Andrea Montermini non ha usato giri di parole per descrivere l’attuale Formula 1. L’ex pilota italiano, con grande franchezza, ha detto quello che molti tifosi pensano ma spesso non hanno il coraggio di ammettere: il dominio di Verstappen non è un mistero, ma il frutto di un sistema che rende quasi impossibile ribaltare le gerarchie.

Gare già scritte alla prima curva

Montermini ha parlato dell’ultima corsa senza mezzi termini: “Quando Verstappen fa la pole e gira davanti alla prima curva, la gara è già chiusa. Grazie, arrivederci e ci vediamo sul podio”. Una frase che fotografa bene la noia che accompagna troppe domeniche di Gran Premio: tutto deciso al sabato, con la domenica trasformata in una processione di auto bloccate in trenini DRS.

Per cui la domanda sorge spontanea: se in un circuito come Baku, con rettilinei interminabili, i sorpassi non arrivano, dov’è finito lo spettacolo?

Pilota vs macchina: il mito infranto

F1-Verstappen post GP del Belgio
#BelgianGP
Ph: Oracle Red Bull Racing via X

Montermini è netto: “Non esiste pilota che vada più forte della sua macchina”. Un’affermazione che smonta decenni di romanticismo sul “manico” che può fare la differenza. Negli anni ’90, certo, le macchine erano difficili, spietate e pericolose. Ma anche oggi – sottolinea – le monoposto restano bestie da domare con oltre 1000 cavalli e 800 chili da gestire.

La differenza però è sottile: “Oggi in tre decimi ci stanno dieci piloti. Un nulla ti fa passare dalla seconda fila all’ottava. E cambia tutto”. Forse troppo, perché la Formula 1 attuale sembra aver reso il talento un dettaglio, schiacciato dalla perfezione ingegneristica.

Verstappen come Schumacher, Tsunoda come esempio

Montermini riconosce a Verstappen il merito di sfruttare il pacchetto come pochi altri nella storia: “Ha la stessa dote di Schumacher: portare la macchina al limite in ogni condizione”. Ma il paragone con Tsunoda è impietoso: “Un secondo in qualifica con la stessa macchina non è giustificabile”. Segno che sì, il talento conta, ma solo se hai tra le mani il mezzo giusto.

E allora sorge spontanea una provocazione: senza questa Red Bull, Verstappen sarebbe comunque il cannibale che conosciamo?

Adattamento: il vero spartiacque

L’ex pilota insiste su un concetto spesso ignorato: il feeling con la macchina. “Se trovi una monoposto che si adatta al tuo stile, hai già vinto. Se no, soffri”. Non è un caso che tanti campioni, al cambio di scuderia, abbiano faticato mesi – se non anni – ad adattarsi. La F1 moderna non perdona: basta un decimo per condannarti.

Regolamenti 2026: rivoluzione o videogame?

Andrea Montermini, ex pilota F1.

Sul futuro, Montermini non nasconde scetticismo: “Il nuovo regolamento rischia di trasformare la Formula 1 in un videogioco. Avremo metà potenza termica e metà elettrica, ma se scarichi tutta l’energia in un rettilineo poi per il resto del giro sei senza cavalli”.

Il rischio, secondo lui, è un campionato “guidato dall’alto”, con la FIA pronta a intervenire appena un team trova un vantaggio tecnico: “Non permetteranno più un caso come la Brawn GP del 2009. Una cosa del genere oggi verrebbe stoppata subito”.

Una F1 al bivio

Le parole di Montermini lasciano una riflessione: la Formula 1 di oggi è più equilibrata o semplicemente più ingabbiata? I piloti sono protagonisti o semplici interpreti di un copione scritto dai regolamenti e dalla superiorità tecnica?

Di certo, il dominio di Verstappen è la prova che quando talento e macchina si incontrano, non c’è storia. Ma la vera domanda è: quanto durerà prima che la FIA, con l’ennesima stretta regolamentare, provi a rimescolare le carte?