La prevenzione sanitaria rappresenta un pilastro fondamentale per la tutela della salute pubblica e per la sostenibilità del sistema sanitario nazionale. Nonostante ciò, i dati più recenti evidenziano una persistente e diffusa disattenzione degli italiani verso le pratiche preventive, a favore di un approccio ancora troppo incentrato sulla cura del sintomo piuttosto che sulla sua anticipazione. Solo una minoranza significativa della popolazione si sottopone regolarmente a controlli di routine, mentre un numero consistente di cittadini sceglie di rivolgersi ai professionisti della salute solo in presenza di un disturbo conclamato.
I numeri di un disinteresse strutturale
Secondo una serie di indagini condotte da enti istituzionali e fondazioni specializzate, meno del 50% degli italiani aderisce regolarmente ai programmi di prevenzione primaria e secondaria. Il dato più emblematico è rappresentato dal fatto che appena il 23% della popolazione si dichiara effettivamente proattivo in ambito preventivo, mentre il 41% si limita a visite saltuarie e quasi il 45% ricorre all’assistenza sanitaria esclusivamente in caso di necessità manifesta. Si delinea, pertanto, un quadro in cui la prevenzione non è percepita come parte integrante di uno stile di vita consapevole, ma piuttosto come un’opzione secondaria rispetto alla gestione della malattia.
Tra costi, tempi e disuguaglianze territoriali
Le ragioni di questa disaffezione sono molteplici. In primo luogo, le lunghe liste d’attesa per le prestazioni specialistiche rappresentano un ostacolo concreto: circa il 40% degli italiani afferma che si sottoporrebbe più volentieri ai controlli se i tempi fossero più brevi. A ciò si aggiungono i costi, percepiti come elevati, in particolare da chi non gode di coperture integrative o di una rete sanitaria territoriale efficiente. Quasi la metà di chi non effettua esami da più di tre anni dichiara che lo farebbe volentieri se tali prestazioni fossero gratuite. Le disuguaglianze regionali aggravano il problema: tra Nord e Sud si registrano differenze significative nell’accesso agli screening e nelle performance delle ASL locali.
Il nodo degli screening: una questione culturale
Un dato particolarmente allarmante riguarda l’adesione agli screening oncologici gratuiti offerti dal Servizio Sanitario Nazionale. Secondo un’inchiesta pubblicata da Il Sole 24 Ore, meno di un italiano su due risponde agli inviti per screening quali mammografia, Pap-test o controllo del colon-retto. In altre parole, una parte rilevante della popolazione snobbano gli screening, rinunciando a uno degli strumenti più efficaci nella diagnosi precoce delle neoplasie. A questo si accompagna una diffusa mancanza di consapevolezza del proprio rischio individuale: ad esempio, il 50% degli italiani non ha una percezione corretta del proprio profilo cardiovascolare.
L’importanza dell’educazione sanitaria e della semplificazione dell’accesso
In questo contesto, risulta fondamentale promuovere una nuova cultura della prevenzione fondata sull’educazione sanitaria, sull’alfabetizzazione medica e sulla semplificazione dell’accesso ai servizi. Le soluzioni digitali, come la possibilità di prenotare online visite specialistiche in tempi rapidi, rappresentano un’alternativa concreta per ridurre la distanza tra cittadino e sanità. Pagine online dedicate come https://www.idoctors.it/medici-per-citta/firenze-33, ad esempio, permettono di individuare rapidamente medici disponibili nella propria città e prenotare controlli specialistici senza dover attendere mesi. Si tratta di strumenti sempre più diffusi che possono contribuire a superare parte delle barriere organizzative e psicologiche ancora molto presenti nel nostro Paese.