Nel corso del tempo, la serie Samsung Q900 ha catturato l’attenzione di molti appassionati in cerca di qualità sonora senza impegnare un intero locale tra diffusori e ingombranti cavi di tutti i tipi.
Con il modello HW- 990F del 2025, il colosso sudcoreano torna sul mercato rinnovando la sua proposta di soundbar top di gamma e introducendo un notevole cambiamento su un elemento chiave del sistema, con il risultato di una resa ancora più solida e una maggiore ottimizzazione delle dimensioni.
Un design che osa cambiare
Chi ha avuto modo di conoscere i precedenti modelli flagship di Samsung, ne conoscerà sicuramente anche uno degli aspetti più inconfondibili: si tratta di soundbar tipicamente adatte a televisori da 55 pollici a salire, doppi speaker posteriori wireless dalle dimensioni contenute e subwoofer di stazza importante, a partire dall’altezza.
Era un diffusore di certo efficace, ma che non ha mai brillato per eleganza: occupava spazio e non era così facile da integrare nell’arredamento.
In tal senso, il nuovo modello Q990F rivede completamente questa parte della configurazione: il vecchio sub lascia il posto a un nuovo design cubico, più compatto e dalle linee moderne, che punta a essere meno invasivo ma senza compromettere le prestazioni, con una coppia di altoparlanti, disposti sui lati opposti dell’unità, che sfrutta una configurazione in grado di ridurre le vibrazioni indesiderate, diffondendo le basse frequenze in maniera più uniforme.
Le dimensioni dello speaker principale (LxAxP) sono pari a 1232 x 70.8 x 138.0 mm per 7,3 Kg di peso. Gli speaker posteriori, invece, sono di 129.5 x 201.3 x140.4 mm e 3,4 Kg. Il subwoofer, infine, passa a 249 x 251.8 x 249 mm per 8,3 Kg.
La parte superiore della soundbar, che include tasti fisici di comando (multifunzione, controllo volume e mic mute), presenta una texture orizzontale a coste, diversa dalla griglia piatta e uniforme della generazione precedente.
Al di sotto, sono collocati il terminale ottico S/PDIF, la presa separata per l’alimentazione, una HDMI eARC e due ingressi HDMI con supporto 4K/120Hz, passthrough video, HDR10+ e Dolby Vision, perfetti per i gamer che utilizzano console di ultima generazione.
La connettività è completata da Bluetooth, Wi-Fi e integrazione con AirPlay, Chromecast e Spotify Connect.
Chi possiede un televisore Samsung degli ultimi anni, potrà sfruttare inoltre la funzione Q-Symphony (noi, ad esempio, l’abbiamo provata nella recensione della Samsung QN990F), che unisce gli speaker della TV a quelli della soundbar.
In tal caso, però, non si possono sfruttare i programmi in Dolby Vision, dato che nessuno schermo dell’azienda gestisce tale segnale.
Il telecomando è completo e offre un totale controllo dell’unità, ma potrete anche sfruttare il supporto all’app SmartThings, che rende ancora più semplice la gestione dell’intero sistema composto dal TV Samsung e dalla soundbar.
Setup e prime impressioni d’ascolto
La configurazione è rapida: nel nostro caso è bastato accendere le quattro unità affinché si riconoscessero a vicenda, spostando il LED di satelliti e sub da rosso a blu a conferma del fatto che il rig di diffusori fosse pronto all’uso.
Sul lato anteriore sinistro, la soundbar ha un display a scorrimento dietro la griglia metallica perforata. Ha solo quattro digit ed è un po’ lento nel mostrare le informazioni relative a volume, codec, modalità ascolto e tipologia del segnale.
Con una revisione così importante dell’unità dedicata al canale LFE, sorge spontanea una riflessione sulle performance sonore.
Nei primi minuti di ascolto, la sensazione è quella di un basso leggermente meno controllato, quasi più “morbido” rispetto al passato, ma basta sfruttare il sistema di calibrazione automatica tramite l’app SmartThings per far cambiare radicalmente volto alla riproduzione sonora.
Una volta attivata la regolazione intelligente, il subwoofer si armonizza maggiormente con la soundbar, restituendo più equilibrio.
Al netto di una certa compressione dei bassi percepibile a volumi molto elevati, rispetto all’HW-Q990D del 2024 si guadagna in termini di spazialità: non si ha più l’impressione che il suono provenga da un punto preciso, ma che l’energia venga distribuita in modo più naturale. È come se il sub scomparisse fisicamente, lasciando la sensazione di un ambiente sonoro più pieno e corposo.
Ciò che colpisce maggiormente è l’assenza di distorsioni o cedimenti anche nelle scene più esplosive. Colpi d’arma da fuoco, inseguimenti a tutta velocità, deflagrazioni o le profondità sonore della colonna di un film d’azione: tutto viene riprodotto con notevole controllo.
Uno degli aspetti più impressionanti del Q990F è la capacità di combinare forza bruta e sensibilità.
