Dopo giorni di silenzio, Francesca Barra, amica di Rocío Muñoz Morales, ha deciso di dire la sua su quanto stanno subendo ormai da più di una settimana Morales, Raoul Bova e le loro famiglie.

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È proprio Barra a rivelare come sta Morales, anche se il suo nome non viene mai fatto: “Sono molto amica di una donna che in questo momento sta soffrendo tantissimo a causa di una valanga che le è caduta addosso. Resto in silenzio per rispetto della sua famiglia, delle sue bambine”.

“Trovo che non si tratti solo di gossip o di morbosità, augurare che il karma colpisca, ipotizzare scenari, vomitare giudizi, non porterà a niente di vero”, continua poi la giornalista nelle sue storie Instagram, “Perché nessuno, e dico nessuno, a parte i protagonisti, nel rispetto dei loro figli, può raccontare la verità. Chi si esprime criticando chi fa gossip e poi posta le loro fotografie li sta usando per aumentare i like. Non sta esprimendo giudizi imparziali. Anzi”.

“E dirò di più a chi invoca la privacy. Vale per tutti: chi ci è antipatico, chi odiamo, chi detestiamo, chi ci ‘serve’ (che brutto termine ma serve a dare il senso). Non possono circolare in chat messaggi, foto e video, prese in giro, diffamazioni, richieste di gettare fango su chi vogliamo far ‘sparire mediaticamente’ e poi invocare un buon giornalismo.  Lo dico qui e vale per tutti. Coerenza. Se vogliamo un mondo più giusto e corretto iniziamo a esserlo”, le sue parole sono chiare e sono dirette a Corona e non solo.

“La vita di coppia è stretta come la cruna di un ago. Troppo stretta per due, figuriamoci per farci entrare tutti. Siccome vorrei che valesse per me, con coerenza mi astengo dal commento su altri”, ha voluto poi precisare Barra che poi punta il riflettore su “l’unico aspetto giornalisticamente
rilevante” ovvero se sussista o meno un reato. 

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“Spioni. Tutti spioni. Tutti trasformati in detective improvvisati, a scrutare vite altrui dal buco della serratura digitale”, ha scritto ancora Barra. “A ridere per chat private che – se fossero le nostre – probabilmente ci farebbero passare per idioti tutti. Ma davvero questo è il punto? Il punto è che dietro i pettegolezzi si nasconde qualcosa di molto più grave: la possibile esistenza di un reato. E la distruzione silenziosa di più famiglie, coinvolte loro malgrado in un meccanismo perverso dove la curiosità pubblica si sostituisce al rispetto”, continua la giornalista ribadendo il concetto di diritto alla privacy.

“Non è il linguaggio delle chat a doverci interrogare, ma la facilità con cui trasformiamo la vita degli altri in un reality collettivo, ignorando dolore, conseguenze e confini. Chi si diverte a giudicare oggi, domani potrebbe trovarsi dall’altra parte dello schermo. E allora – davvero – riderà ancora?”.

Il commento su Martina Ceretti

“Sento pronunciare con troppa facilità una frase che mi fa rabbrividire e che estendo in modo universale senza scendere nel particolare della vicenda (perché ancora è tutto da dimostrare).
‘Voleva diventare famosa’”, questa è la frase usata quasi come giustificazione che da giorni viene ripetuta sul perché Ceretti avrebbe reso pubbliche, o chi per lei, le presunte chat con Bova. Tutto ancora è da chiarire ed è stata aperta un’indagine, quindi i condizionali sono tutt’ora d’obbligo.

“Ma chi pensa davvero di poter diventare noto non per un pensiero, un’azione, un talento, ma per una relazione?”, si domanda sgomenta Barra, “Abbiamo contribuito tutti a questo equivoco, perché diamo visibilità al nulla. Che generazioni cresceremo?”.

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