di
Flavio Vanetti

Piastri, la sua è una solenne fesseria (4). Hamilton 7: sa solo lui le maledizioni che deve aver tirato a una monoposto

Dopo 17 anni la McLaren è di nuovo regina di Silverstone, la gara di casa: nel 2008 trionfava con Lewis Hamilton oggi la gloria la porta Lando Norris davanti al compagno di squadra Oscar Piastri. Doppietta numero 54 della squadra di Woking e monocolore papaya sul Mondiale. Ma sul circuito dove 75 anni fa nasceva la F1 e dove il meteo ne ha combinate di ogni, c’è anche un momento di gloria per Nico Hulkenberg, veterano finalmente sul podio. Le pagelle non possono non partire da lui, Mvp della corsa.

Nico Hulkenberg: 10 e lode

Il gran giorno dell’Highlander della F1, il pilota che prometteva tanto, che ha mantenuto di meno (e non sempre per colpa sua), che a volte ha accettato ruoli da «ruota di scorta» pur di rimanere nel giro e che — incredibile — in 238 partenze non aveva mai conosciuto un «top three». Il numero del destino era il 239 — gli start aggiornati — e in questo terzo posto di Nico, a suo tempo indiziato di finire alla Ferrari, comunque uno di valore altrimenti non avrebbe vinto a Le Mans — c’è una morale: nello sport (e nella vita) non bisogna mai arrendersi. È partito diciannovesimo, ha azzeccato il momento giusto nel quale montare il secondo set di intermedie e ha finalmente salutato quello che il destino gli aveva sempre negato.



















































McLaren: 10

Può anche perdere la pole position del sabato, ma poi alla domenica il suo valore, che è fuori scala per gli avversari — salvo prodezze di Verstappen o, occasionalmente, del Russell di turno —, emerge con una prepotenza disarmante. Macchina buona per tutto, dal caldo al freddo, dall’asciutto al bagnato. Le vere domande sono però due, posto che il titolo Costruttori è già assegnato: sarà così anche dal 2026 in poi, con le nuove regole? E il fatto che Norris, nel Mondiale piloti, è tornato a ridosso di Piastri creerà problemi di gestione?

Lando Norris: 9

Per grazia ricevuta. Nel senso che prima dell’errore di Piastri aveva navigato decisamente al largo rispetto al compagno di squadra in fuga, confermando anche certe timidezze di gara (ad esempio nel passare Verstappen che già si lamentava della sua RB21). Dopo la punizione di Oscar è parso più deciso e in palla, persuaso soprattutto che l’ottava vittoria della carriera andasse legittimata in pista e non attendendo che i 10 secondi inflitti all’australiano facessero effetto, o in un pit stop rallentato (com’è accaduto) oppure perché sommati nel tempo d’arrivo. Comunque in questo secolo l’unico inglese che aveva vinto il British Gran Prix —  ricordato che nel 2000 trionfò David Coulthard, scozzese — era stato Lewis Hamilton: Lando aggiunge il suo nome a quello del Maestro.

Oscar Piastri: 4

Quando una solenne fesseria — la frenata troppo brusca nelle more della ripartenza dopo il rientro della safety car — rovina una gara orientata a un facile successo. Sospetto: ha teso la trappola a Verstappen — che difatti sulle prime, avendo sorpassato, pareva quello da punire — ed è rimasto fregato. Molto rivedibile anche sulla proposta (in odore di oscenità) fatta via radio al team: «Ridatemi la posizione e poi lasciate che Lando se la giochi con me». Morale: tra Austria e Inghilterra ha concesso 14 punti alla rimonta iridata di Norris.

Lewis Hamilton: 7

Sa solo lui le maledizioni che deve aver tirato a una monoposto «terribilmente instabile» (questo, per radio, lo si è udito). Ma Sir Lewis, che nel 2024 tornava al successo in F1 proprio nella riserva di caccia preferita — 9 successi a Silverstone, il decimo sarebbe stato da legare a un miracolo, ma lui non disperava —, ha unito la «garra» agonistica alla grande volontà. Purtroppo ci sono state anche delle sbavature e l’ultima, un’ uscita di pista poco dopo aver montato le coperture morbide per provare a togliere il terzo posto a Hulkenberg, gli è stata fatale. Però, in fondo, va bene così: Hamilton ha 202 podi in carriera, Hulk era in vista del primo e non meritava la beffa.

Max Verstappen: 6,5

La stratosferica pole position del sabato è nata dal suo talento e da un assetto che comportava un patto con il Diavolo: scommettere su un Gp asciutto. Ma il Demonio l’ha gabbato, così quando l’acqua l’ha fatta da padrone, Super Max s’è trovato in condizioni al limite della guidabilità (con annesse imprecazioni). Però ha fatto divertire con numeri da vero campione alla fine, in qualche modo, ha salvato la baracca con un quinto posto che rende il bilancio decente. Però urge un corso di meteorologia applicata alla geografia e alla statistica: come può immaginare che a Silverstone non piova?