La soundbar può raggiungere volumi molto alti per riempire ambienti molto grandi, senza che i diffusori mostrino segni di fatica. Al tempo stesso anche a volumi moderati la resa resta dettagliata e precisa, con effetti ben definiti e dialoghi che mantengono la giusta presenza.
Multicanale strepitoso, ma solo in Dolby
In totale i diffusori sono sedici, tra soundbar, due satelliti e sub. La barra principale integra altoparlanti frontali, laterali e due driver upfiring che riflettono i suoni sul soffitto per creare l’effetto verticale con ATMOS.
A loro volta, i diffusori posteriori ospitano tre unità ciascuno: un driver frontale, uno laterale e un altro inclinato verso l’alto. Tale combinazione contribuisce a generare una sorta di cupola sonora che aumenta le emozioni, specie con materiale preregistrato su Bluray in 2K e in 4K, con flusso dati meno compresso rispetto allo streaming.
La resa per gli elementi verticali è legata alla distanza dal soffitto, che se troppo distante genera inevitabilmente dispersione. Con tracce Dolby TrueHD, con o senza oggetti ATMOS, il coinvolgimento può arrivare a livelli strepitosi per circolarità del suono: gli effetti verticali e posteriori non hanno vuoti o zone mute, c’è una buona corposità dei bassi e i dialoghi sono rifiniti e corposi.
La gestione degli spostamenti sonori nello spazio è dettagliata. Non si tratta soltanto di effetti spettacolari, ma di un lavoro costante sulla coerenza della scena audio.
In un film i dialoghi restano ben centrati, mentre gli effetti sonori viaggiano liberamente nello spazio, mantenendo una chiarezza che evita sovrapposizioni fastidiose.
A proposito del parlato, purtroppo la presenza scenica resta corretta solo ed esclusivamente in presenza di codifiche Dolby, non importa se lossy o lossless.
Se il flusso sonoro riguarda un qualsiasi codec DTS, anche il più performante DTS:X, il suono finisce distribuito in misura pressoché indiscriminata tra fronte e retro. A dare fastidio sopra a ogni cosa è lo “scivolamento” dei dialoghi sui diffusori posteriori, perdendo direzionalità e buttando praticamente via il lavoro di missaggio all’origine.
Peraltro per una coerente distribuzione dei canali con codifiche Dolby occorre restare nella modalità “Standard”, perché in “Surround” ci si ritroverebbe nuovamente con il parlato sui canali posteriori.
In “Gaming” si va a enfatizzare ed esaltare ulteriormente il segnale in ingresso, ma anche qui lo “Standard” è consigliato.
Meno spazio al DTS
Nel nostro caso abbiamo testato numerosi materiali Dolby TrueHD, come l’ATMOS del recente Bluray 4K di Ballerina (7.1 ch, 24-bit), con un’eccellente resa e livello di coinvolgimento anche a volume non esagerato: effetti, bassi, esplosioni, dinamica e parlato proveniente solo dal fronte anteriore, com’è giusto che sia.
Dallo stesso disco, lo switch alla traccia originale DTS-HD Master Audio (5.1 ch, 24-bit) non ha sortito la medesima resa, con il parlato in transito dalla soundbar e dai canali posteriori.
Senza dimenticare le tipiche limitazioni del caso, siamo poi passati al Bluray 2K de La trama fenicia con Dolby Digital 5.1 (640 kbps): l’ascolto ha rivelato notevole aggressività e ogni elemento riprodotto con presenza significativa da tutti i canali.
Non è stato così per il Bluray 4K di R.I.P.D. in DTS:X inglese e DTS 5.1 lossy in italiano, con i dialoghi anche sui canali posteriori e inevitabile disorientamento. Identico risultato passando a programmi in streaming, peraltro più deficitari per l’evidente compressione del segnale audio.
Nel caso si disponga di un televisore Samsung compatibile Q-Symphony, direttamente dallo schermo è possibile attivare una funzione che integra i diffusori con quelli del Q990F. Si tratta di una soluzione maggiormente apprezzabile in presenza di un locale di grandi dimensioni, per via di una superiore presenza scenica d’insieme senza perdere direzionalità e canali discreti, ma sempre e solo con codec Dolby.
Musica e upmixing
Anche nell’ascolto musicale il Q990F ha dimostrato progressi rispetto al passato: le voci sono nitide e calde, gli strumenti a corda o a fiato hanno una notevole presenza, la batteria e le percussioni hanno una buona dinamica senza diventare caotiche.
L’ascolto di brani stereo mantiene un equilibrio molto buono, con una scena sonora più che dignitosa.
L’unico limite si manifesta con alcune tracce rock particolarmente veloci, dove il sub sembra faticare a mantenere la stessa precisione delle frequenze medio-basse.
Anche la funzione di upmixing, che rielabora i brani stereo per sfruttare tutti i canali disponibili, distribuisce il segnale in ingresso aggiungendo un senso di profondità e spazialità che potrebbe piacere.