Presto non ci sarà più bisogno di urlare goffamente “Alexa!” da una stanza all’altra. Il futuro della comunicazione con la tecnologia potrebbe non richiedere nemmeno l’apertura della bocca, ma solo il pensiero. È questa la promessa di AlterEgo, nuova e rivoluzionaria interfaccia neurale non invasiva che ambisce a trasformare i pensieri in azioni e risposte in tempo reale. Benvenuti quindi nell’era della “telepatia silenziosa”: AlterEgo mette l’Intelligenza artificiale direttamente nella testa.
Il dispositivo, un auricolare indossabile presentato qualche settimana fa da Arnav Kapur, ad di AlterEgo, non legge la mente nel senso fantascientifico del termine. Piuttosto, capta i segnali elettrici neuromuscolari innescati dalle intenzioni di parlare, quelli che normalmente viaggerebbero dal cervello ai muscoli della parola (articolatori), anche quando si sta solo “parlando silenziosamente” o articolando internamente le parole. “Ti dà il potere della telepatia, ma solo per i pensieri che vuoi condividere”, afferma Kapur.
A differenza delle interfacce cervello-computer (BCI) invasive, come quelle sviluppate da Neuralink di Elon Musk, che richiedono l’impianto chirurgico di elettrodi, AlterEgo si basa su una tecnologia radicalmente diversa e non invasiva. “Sfrutta i segnali neuromuscolari che verrebbero utilizzati nel parlato; è come se si stesse parlando in silenzio,” spiega sulla rivista Nature Howard Chizeck, ingegnere elettrico e informatico presso l’Università di Washington. Il vantaggio è lampante: nessun chip impiantato, nessun rischio di infezione o intervento chirurgico. Il dispositivo funziona misurando i “modelli del parlato” nel viso. I segnali elettrici captati dai muscoli vengono inviati a modelli di Intelligenza artificiale avanzati, che prevedono l’intenzione di conversazione dell’utente. La risposta (audio) viene quindi comunicata all’utente tramite cuffie a conduzione ossea, un sistema che trasmette il suono direttamente all’orecchio interno attraverso le ossa del cranio.
Nato nel MIT Media Lab nel 2018, il progetto ha fatto passi da gigante, incorporando le più recenti capacità di riconoscimento vocale dell’Ia e trasformandosi quest’anno in una società commerciale. L’impatto più immediato di AlterEgo è previsto per la medicina riabilitativa. La tecnologia è infatti attualmente in fase di sperimentazione su persone affette da sclerosi multipla e sclerosi laterale amiotrofica (SLA), patologie che compromettono gravemente la capacità di parlare (disartria o disfonia).
Kapur sottolinea come, anche nei pazienti affetti da SLA in fase avanzata, sia spesso presente un “segnale sparso” residuo nel sistema vocale che risulta sufficiente per il funzionamento del sistema. Questo offre una speranza tangibile di comunicazione e interazione a coloro che sono sempre più “intrappolati” nel proprio corpo. Tuttavia, il sogno di AlterEgo non si ferma all’ambito clinico. Kapur immagina un futuro in cui il dispositivo sarà ampiamente disponibile per il pubblico, permettendo agli utenti di dettare “alla velocità del pensiero”, cercare su Internet in modo completamente silenzioso e avere conversazioni discrete con altri utenti del dispositivo.
In un video promozionale, Kapur dimostra persino di utilizzare la telecamera integrata di AlterEgo per creare un’app partendo da un semplice schizzo, dando le istruzioni mentalmente. Nonostante l’entusiasmo, l’ingegnere Chizeck mantiene una prospettiva cauta sul successo commerciale di massa. “Concettualmente non vedo alcun problema in ciò che stanno facendo”, afferma. “Ma ci sono molti modi per interagire con l’IA, e spesso c’è molta resistenza a indossare hardware. Molte persone non amano portare apparecchi acustici, ad esempio, perché ti fanno sembrare diverso”, aggiunge.
Un punto a favore, cruciale nell’era della sorveglianza digitale, è la privacy. AlterEgo non legge i pensieri interiori più profondi, ma solo i segnali muscolari legati all’intenzione di parlare. Chizeck rassicura: “Non sta leggendo la tua mente, quindi non vedo un problema significativo. È meno rischioso che parlare a un chatbot, perché è difficile per una terza parte origliare”. Ancora in attesa di una data di lancio e di un prezzo, AlterEgo si posiziona come un concorrente affascinante e discreto nel panorama delle interfacce uomo-macchina, promettendo di rendere la comunicazione con l’AI e il mondo una questione di pura intenzione.
di Valentina Arcovio
LINK ALLO STUDIO: https://www.nature.com/articles/d41586-025-03000-z