Lance Stroll: 7,5

Dopo tante figuracce e conseguenti legnate, ecco una gara «giusta»: di concerto con il team monta addirittura le gomme morbide quando cominciano a crearsi le condizioni per le slick la mossa è perfetta. Ad un certo punto si ritrova perfino sul podio virtuale. Nel finale deve tenere duro e a causa di un errore Gasly gli soffia la sesta piazza. Ma era dalla Cina, secondo Gp dell’annata, che il canadese non finiva a punti: interrotta una striscia di ben 9 «non risultati».

Ferrari: 6

L’unica cosa buona è il consolidamento del secondo posto tra i Costruttori, grazie anche all’omaggio di una Mercedes dalle mani bucate. Gira e rigira, però, ce n’è sempre una: o sono i piloti che cannano — vedasi il Leclerc della qualifica — o è la macchina ad essere imperfetta (stavolta si è capito che la SF-25 non gradisce tanto il bagnato). Totale: il Cavallino era venuto per suonare — andate a rileggere le ambiziose frasi di Leclerc a metà settimana —, ma è finito suonato. Silverstone come la Brema dell’asino, del cane, del gatto e del gallo, i musicanti buggerati della favola dei fratelli Grimm.

Pierre Gasly: 7,5

Dimostra che il pilota può anche incidere a dispetto di una macchina che a volte sembra una penitenza divina. Il suo compagno Franco Colapinto nemmeno parte (e da fenomeno annunciato a licenziato il passo rischia di essere tanto breve quanto imminente), l’Alpine — l’ultima della classifica Costruttori — è tutta sulle spalle del francese di Milano.

Alexander Albon: 6

Fossimo in lui chiederemmo i danni d’immagine a una Williams che è sempre al palo e che nonostante ciò Alexander riesce a tenere con la testa fuori dall’acqua (ottavo, stavolta).

Carlos Sainz: 5

Giusto per completare il discorso su Casa Williams, ecco un’altra prova imbarazzante di colui che non sta dando alcun appiglio a quei tifosi della Ferrari che sostengono che sia stato un errore lasciarlo andare via per prendere Hamilton. Carlos si lamenta anche che Leclerc gli ha fatto la «bua» in un sorpasso: pareva un bambino piagnucoloso che si aggrappava alla mamma.

Mercedes: 2

Non ne azzecca una sul fronte delle strategie e nel marasma di una giornata da dimenticare sacrifica alla causa (sbagliata) pure il povero Kimi Antonelli. Il quale — voto 7 per la pazienza — incassa il tamponamento di Hadjar che lo costringe al ritiro.

Fernando Alonso: 6

Ha mandato a quel paese il team per la scelta delle gomme, diversa da quella fatta per Stroll: «Sbagliate solo con me. Siamo qui per scherzare?» ha tuonato Nando infischiandosene di passare per un vecchio trombone. Però anche stavolta nel top ten il suo nome compare.

Charles Leclerc: 4

Annegato. Nell’acqua e nell’azzardo iniziale di «pittare» per togliere le gomme intermedie e passare alle coperture medie. Da quel gorgo non è più risalito, combinandone di cotte e di crude. Gli auto-insulti sparati al sabato dopo l’errore in qualifica avranno un sequel?

George Russell: 4

Disperso nell’ordine d’arrivo (decimo) dopo una gara che a sua volta George ha deciso di impostare all’insegna della ricerca del jolly (traduzione: la già ricordata scommessa del pit stop per passare alle slick). Ma il jolly, altresì detto matta, in Inghilterra — dove si correva — si chiama Old Maid, ovvero Uomo Nero. E l’Uomo Nero s’è preso colui che si dice sicuro di salvare il sedile alla Mercedes dal probabile assalto di Max Verstappen.

Olivier Bearman: 6+

Doveva farsi perdonare la follia del sabato, quando è entrato in pit lane a 200 e briscola orari di velocità, beccando il -10 sulla griglia e la perdita di 4 punti sulla patente. A dispetto del tocco fratricida con Ocon è stato l’unico rookie a vedere la bandiera a scacchi. Però solo undicesimo e senza punti.

Gabriel Bortoleto: 3

Un altro del «super-risiko» iniziale. Dopo pochi chilometri la ghiaia del fuori pista gli ha dato dell’asino, ma la tranvata vera è arrivata dal podio del compagno di squadra, l’Incredibile Hulk (enberg).

Quelli del botto: 0

Al di là delle condizioni complicate a causa della pioggia, hanno scambiato Silverstone per una pista da autoscontro Ocon (varie volte: era in modalità 
«ti metto nel mirino» ), l’immancabile Tsunoda (si organizzi una riffa: finirà o non finirà la stagione alla Red Bull?) e Hadjar, in un momento nero e nell’occasione killer di Antonelli.

Gli attori di Hollywood: 4

D’accordo che è appena uscito un film sulla F1, ma non c’era team che non avesse invitato una star del cinema nella sua area ospiti. Signori, non avete esagerato? Il troppo, si sa, stroppia. E se tutti seguono quel filone, l’interesse si affloscia.

Mattia Binotto e Jonathan Wheatley: 8

È giusto tornare sull’impresa della Sauber, futura Audi. Binotto è il grande capo dell’area tecnica, il secondo, arrivato dalla Red Bull vincente di questi anni, è il team principal. Hanno ereditato un team scassato, ma gli stanno dando una dignità in attesa del matrimonio che cambierà tutto.

6 luglio 2025