KIGALI (Rwanda) – Quando gli facciamo notare le gambe svenate e ridotte a pelle e ossa, Ciccone sfrega il palmo sulla coscia e ammette di aver perso 15 anni in un solo giorno. Quando gli abbiamo chiesto di fermarsi per parlare, ha avuto bisogno di sedersi, sfinito come mai l’avevamo visto in precedenza. Il sesto posto è un buon risultato e in qualche misura ricalca i valori in campo. Se poi gli si chiede se avrebbe firmato, allora dice di no. Che il podio sarebbe stato meglio, ma un quinto sarebbe andato bene lo stesso.

«Si sapeva che Mount Kigali sarebbe stato il punto chiave della corsa – racconta dopo aver ripreso fiato – però onestamente non mi aspettavo che il percorso fosse così duro. Anche nei giorni scorsi, a vederlo e provarlo, si aveva tutt’altra sensazione. E’ stato durissimo, già dai primi giri. Ci si è messo anche il clima, perché non era proprio un circuito proibitivo. Però la sensazione per una buona parte di noi era veramente di sofferenza. Invece sulla salita mi sono sentito bene. Quando ho visto Tadej attaccare ho cercato di gestire le mie energie al meglio. Sapevo che era ancora lunga, quindi ho fatto una bella progressione. Conoscevo bene il pezzo duro e poi il muro successivo, quindi ho cercato di gestire le mie forze. Invece quando siamo entrati nel circuito è iniziata proprio un’altra gara».

Campionato del mondo Kigali 2025, prova su strada professionisti, Giulio Ciccone, Pirnoz Roglic in salitaRipreso il gruppetto di Roglic, Ciccone ha potuto lottare per un piazzamento migliore: è arrivato il 6° posto

Campionato del mondo Kigali 2025, prova su strada professionisti, Giulio Ciccone, Pirnoz Roglic in salitaRipreso il gruppetto di Roglic, Ciccone ha potuto lottare per un piazzamento migliore: è arrivato il 6° posto

La squadra ha fatto quel che poteva. Da buon capitano, Ciccone loda il lavoro di tutti, ma quelli che più si sono visti nel vivo sono stati Frigo e Bagioli, con qualche tirata anche da parte di Garofoli. Alla fine l’hanno chiusa in tre: Ciccone, appunto, Bagioli e Garofoli. Ma la corsa che fino alla salita lunga aveva risposto a una logica, una volta entrata nel circuito, è esplosa in mille gruppi come ieri per le donne.

Come è andata?

C’è stato un momento che eravamo in tre-quattro davanti e io mi sentivo molto bene. Per un attimo abbiamo pensato di rimanere uniti, per cercare di controllare, però come sempre al mondiale, da un giro all’altro può cambiare tutto. C’è stato un giro in cui con Bagioli, abbiamo provato ad anticipare lo strappo, ma ci hanno preso in cima. Nel giro dopo sono andati via Remco ed Healy proprio davanti a me. Ho fatto un fuorigiri per seguirli, ma non nel tratto in salita, addirittura prima. Nel tratto in discesa, prima del muro in pavé, per seguire Remco facevo fatica a stare a ruota in discesa. Non ho recuperato. Ero ruota, ma dovevo spingere più di quello che riuscivo. E quando ho preso il pavé ero al limite. In quel giro non ho potuto fare altro che gestirmi, ma penso sia stata la giornata più dura della mia vita. Ho avuto delle sensazioni tremende, dal mattino e fino all’arrivo.

Sei soddisfatto del risultato?

Sì, è un buon sesto posto. Il mio rimpianto più grande è proprio nel non essere riuscito a tenere quel gruppetto: ho fatto quel fuori giri e l’ho pagata. In questo mondiale non c’erano troppi colpi, c’era un colpo solo e l’ho sparato forse nel momento sbagliato. Però visto il livello così alto, non ho rimpianti perché sono arrivato morto. Non ho più niente da dare. E penso che anche la squadra abbia fatto un bellissimo lavoro, il massimo di quello che potevamo. Magari una top 5 o il podio era meglio, però bisogna accettare il nostro livello. Siamo sesti in uno dei mondiali più duri degli ultimi anni, dobbiamo essere soddisfatti.

Campionato del mondo Kigali 2025, prova su strada professionisti, Andrea Bagioli e MArco Frigo in azioneNel finale, Bagioli e Frigo sono stati gli azzurri più attivi accanto a Ciccone

Campionato del mondo Kigali 2025, prova su strada professionisti, Foccoli, Archetti, Pellicioli: meccanici azzurriAnche lo staff ha fatto la sua parte: qui i meccanici Foccoli, Archetti e Pellicioli. Con loro ha lavorato anche Frugeri

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Che cosa ti è parso della squadra?

Ero sicurissimo del gruppo, sapevo che ognuno di noi avrebbe dato il 100 per cento. Tutto quello che dovevamo fare l’abbiamo fatto e stasera possiamo essere soddisfatti perché abbiamo fatto il massimo. E’ una squadra che avrebbe dovuto avere Caruso, Pellizzari e anche Tiberi, se fosse uscito bene dalla Vuelta. Ma abbiamo dato tutti il massimo. Tante fasi magari non si vedono dalla televisione, però oggi non era facile gestire le cose, anche l’aspetto delle borracce, il ghiaccio. C’era un grosso lavoro sporco da fare dietro e loro l’hanno fatto alla grande, quindi voglio ringraziare veramente tutti.

Pogacar è di un’altra categoria, ma in certe gare ti confermi fra i migliori al mondo.

Diciamo che oggi, su un percorso così, ho dovuto correre più di rimessa. Mi sono trovato più a mio agio nella salita lunga fuori dal circuito, Mount Kigali, appunto. Infatti in quella fase ho avuto veramente delle belle sensazioni e per un attimo sono stato super ottimista. Poi quando siamo rientrati nel circuito, è cambiato tutto. Oggi la fatica è stata estrema per tutti.

Che cosa ti sembra di questo Pogacar?

Tadej è il corridore più forte al mondo, forse della storia. Nel ciclismo moderno, con i numeri di oggi, le medie e come si corre, bisogna solo dirgli chapeau e basta. Noi che viviamo in gruppo da avversari, un po’ ci conosciamo e analizziamo anche gli avvicinamenti e quello che è stato fatto prima. Lui arrivava dal Canada, non aveva usato la bicicletta da cronometro, per questo il giorno della crono è andato male. Ci sono tanti i dettagli che fanno la differenza e oggi avrei messo la firma che avrebbe vinto.

Campionato del mondo Kigali 2025, prova su strada professionisti, Giulio Ciccone stanco dopo l'arrivoQuando Cicone è arrivato da noi, ha chieso di sedersi e lo ha fatto su un cubo di cemento

Campionato del mondo Kigali 2025, prova su strada professionisti, la gamba di Ciccone con le veneLa gamba “svenata” di Giulio dà l’idea della fatica della giornata

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Lo raggiunge anche Villa (i due sono insieme nella foto di apertura), che ha parcheggiato l’ammiraglia ed è venuto a chiedergli come mai a un certo punto non sia entrato nel gruppetto con Evenepoel e Healy. E allora Ciccone riprende a spiegargli il fuorigiri per seguire Remco in discesa e quello che sarà il ritornello di questa serata calda alle porte di Kigali. Gli altri azzurri hanno ripreso la via dell’hotel, Ciccone va a sedersi sotto il gazebo dei box e racconta la sua storia. Il sesto posto è un passo avanti. E obiettivamente, al netto di quel passo mezzo falso, ha la faccia di uno cui oggi non avresti potuto chiedere oltre.