di
Giovanni Caprara
Da Mestre alle Ande, realizzato per l’Eso il telescopio ELT, un progetto da 1,4 miliardi che rafforza il primato italiano nell’ingegneria astronomica ad alta precisione
Hanno stupito le straordinarie immagini raccolte recentemente dal primo sguardo cosmico del nuovo telescopio americano «Vera C. Rubin». L’osservatorio più grande del mondo, costruito in Cile su una cima delle Ande a 2.700 metri d’altezza nasce però in terra veneziana, a Mestre, tra le mura di Eie Group, che ha festeggiato i primi 35 anni dalla nascita. Oggi è l’unica società a livello internazionale fornitrice dei giganti che scrutano il cielo: dal telescopio alle complesse cupole.
«Quando ho iniziato, sognavo di costruire l’osservatorio astronomico più grande del mondo e finalmente ci sono risuscito», dice senza mascherare l’orgoglio l’ingegnere Gianpietro Marchiori, che ha creato il gruppo dedicato alle difficili ma uniche tecnologie celesti. Ora il Gruppo (50 specialisti e 7,5 milioni di fatturato) gestisce la costruzione, sempre in Cile, dell’Extremely Large Telescope, (Elt) con lo specchio del diametro di 39 metri. Un azzardo mai tentato.
Una missione (quasi) impossibile
La sfida è stata lanciata dall’Eso (European Southern Observatory partecipato dall’Inaf), e rappresenta la frontiera più ardua che si possa immaginare dalla Terra. Ed è stata raccolta anche dagli scienziati americani avviando il progetto Giant Magellan Telescope, con un diametro che si fermato a 26 metri. «Per la verità l’idea iniziale in Europa era di un telescopio di cento metri di diametro — racconta Marchiori —. Ma la tecnologia non consente di arrivarci e quindi abbiamo stabilito il limite accettabile con sicurezza di 39 metri. Che è già un’impresa eccezionale». Basti pensare che lo specchio è formato da 798 specchi minori uniti assieme, mentre una serie di meccanismi e sensori adatta le loro superfici per eliminare le alterazioni delle riprese causate dalla turbolenza atmosferica. Ma le vette del deserto cileno di Atacama sono il posto migliore sulla Terra per scrutare gli astri.
L’evoluzione
Per questo l’Eso, quando a metà degli anni ‘80 decise di realizzare un telescopio d’avanguardia, scelse il Cile. «Aveva uno specchio di 3,6 metri e doveva essere un sistema completamente nuovo — ricorda l’ingegnere —. Per me ha rappresentato una folgorazione scientifica e tecnologica, ho accettato di concorrere e abbiamo vinto la gara del New Techology Telescope (Ntt). Era il primo gestito con i computer e grazie al Ntt abbiamo fondato anche il gruppo». Da allora è stato un crescendo perché gli astronomi europei dell’Eso volevano rafforzare le capacità di indagine cosmica. Così nasce l’idea del Very Large Telescope formato da quattro osservatori con uno specchio di otto metri di diametro. Realizzati a pochi metri uno dall’altro, agiscono come un super-telescopio di un diametro virtuale molto più grande. «Anche qui vinciamo la doppia gara internazionale coinvolgendo nella realizzazione altre società italiane ed europee — aggiunge Marchiori —. Ed è a questo punto che gli Stati Uniti si accorgono di noi, alla nascita del consorzio per costruire sul Monte Graham, in Arizona, il Large Binocular Telescope. Guidato dagli americani che finanziavano metà dell’impresa, partecipavano pure tedeschi e italiani e al nostro Gruppo venne assegnato il compito di realizzarlo».
Altrettanto succede al via del progetto del grande radiotelescopio internazionale formato da 66 parabole installate sempre ad Atacama. «Per la prima volta abbiamo usato le fibre di carbonio — dice il presidente — disegnando prima e costruendo poi 25 parabole con la partecipazione di aziende come ThalesAleniaSpace, mentre le altre erano americane e giapponesi».
Maxi investimento
Così si arriva al sogno partito da lontano del telescopio più grande del mondo Elt, frutto di un investimento di 1,4 miliardi di euro e che aprirà il suo occhio nel 2028. Il telescopio ruota galleggiando su un filo d’olio e la cupola è una complicata macchina che si auto-adatta alle condizioni esterne per proteggerlo.
Eie Group guida l’avventura e, con oltre 400 milioni di euro, fornisce il telescopio e l’osservatorio assieme a Cimolai per la parte infrastrutturale. Intanto la storia del gruppo spazia altrove e, oltre ai telescopi Galileo (italiano) e Themis (italo-francese) installati sull’isola di Las Palmas in Spagna, si coltivavano nuove prospettive. «Abbiamo concluso un accordo per la fornitura di un telescopio alla Turchia e un altro con la Cina — conclude Marchiori—. Ma abbiamo vinto ancora negli Stati Uniti la gara per il coronografo più grande del mondo dedicato allo studio del Sole che sorgerà in Colorado. E abbiamo rapporti con varie nazioni, dal Giappone alla Corea. Adesso ci stiamo pure impegnando sul fronte spaziale».
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28 luglio 2025
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