Tra heritage e futuro. Il Salone dell’Auto di Torino, che si chiude stasera, non è stato solo una celebrazione della tradizione motoristica della città, ma anche l’occasione per lanciare da qui un grande appello collettivo al governo e ai vertici di Bruxelles, per una strategia più chiara a sostegno di un settore complesso, storicamente ultra competitivo e oggi in profondo affanno.

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L’appello al governo

L’appello, lanciato al Salone durante una tavola rotonda da sei associazioni della filiera auto – Aci, Anfia, Aniasa, Federauto, Motus-E e Unrae – attraverso un documento inviato alla premier Giorgia Meloni e al governo, rappresenta un richiamo netto nei confronti della politica, giudicata colpevolmente tardiva nel recepire le esigenze del comparto, da tradurre in politiche industriali. Il settore dà lavoro a circa mezzo milione di persone in Italia e vede nell’area torinese il cuore pulsante della filiera.

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27 Settembre 2025

“Produzione ai minimi”

Nel documento, le associazioni sottolineano «la gravità della crisi che investe il settore», tra «un mercato stagnante» e «una produzione nazionale ridotta ai minimi storici», evidenziando le difficoltà della riconversione elettrica, definita «in stallo», con una quota di veicoli elettrici «quattro volte inferiore rispetto alla media europea».

Le priorità del settore

Per affrontare questa situazione, le associazioni hanno individuato sei priorità: garantire stabilità e chiarezza nelle misure incentivanti, rendendole semplici e strutturali; elaborare un piano nazionale per le infrastrutture di ricarica e per le altre alimentazioni; riformare la fiscalità sull’auto aziendale, allineandola alle migliori pratiche europee; sostenere concretamente la filiera industriale e artigianale italiana; offrire un supporto chiaro e trasparente alla clientela, accompagnandola nella transizione; valorizzare l’automobile e il trasporto su gomma come motore culturale, economico e sociale del Paese.

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27 Settembre 2025

“Automotive al centro”

Come sottolinea il presidente dell’Unrae, Roberto Pietrantonio, «l’auspicio è che si innesti un dialogo costruttivo e costante con le istituzioni, per rimettere finalmente l’automotive al centro della discussione in Italia. Ora è indispensabile un impegno comune per salvaguardare e rilanciare il settore in tutti i suoi ambiti, attraverso misure chiare, puntuali e non discontinue».

“Europa colpevole”

Nel mirino delle associazioni c’è anche l’Europa, considerata la vera colpevole della difficoltosa rincorsa alla conversione: «La mancanza di sensibilità dell’Europa è grave», ha spiegato il presidente di Anfia, Roberto Vavassori. «Non ci bastano equilibrismi strani a livello di Commissione tra le varie parti politiche: abbiamo l’esigenza immediata di una forte discontinuità e di un programma che tenga conto della variabile fondamentale, cioè il mercato».

I numeri

Al Salone dell’Auto, ha aggiunto Vavassori, «si vedono modelli bellissimi e pieni di tecnologia, molto ben disegnati. Adesso dobbiamo farli diventare uno strumento di transizione, insieme alla neutralità tecnologica, perché indipendentemente dal powertrain, in Europa abbiamo bisogno di costruire e vendere almeno 17-18 milioni di veicoli l’anno».

Foto Maurizio Bosio (Reporters) 

Associazioni e sindacati

Il pressing verso Bruxelles, che parte da Torino, non riguarda solo le associazioni imprenditoriali. Anche i sindacati, provenienti da tutta Europa, hanno scelto la “Motor City” italiana per lanciare il loro appello al governo comunitario. Nella sede Amma, negli scorsi giorni si è tenuto un incontro sulle sfide sociali dell’industria dell’auto in Europa promosso da Trièrème, Ceemet e IndustriAll Europe: un confronto tra sigle di Francia, Spagna, Italia e Turchia sulla difficile situazione del settore. «La situazione del settore sul piano occupazionale e produttivo si fa sempre più complicata. Servono risposte immediate e risorse che ridiano prospettiva ai lavori del comparto e all’industria europea dell’auto: per questo il ruolo delle parti sociali deve essere centrale», ha commentato Stefano Boschini, coordinatore nazionale Fim Cisl per l’automotive.

Le necessità del comparto

Anche in questo caso, ha annunciato Gianluca Rindone, coordinatore Carrozzerie di Mirafiori per la Uilm, «all’incontro potrebbe seguire una lettera comune tra tutti i sindacati europei da inviare a Bruxelles, per chiedere una regia politica più consistente che tenga conto delle necessità del comparto e delle peculiarità di ciascun territorio».