Il grido d’allarme che emerge a livello nazionale sulla carenza di infermieri e sull’impoverimento del sistema sanitario non può lasciarci indifferenti, soprattutto in una provincia come Salerno, che rappresenta un territorio vasto, complesso e ricco di specificità socio-sanitarie.
La fuga degli infermieri dagli ospedali e il ricorso sempre più frequente a scelte professionali all’estero non è soltanto una questione numerica: è un tema che investe la qualità stessa dell’assistenza, la sicurezza dei cittadini e la sostenibilità di un modello di cura già sotto pressione.
Nel nostro territorio, le difficoltà si sommano. Da un lato, un ospedale hub come il “Ruggi d’Aragona”, che deve rispondere a un bacino d’utenza enorme, affronta ogni giorno carenze di organico che incidono sull’efficienza dei servizi. Dall’altro, i presidi periferici e i distretti sanitari vivono con maggiore fragilità l’assenza di infermieri, costretti spesso a turni massacranti e a sacrificare la qualità della loro vita personale e professionale.
Se in Italia, secondo i dati più recenti, mancano circa 65.000 infermieri, a Salerno la situazione rispecchia fedelmente questa emergenza: la difficoltà di garantire standard assistenziali adeguati è evidente sia nei reparti ospedalieri sia nell’assistenza territoriale, che invece dovrebbe rappresentare la vera frontiera della sanità del futuro, anche alla luce delle riforme previste dal PNRR.
La professione infermieristica è chiamata a un ruolo cruciale di prossimità e continuità assistenziale, soprattutto in una provincia come la nostra, caratterizzata da aree interne, zone rurali e una popolazione anziana sempre più numerosa. Tuttavia, senza un investimento serio e programmato sul capitale umano, tutto rischia di rimanere lettera morta.
Occorre allora aprire una riflessione profonda. Perché i giovani non scelgono più Scienze infermieristiche? Perché molti colleghi decidono di trasferirsi all’estero? Le risposte sono chiare: salari bassi, scarse prospettive di carriera, turni insostenibili, assenza di percorsi di valorizzazione e riconoscimento delle competenze. È un quadro che, se non affrontato con coraggio, rischia di compromettere in maniera irreversibile la sanità pubblica.
Come OPI Salerno ribadiamo la necessità di politiche concrete:
Percorsi di carriera chiari e motivanti, che riconoscano le competenze avanzate degli infermieri.
Condizioni di lavoro sostenibili, con un’organizzazione che salvaguardi la salute degli operatori e la qualità dell’assistenza.
Valorizzazione delle aree territoriali, affinché nessun cittadino, anche nelle zone più periferiche della provincia, resti indietro.
Riconoscimento economico che non sia solo un adeguamento stipendiale, ma un reale segnale di dignità professionale.
Ma da soli, come Ordine professionale, non possiamo bastare. Serve una risposta politica forte e chiara.
Per questo rivolgiamo un appello:
Alla Regione Campania, affinché programmi e attui politiche di reclutamento, valorizzazione e stabilizzazione del personale infermieristico, potenziando i concorsi e garantendo risorse per l’assistenza territoriale.
Al Governo nazionale, perché metta finalmente la questione infermieristica al centro dell’agenda politica, con investimenti strutturali e non più con misure emergenziali.
Il rischio che corriamo è evidente: senza interventi rapidi e mirati, la fuga degli infermieri continuerà, lasciando scoperti i reparti e indebolendo la tenuta stessa del Servizio Sanitario Nazionale.
La provincia di Salerno, con la sua complessità, deve essere guardata come un laboratorio di innovazione assistenziale, capace di integrare ospedale e territorio, valorizzando il ruolo degli infermieri come cardine della prossimità e della presa in carico.
Non c’è più tempo da perdere: servono risposte concrete, e servono adesso.

Cosimo Cicia, Presidente OPI Salerno













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