In mancanza di un Documento ufficiale che fotografa la composizione della Comunità di Velletri in tutte le sue dimensioni: popolazione e sua composizione, prodotto interno lordo (PIL), origine del PIL, popolazione studentesca per ogni indirizzo, numero di autoveicoli, servizio sanitario nazionale (SSN), ….., abbiamo consultato alcuni Documenti ufficiali prodotti da altri Enti a livello nazionale.
Istituto Nazionale di Statitistica – ISTAT, Rapporto annuale 2025: la situazione del Paese che fotagrafa l’Italia nel suo insieme.
Rispetto al 2008, anno in cui il numero dei nati vivi superava le 576mila unità, rappresentando il più alto valore dall’inizio degli anni Duemila, si riscontra una perdita complessiva di 197mila unità (-34,1%). La sistematica riduzione rilevata in tale periodo è stata annualmente di circa 13mila unità, corrispondente a un tasso di variazione medio annuo del 2,7 per mille.
Nel 2023, solo il 65,5 per cento dei 25-64enni possiede almeno un diploma di scuola secondaria superiore, contro il 79,8 per cento della media UE27. Il divario è ancora più ampio sul fronte dei laureati: appena il 21,6 per cento in Italia, a fronte del 35,1 per cento nella media europea e quote doppie in Francia e Spagna. Il ritardo riguarda anche le generazioni più giovani, in particolare per l’istruzione terziaria: tra i 25-34enni, il 31,6 per cento ha un titolo terziario nel 2024, un dato in crescita ma ancora lontano dall’obiettivo europeo del 45 per cento entro il 2030.
L’abbandono scolastico precoce, seppur in calo, rimane una criticità. Nel 2024, il 9,8 per cento dei giovani tra 18 e 24 anni lascia il sistema di istruzione e formazione senza aver conseguito un titolo secondario superiore. Il fenomeno è più diffuso tra gli uomini (12,2 per cento), nel Mezzogiorno (12,4 per cento) e tra i giovani con cittadinanza straniera (24,3 per cento).
Le competenze digitali restano insufficienti per raggiungere gli obiettivi europei. Nel 2023 solo il 45,8 per cento degli italiani tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali almeno di base, contro una media UE27 del 55,5 per cento e obiettivi europei che puntano all’80 per cento entro il 2030. Persistono forti divari territoriali, generazionali e di istruzione. Nel Mezzogiorno la quota di cittadini con competenze digitali almeno di base è pari al 36,1 per cento, contro il 50 per cento circa nel Centro-nord. Il divario tra giovani (16-24 anni) e adulti (45-54 anni) è di 10 punti percentuali a sfavore degli adulti. Le differenze legate all’età si attenuano tra i più istruiti. Le donne risultano svantaggiate solo nelle fasce d’età oltre i 45 anni.
Nell’anno scolastico 2023/2024 il numero di alunni con disabilità ha superato 360mila unità, con un incremento, in 10 anni, di quasi il 60 per cento. Il numero di docenti impegnati in attività di sostegno, aumentato in proporzione alla crescita degli alunni con disabilità, conta 246mila unità. Permangono, tuttavia, alcune criticità, tra cui, in particolare, la carenza di formazione: oltre 66mila insegnanti per il sostegno, il 26,9 per cento del totale, sono privi della relativa specializzazione
Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico – OCSE Rapporto “Education at a Glance”, 2025, che fotografa la salute del sistema educativo.
Fra i tantissimi dati contenuti nelle 584 pagine del rapporto OCSE i dati drammatici sono tanti. Innanzituttoi laureati in Italia, che sono solo il 22% dei 25-64enni contro la media OCSE del 42%. Il nostro Paese è addirittura all’ultimo posto assieme al Messico tra i 38 Paesi industrializzati (Canada al primo con il 65%).
Solo il 32% dei nostri giovani tra i 25 e i 34 anni riesce a tagliare il traguardo della laurea con una netta prevalenza delle donne (38%) rispetto agli uomini (25%). Ma contro una media OCSE che sfiora il 50 per cento. E, anche a traguardo tagliato, quelli che ce la fanno guadagnano solo un terzo in più di chi ha solo il diploma: negli altri Paesi una volta e mezza in più.
Incide sicuramente il fatto che da noi più di uno studente su tre si laurea in ambito umanistico o sociale (36 per cento contro il 22 per cento della media OCSE). Negli altri Paesi i due ambiti di laurea più popolari sono le cosiddette STEM (Scienze, Tecnologie, Ingegneria e Matematica) e Economia o Giurisprudenza (23 per cento ciascuno).
Risulta che il 37% dei 25-64enni italiani ha competenze di comprensione e scrittura di testi (literacy) a livello elementare o inferiore (livello 1 su una scala da zero a 5, di fatto il cosiddetto “analfabetismo funzionale”), contro la media OCSE del 27%. Quello che è ancora più sconvolgente, in questa categoria rientra il 16 per cento dei laureati: un laureato su sei (la media OCSE è pari al 10 per cento).
Più di un italiano su tre è dunque in grado di comprendere solo testi brevi che adoperano un vocabolario semplice. Sono quelli che l’OCSE definisce adulti con «un basso livello di alfabetizzazione» o analfabeti funzionali. Si tratta di una condizione di svantaggio assoluto ben oltre le opportunità di impiego. Compromette la capacità di gestire i risparmi, di reperire informazioni corrette in Rete e di conseguenza intacca la fiducia negli altri e nelle istituzioni.
In tutti i Paesi, i figli di genitori con bassi livelli di istruzione hanno molte meno probabilità di laurearsi: appena il 26% rispetto al 70% dei coetanei con almeno un genitore laureato. Un divario che mina la mobilità sociale e riduce le opportunità per intere generazioni.
Il nostro Paese destina meno dell’8% della spesa pubblica all’istruzione, contro una media Ocse dell’11%, collocandosi tra gli ultimi insieme alla Colombia. Anche in termini di PIL, l’investimento italiano è sotto la media.
Il legame tra istruzione e lavoro resta decisivo. Una laurea offre una protezione maggiore contro la disoccupazione e apre l’accesso ai lavori più qualificati e meglio retribuiti. In media, gli adulti con un titolo terziario guadagnano il 54% in più rispetto a chi si è fermato al diploma superiore; la differenza sale all’83% per chi ha conseguito un master o un dottorato. Nonostante i costi iniziali, il vantaggio economico lungo l’arco della vita supera i 300mila euro.
La lettura dei due Rapporti precedentemente citati, in mancanza di statistiche locali, rappresenta un modo di conoscere meglio la Comunità che si rappresenta, la sua composizione con tutte le esigenze, prima di assumere qualsiesi decisione che possa avere un influenza sul futuro della stessa Comunità.
Buona lettura.
Sandro Bologna
Presidente Velletri2030
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