concentrazione;
  • il disturbo post-traumatico da stress, potenzialmente cronico, si manifesta dopo un trauma grave e persistente, con rivissuti intrusivi, incubi ed evitamento di stimoli collegati all’evento.

La sintetica descrizione fa intuire la gravità di queste problematiche di tipo sanitario. È inoltre molto importante, spiega Inail, il ruolo delle molestie e violenze, come ad esempio bossing e mobbing (che ha alcuni segnali tipici). Ciò può sfociare in patologie psichiatriche gravi in persone già emotivamente fragili o in una situazione personale difficile.

La difficoltà di ottenere tutela Inail

L’istituto ricorda anche che le malattie psichiche provocate da condizioni stressanti o traumatiche sul lavoro rientrano tra le cosiddette patologie professionali non tabellate. L’origine lavorativa, e quindi il nesso tra malattia e attività svolta, dev’essere dimostrata dal lavoratore. Altrimenti non scatta la tutela economica Inail per le malattie professionali.

A differenza delle patologie tabellate – per cui è sufficiente provare l’esposizione al rischio lavorativo – in questi casi serve una prova concreta, come certificazioni mediche, documentazione sull’ambiente lavorativo e testimonianze che confermino l’origine professionale del problema.

Un altro punto importante è che la rigidità dei criteri diagnostici non aiuta: i manuali medici stabiliscono, infatti, criteri precisi per riconoscere disturbi come depressione o disturbo post-traumatico da stress. Ma i sintomi possono variare molto da persona a persona, rendendo complicata una diagnosi netta.

Non solo. C’è poi la difficoltà a distinguere i fattori perché una malattia – allo stesso tempo – può essere influenzata sia dal contesto lavorativo (carichi eccessivi, mobbing, turni usuranti), sia da problemi personali (difficoltà familiari, fragilità individuali). Capire quale dei due abbia avuto il ruolo principale è difficile, ma fondamentale per il riconoscimento come malattia professionale.

Ecco perché non sorprende che, nel quinquennio 2019-2023, Inail abbia ricevuto migliaia di denunce per malattie psichiche, riconoscendo soltanto il 7,3% dei casi.

Due esempi pratici

Per capire meglio la difficoltà dell’accertamento della malattia, vediamo ora due brevi casi del quotidiano. Pensiamo ad esesempio all’impiegato che sviluppa ansia e insonnia dopo mesi di straordinari forzati e continue pressioni sui risultati. La diagnosi medica indica disturbo dell’adattamento. Ma, per il riconoscimento Inail, è necessario dimostrare che la patologia deriva prevalentemente dalle condizioni lavorative, escludendo che i sintomi siano legati, ad esempio, a difficoltà familiari o economiche personali.

C’è poi un altro caso altrettanto ricorrente, quello del disturbo post-traumatico da stress. Un infermiere è coinvolto in un evento drammatico in ospedale (decesso traumatico di un paziente) e sviluppa incubi ricorrenti e flashback. La diagnosi è chiara, ma per ottenere il riconoscimento Inail come patologia professionale deve essere in grado di provare che l’evento traumatico è avvenuto nell’ambiente di lavoro e che non si tratta di un trauma vissuto altrove (ad es. incidente stradale o lutto personale).

Strategie per fronteggiare la sfida delle malattie lavoro-correlate

In questo complesso quadro, Inail indica quali passi compiere per fronteggiare l’aumento delle patologie psichiche lavoro-correlate. Il miglioramento della sorveglianza sanitaria, la sensibilizzazione dei medici competenti e il potenziamento della comunicazione tra medico e lavoratore sono aspetti essenziali. Altrettanto importanti risultano la formazione interna del personale sui rischi dello stress per la salute mentale, i programmi di benessere aziendale e le strategie di reinserimento lavorativo per chi ha sviluppato disturbi psichici.

Concludendo, si comprende allora perché lo studio dell’ente sottolinei la difficoltà della diagnosi e del riconoscimento di questi disturbi, sia per la rigidità dei criteri diagnostici sia per le difficoltà nel distinguere tra fattori lavorativi e personali.

Senza una chiara dimostrazione del nesso causale da parte del lavoratore, infatti, non è possibile ottenere la tutela assicurativa. Ma, visto l’aumento numerico dei casi, le malattie psichiche sul lavoro rappresentano comunque una sfida che il sistema di prevenzione e protezione è chiamato ad affrontare e vincere.