Le barche si avvicinano alla “zona di intercettazione”, che prevedono di raggiungere mercoledì. L’obiettivo è aprire un corridoio umanitario. Deputati Pd: “Al primo alt ci fermiamo”. Altri attivisti: “Andiamo avanti”. Turchia: “Se serve daremo assistenza”. Crosetto: “Ultimo appello per accettare alternativa”. L’Idf sostiene di avere documenti secondo cui Hamas è coinvolto “direttamente nel finanziamento”. La risposta: “Vengano consegnati integralmente a organismi indipendenti: se non accade è propaganda, non prova”

Le 46 barche della Global Sumud Flotilla proseguono la loro rotta verso Gaza avvicinandosi sempre più alle acque a rischio, ossia alla cosiddetta zona di intercettazione, che gli attivisti prevedono di raggiungere mercoledì. Quando si troveranno tra le 100 e le 120 miglia nautiche di distanza dalle coste della Striscia, le imbarcazioni verranno avvertite da un alert della nave della Marina militare italiana che negli ultimi giorni le sta seguendo a distanza. La fregata Alpino non supererà quel limite e da quel momento in poi la flotta della missione sarà senza “protezione”. Il ministro della Difesa Guido Crosetto: “Mi sento in dovere di fare loro un ultimo appello affinché accettino una delle soluzioni alternative” per consegnare gli aiuti. Intanto, l’Idf sostiene di essere in possesso di documenti che proverebbero “legami con Hamas”. La replica: “Propaganda”.

Idf: “Ecco legami Hamas con Flotilla”. Replica: “Propaganda”

In particolare, l’Idf sostiene di aver trovato a Gaza documenti ufficiali secondo cui Hamas sarebbe coinvolto “direttamente nel finanziamento della flottiglia Sumud”. Ci sarebbe una lista di operatori del Pcpa (Conferenza per i Palestinesi all’Estero), tra cui alti funzionari di Hamas: Zaher Birawi, capo del settore Hamas del Pcpa nel Regno Unito, noto come leader delle flottiglie negli ultimi 15 anni, e Saif Abu Kashk. Quest’ultimo è il Ceo di Cyber Neptune, una società in Spagna che possiede dozzine di navi che partecipano alla flottiglia. “Queste navi sono segretamente di Hamas”, scrive l’Idf pubblicando i documenti. La portavoce italiana della Global Sumud Flotilla, Maria Elena Delia, ha replicato che “i fogli mostrati da Israele non provano né il finanziamento né il controllo di Hamas sulla Global Sumud Flotilla. Ripetono, piuttosto, un preoccupante schema già visto nel 2010 con la Mavi Marmara. Siamo una missione civile e umanitaria, sotto gli occhi dell’Europa e del mondo. Chiediamo che gli atti vengano consegnati integralmente a organismi indipendenti: finché non accade, è propaganda, non prova”, sottolinea.

Le posizioni a bordo

Per ora il piano della Flotilla è andare avanti. “Mercoledì saremo nella zona di intercettazione e giovedì arriveremo. La missione è diretta alla Striscia: è l’unico modo per aprire un canale umanitario permanente. Non è mai stata presa in considerazione l’ipotesi di fermarci a Cipro o di altri cambiamenti della rotta. Ognuno, ovviamente, è libero di sbarcare”, ha detto ieri Tony La Piccirella, uno degli italiani imbarcati. E aggiunge: “Per la legge internazionale non ci sono rischi. Qualsiasi pericolo è legato alla violenza israeliana a cui i governi permettono ancora di andare oltre la normativa internazionale”.   

Parlamentari Pd: “Al primo alt da Idf ci fermiamo”

Posizione diversa da quella riferita da Arturo Corrato, deputato del Pd, che parla a nome dell’equipaggio della nave Karma, che fa parte della Flotilla. “Non vogliamo forzare blocchi ma portare aiuti, chi è nell’illegalità è Israele quando attacca in acque internazionali. Ma all’alt di Israele ci fermeremo. Credo che nessuna delle imbarcazioni voglia forzare il blocco, perché si tratta di una missione pacifica e non violenta: queste sono le regole di ingaggio fin dall’inizio. Il blocco è illegale chiedo al governo di attivarsi affinché il blocco venga rimosso”. Sull’imbarcazione naviga anche l’eurodeputata dem Annalisa Corrado, che ha aggiunto: “Proseguiremo nonostante l’alert della Marina militare italiana e, fin quando saremo in acque internazionali, non ci saranno segnali di stop da parte di altre nazioni come Israele andiamo avanti”.

