Nel mondo della pubblica amministrazione vi è una classe di dipendenti pubblici che è meno uguale delle altre, almeno dal punto di vista retributivo: sono i dipendenti degli enti locali, in specifico i lavoratori delle Regioni, Città Metropolitane, Provincie, Comuni.
A beneficio del lettore citiamo i principali quattro comparti dei contratti nazionali dei lavoratori pubblici che sono: CCNL Funzioni Centrali, che comprendono i dipendenti dei ministeri e degli enti pubblici centrali, Agenzie, Monopoli. CCNL Istruzione e Ricerca, aderiscono a questo contratto il personale del settore scolastico, universitario, sia docenti che personale amministrativo. CCNL Sanità che comprende il personale dipendente del Servizio Sanitario Nazionale, quali Ospedali, aziende sanitarie locali. Ed infine il CCNL Enti Locali, che comprende come detto in precedenza, il personale degli enti territoriali e delle camere di commercio.
Storicamente a parità di livello, non corrisponde parità di retribuzioni, che fra stipendio base, indennità varie e bonus, è superiore anche del 30% a favore degli Enti Centrali rispetto alle retribuzioni dei dipendenti degli enti locali. Per questo negli ultimi anni si è marcato il trend della mobilità a favore degli enti centrali, lasciando sguarnite numerose posizioni, anche di responsabilità, nei Comuni.
Il nodo delle retribuzioni e del welfare
Non è un caso che Agenzie fiscali e ministeri esercitino una forte attrazione sui lavoratori pubblici: oltre a stipendi più competitivi, offrono anche un welfare aziendale molto più sviluppato.
Oggi più che mai la componente del welfare ha acquisito sempre più importanza sia nelle aziende private (dove ormai è un must), ma sta prendendo piede sempre più anche nella Pubblica Amministrazione, specialmente a favore dei lavoratori degli Enti Centrali.
Benefit come assicurazione medica complementare, che paga una buona parte delle visite mediche, degli esami e spese dentistiche (si paga solo una franchigia), sconti sui trasporti locali, treni, aerei, sul noleggio auto, benefit sugli alloggi, borse di studio per i figli, vacanze in strutture convenzionate, possibilità di proseguire con gli studi, seconda laurea, master, a spese dell’amministrazione di appartenenza (un master oggi può costare fino a 15.000€ – 20.000€ annui).
Negli anni questa buona pratica del welfare si sta via via diffondendo in tutti i comparti della pubblica amministrazione. Quest’anno, nella chiusura dell’accordo del comparto Istruzione e Ricerca, sono stati stanziati 260 milioni di euro (65 milioni all’anno) per la stipula di una polizza sanitaria integrativa a favore degli insegnanti (con contratto a tempo indeterminato e determinato annuale con supplenze fino al 30 giugno) e per tutto il personale amministrativo, a partire dal 1° gennaio 2026. In più il personale scolastico può beneficiare di tariffe agevolate sui voli ITA e su Trenitalia, e di sconti per conti correnti bancari ed acquisti alimentari su esercenti convenzionati.
Dipendenti locali ancora penalizzati
A tutti questi benefit, che sono ormai la base da cui partire nella contrattazione dei vari CCNL di categoria, si contrappone la situazione dei dipendenti degli enti locali. Per loro, infatti, non solo non vi è nulla di simile né a livello retributivo né sul fronte del welfare, ma ancora non è stato chiuso l’accordo contrattuale di comparto. Questo blocca di fatto aumenti salariali e progressioni in deroga, se non si giunge a un accordo entro il 31 Dicembre.
Lo stato della trattativa
Il 9 Settembre si è tenuto l’ultimo incontro fra ARAN (l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) e i sindacati, l’obiettivo è la chiusura dell’accordo entro la fine dell’autunno grazie allo stanziamento di risorse per i rinnovi contrattuali fino al 2030, in pratica dovrebbero esserci le risorse per partire con la negoziazione dei contratti del nuovo triennio (2025-2027) coerenti con le stime sull’inflazione e con i vincoli di bilancio.
Il punto chiave che permetterà la chiusura contrattuale è la percentuale di copertura dell’inflazione del biennio precedente, infatti dopo più di quattordici incontri senza trovare un accordo definitivo, dovuti principalmente alla divergenza fra inflazione reale oltre il 12% del periodo ed incremento contrattuale offerto dall’ARAN pari al 5,78%, che come si vede balla di una forchetta di 6 punti percentuali. In caso di chiusura il salario nominale aumenterebbe del 5,78%, ma di fatti il salario reale (potere di acquisto) diminuirebbe del 6%.
Di fatto i sindacati giudicano gli aumenti proposti non sufficienti a compensare completamente la perdita di potere d’acquisto. Infatti sembrerebbe che i lavoratori degli enti pubblici locali riceverebbero in caso di chiusura un range che varia da 129€ a 158€ lordi mensili. (Di fatto la maggior parte della quota è già stata anticipata in busta paga tramite l’indennità di vacanza contrattuale), quindi sarebbero incrementi sotto i 30€-50€ netti al mese.
Da notare che ci saranno effetti positivi sia sulle pensioni che sul trattamento di fine rapporto, in quanto una parte dell’indennità di comparto sarà spostata nello stipendio base, in modo tale da aumentare la base imponibile previdenziale.
Le prospettive future
Di recente il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo ha fatto dichiarato che nei prossimi stanziamenti economici contrattuali, si parla di circa 6 miliardi di euro, buona parte sarà dedicata ai dipendenti degli Enti Locali, in modo da colmare il gap delle retribuzioni verso i comparti centrali, al fine di evitare le numerose dimissioni del comparto locale a favore degli enti pubblici con stipendi e condizioni più favorevoli.
Un altro potenziale aiuto all’aumento salariale dei lavoratori degli Enti Locali, viene dalle recente disposizione di legge Decreto PA (DL 25/2025), che consente un aumento dei fondi destinati al trattamento accessorio dei dipendenti per i cosiddetti “enti virtuosi”, (di fatto enti locali con bilanci non in rosso) che possono destinare parte dei fondi alla contrattazione di secondo livello.
Prossimamente ad inizio Ottobre si terrà un nuovo incontro fra Aran e sindacati al fine di trovare un accordo che soddisfi entrambe le parti. La Voce segue con attenzione questi temi che toccano da vicino i nostri lettori e sarà nostra cura tenervi informati sugli eventuali sviluppi.
Un equilibrio ancora lontano
Il rinnovo del contratto dei dipendenti degli enti locali non è solo una questione di retribuzioni: riguarda il riconoscimento del loro ruolo nella gestione quotidiana delle comunità territoriali. Colmare il divario retributivo e garantire un welfare adeguato significa rafforzare la Pubblica Amministrazione nel suo insieme, evitando fughe di personale qualificato e migliorando la qualità dei servizi ai cittadini.
Gianfranco Castro