La neoplasia maligna al seno è quella che registra l’incidenza più frequente fra le donne malate di tumore in Italia e che ha registrato nel 2023 oltre 55 mila nuovi casi a livello nazionale. E il Friuli Venezia Giulia non fa eccezione. Ciò per cui la nostra regione si distingue, è il lavoro sulla ricerca che, negli anni, ha permesso di abbassare l’indice di mortalità. Una spinta in questo senso viene dall’iniziativa in favore della prevenzione che mette insieme Andos, Despar Nord per il Friuli Venezia Giulia e Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale. Si tratta della campagna “Sostieni la ricerca”, alla cui presentazione hanno partecipato Mariangela Fantin, presidente dell’Associazione Andos Onlus sezione di Udine, l’assessore regionale alla Sanità Riccardo Riccardi, il direttore generale dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale Denis Caporale, la professoressa Carla Cedolini, direttrice della SOC Chirurgia Senologica, il professor Francesco Curcio, direttore del Dipartimento di Medicina di Laboratorio – DAI e della SOC Istituto di Patologia Clinica e i vertici di Despar Nord per il Friuli Venezia Giulia.
“Sostieni la ricerca”
La campagna “Sostieni la ricerca” sarà attiva dall’1 al 31 ottobre all’interno di tutti i punti vendita a marchio Despar, Interspar ed Eurospar della regione: chi vorrà potrà effettuare una donazione arrotondando lo scontrino della spesa effettuata. L’intero ricavato sarà poi devoluto in favore di AsuFc come contributo per sostenere un articolato progetto che prevede fasi di studio e ricerca sul metiloma nel tumore al seno (l’insieme delle modifiche chimiche che avvengono sul DNA senza cambiarne la sequenza ma che possono accendere o spegnere i geni) e che gioca quindi un ruolo fondamentale nello sviluppo e nel comportamento dei tumori.

Il tumore al seno
Il Friuli Venezia Giulia vanta il triste primato italiano di territorio con la maggiore incidenza di questa tipologia di cancro, con circa 1.500 nuovi casi all’anno, ma è “fra le regioni” d’Italia con il più alto tasso di sopravvivenza (relativa a 5 anni dalla diagnosi) che è dell’89,4 per cento, cioè di oltre un punto e mezzo percentuale superiore alla media nazionale. Questo è un segnale dell’investimento fatto sulle diagnosi e le terapie effettuate dal sistema sanitario attraverso i diversi centri regionali, tra i quali l’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine da dove è stato lanciato il nuovo progetto di ricerca predisposto dai due direttori rispettivamente della Chirurgia Senologica,Carla Cedolini, e del Dipartimento di Medicina di Laboratorio – DAI e della SOC Istituto di Patologia Clinica, Francesco Curcio. L’obiettivo dichiarato è scoprire più rapidamente possibile il tumore e ricercare la strategia terapeutica più adatta e mirata al paziente, partendo da una diagnosi più precisa, personalizzando così le cure e prevedendo la risposta ai farmaci. “Il cancro al seno è in assoluto la neoplasia più frequente, e quindi la più studiata, negli ultimi anni la sopravvivenza è molto più lunga, come dimostrano i dati del Registro nazionale dei Tumori. Il miglioramento della prognosi e, in molti casi, la guarigione completa sono stati ottenuti grazie alla ricerca e all’impegno dei professionisti dedicati che hanno portato all’introduzione di nuove tecniche di diagnosi, di trattamenti chirurgici più conservativi e di farmaci sempre più efficaci e mirati. Rimane però una discreta quota di tumori molto aggressivi per i quali è ancora impossibile pensare ad una guarigione, su di essi si stanno concentrando i nostri sforzi, la ricerca che stiamo conducendo permette di accelerare la diagnosi e individuare le forme che mettono maggiormente a rischio la vita per cercare una terapia il più possibile personalizzata ed efficace”, ha dichiarato Cedolini.
La ricerca
Francesco Curcio, direttore del Dipartimento di Medicina di Laboratorio – DAI e della SOC Istituto di Patologia Clinica, ha spiegato come si svolge il loro lavoro. ”L’analisi della metilazione del DNA rappresenta oggi uno strumento innovativo e di grande valore nella lotta contro il tumore al seno. Le modifiche epigenetiche, come la metilazione, possono fornire informazioni preziose sulla comparsa e sull’evoluzione della malattia, permettendo di individuare segnali precoci, migliorare la precisione della diagnosi e orientare le scelte terapeutiche. Inoltre, lo studio dei profili di metilazione può contribuire a definire la prognosi, aiutando a prevedere il rischio di recidiva e la risposta ai trattamenti. Investire in questa ricerca significa avvicinarsi a una medicina più personalizzata e a migliori prospettive di cura per le pazienti”.
L’investimento
Per Despar Nord si tratta di un’ulteriore attività di sostegno ai diversi attori del sistema sanitario regionale e che ha portato negli ultimi 15 anni a raccogliere e devolvere quasi 800 mila euro a realtà ed eccellenze sanitarie, oltre alle molte associazioni attive nel volontariato in Friuli Venezia Giulia, che nello stesso lasso di tempo hanno beneficiato di più di 400 mila euro di donazioni della clientela del marchio dell’Abete per le loro attività di sostegno al tessuto sociale locale. “Siamo orgogliosi di essere ancora una volta oggetto di attenzione e solidarietà, in particolare per il sostegno alla ricerca e cura di una patologia tra le più frequenti per il genere femminile. Una campagna di un Gruppo così importante e radicato sul territorio è simbolo di una collaborazione e di un legame profondo con la popolazione, che sono sicuro darà il proprio contributo per una realtà del proprio territorio. Ringraziamo Aspiag Service per la scelta di destinare questi fondi ad un progetto che confidiamo possa dare risposte concrete nel prossimo futuro”, ha commentato il direttore generale di AsuFc, Denis Caporale. “Per Despar Nord sostenere e promuovere questa tipologia di iniziative – è il commento di Fabrizio Cicero, Direttore Regionale di Despar Nord per il Friuli Venezia Giulia – significa continuare a sviluppare il proprio ruolo di attore sociale del territorio e di rimanere contemporaneamente un veicolo utile ad alimentare i progetti e i programmi proposti dal mondo del volontariato e da quello sociosanitario locale”.