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“Ultimo appello” di Crosetto

Il ministro della Difesa Guido Crosetto, dopo aver incontrato alcuni rappresentanti del Global movement to Gaza, ieri ha ribadito: “Siamo preoccupati, visto anche l’incidente avvenuto anni fa in quella zona, in cui sono morti dieci turchi. Ho sempre auspicato che non ci fossero conseguenze letali”. La cosa che preoccupa di più il ministro è “che le imbarcazioni saranno intercettate e il grande numero di navi porta anche il rischio di incidenti”. Poi aggiunge che metterebbe “la firma” affinché ci fossero solo degli arresti “senza alcun altro tipo di conseguenza” e conferma che la nave della Marina fermerà la navigazione prima di entrare in “una zona che viene considerata di guerra”. Oggi Crosetto ha aggiunto: il compito dichiarato della Global Sumud Flotilla “era di far giungere aiuti e richiamare l’attenzione sulle difficoltà con cui arrivavano a chi ne ha bisogno. L’obiettivo che si proponevano verrebbe, dunque, raggiunto dall’accettazione” del piano Usa per la Palestina “che, in qualche modo, può aprire la strada alla pace e agli aiuti umanitari. Proprio per questo mi sento in dovere di fare loro un ultimo appello affinché prendano atto di ciò che sta accadendo e affinché utilizzino una delle soluzioni alternative prospettate da più parti, in primis il Patriarcato della Chiesa cattolica, negli ultimi giorni, per far arrivare gli aiuti”.

Tajani: “Speriamo non succeda nulla”

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha reso noto di aver chiesto all’omologo israeliano “che venga garantita la sicurezza degli italiani, che non ci siano azioni violente in caso di intervento”. Poi ha aggiunto: “Speriamo che non succeda nulla. Ho ribadito in tutti i modi, anche alla portavoce della Flotilla, che è rischioso tentare di forzare il blocco navale. Abbiamo detto che eravamo pronti a fare tutto ciò che era necessario per fare arrivare i beni alimentari che hanno a bordo, per farli arrivare alla popolazione civile palestinese con la garanzia nostra, di Israele, della Chiesa, di Cipro. Noi sconsigliamo fin dall’inizio di andare oltre lo sbarramento israeliano, perché è rischioso. Abbiamo detto, abbiamo ribadito che la Marina militare non può seguire la Flotilla oltre il blocco israeliano. Non possiamo mettere a repentaglio la vita dei nostri marinai. Fin dal giorno in cui si parlava della partenza della Flotilla, abbiamo allertato la nostra ambasciata e il nostro consolato a Tel Aviv e Gerusalemme. Qualora dovessero essere fermati o arrestati, saranno tutti assistiti e faremo in modo che possano rientrare il prima possibile in Italia. Hanno ancora tempo per cambiare idea e depositari i beni alimentari in altre parti del Mediterraneo”.

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Gli inconvenienti tecnici

Al momento, sono 530 i partecipanti alla spedizione umanitaria. Sulle barche ci sono equipaggi misti di 44 delegazioni di Paesi diversi. Gli italiani sono una quarantina, poco meno del 10%. Intanto non sono mancati nelle ultime ore degli inconvenienti tecnici alle barche della Flotilla. “Prima ci hanno disturbato un canale di comunicazione e poi due barche hanno avuto problemi tecnici”, dicono gli attivisti. A prestare soccorso alla ‘Johnny M’ che era in avaria è stata la Life Support di Emergency. Il team di soccorritori ha avvicinato la barca in difficoltà e ha trasbordato i dodici passeggeri su altre imbarcazioni. Mentre la Mezzaluna rossa, con il supporto della Marina turca, ha consegnato altri aiuti umanitari alla Flotilla.

Turchia: “Se necessario daremo assistenza alla Flotilla”

La Turchia afferma che sta monitorando “la sicurezza” della Flotilla diretta a Gaza e che “se necessario” le forze armate turche sono pronte a fornire attività di soccorso e assistenza umanitaria, in coordinamento con partner internazionali. “La Turchia sta monitorando attentamente la sicurezza delle attività di aiuto umanitario svolte dalle navi civili attualmente in navigazione, in conformità con il diritto internazionale e i valori umanitari”, si legge in un comunicato del ministero della Difesa. “In questo contesto, le nostre navi contribuiranno alle missioni di aiuto umanitario in coordinamento con le istituzioni competenti”.

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