Si avvicina alle battute finali il processo che nasce dalla maxi-inchiesta della Procura di Forlì su una grossa fornitura di mascherine Covid non regolamentari all’Ausl Romagna per 3,6 milioni di euro, che ha riguardato anche l’ex deputato Gianluca Pini (ha già patteggiato una pena di due anni) e che vede ora come imputato Marcello Minenna, attuale assessore al Bilancio della giunta uscente della Regione Calabria (la regione va al voto la prossima settimana).
Le richieste dell’accusa
La pm Laura Brunelli ha chiesto questo pomeriggio, martedì, una condanna a due anni e 4 mesi per Minenna, per il reato di corruzione, già comprensiva della riduzione di un terzo della pena per il rito alternativo. La richiesta è arrivata al termine di una requisitoria durata ore in cui ha dettagliato tutti gli elementi dell’accusa. Minenna, 53 anni, è stato anche ex assessore del Comune di Roma, ex direttore generale dell’Agenzia nazionale delle Dogane e dei Monopoli di Stato fino a gennaio 2023. E infine di recente assessore della giunta calabrese di Roberto Occhiuto.
Per quanto riguarda gli altri imputati, nel corso della stessa udienza la procura ha chiesto una condanna a due anni per Sergio Covato, funzionario della Prefettura di Ravenna, difeso dall’avvocato Carlo Benini; e a un anno di reclusione per Gianluca Prati, accusato di frode nelle forniture pubbliche e falso, all’epoca dei fatti responsabile del magazzino unico dell’Ausl Romagna, difeso dagli avvocati Giovanni Maio e Alessandro Monteleone di Cesena. Anche queste richieste di pena sono già comprensive della riduzione di un terzo per effetto del rito abbreviato. Covato è coinvolto per un altro filone di indagine diverso dalle mascherine, ma sempre con ipotesi di corruzione, in relazione a rapporti sempre con Pini per una pratica di rinnovo di un porto d’armi, in occasione del quale si sarebbe interessato per un posto di lavoro per la figlia.
Leggi le notizie di ForlìToday su WhatsApp: iscriviti al canale
Dopo l’uscita di scena dell’ex parlamentare Pini, che aveva patteggiato nell’ottobre 2023 una pena a circa due anni (con sospensione), e dopo il frazionamento delle accuse in vari tronconi tra i tribunali di Forlì e di Ravenna (un altro ramo fin dall’inizio era radicato a Bologna), restano tre indagati al vaglio del gip di Forlì Ilaria Rosati. Tra loro Minenna, difeso dagli avvocati Gianluca Tognozzi e Roberto D’Atri di Roma, che lo scorso 30 aprile era giunto a Forlì per sottoporsi a un interrogatorio da lui richiesto e sentito a lungo dalle parti.
L’inchiesta
L’inchiesta riguarda una maxi-fornitura di mascherine di dubbia qualità, approdate dalla Cina in piena emergenza Covid, a marzo 2020, vale a dire un mese dopo lo scoppio della pandemia in Italia, per il tramite di Pini, imprenditore di import-export con l’Estremo Oriente. Su questa fornitura emersero in particolare rapporti tra Pini e l’allora direttore dell’Agenzia delle Dogane Marcello Minenna in occasione di difficoltà ai controlli doganali. Per l’accusa i dispositivi previsti in un appalto da 3.592.800 euro per l’Ausl Romagna, prodotti in Cina, non avrebbero avuto i requisiti di idoneità per la commercializzazione in Italia e sarebbero stati importati tramite la falsificazione della documentazione di accompagnamento.
Abbonati alla sezione di inchieste Dossier di ForlìToday
Sempre secondo la Procura ci sarebbe stato un “pactum sceleris” in cui Minenna avrebbe “accettato promesse in cambio dell’asservimento della sua funzione pubblica alle richieste di Pini in occasione di importazione di merci”. Sempre secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, Pini aveva promesso a Minenna di “accreditarlo all’interno della Lega in modo che venisse considerato un uomo di quel partito e gli prometteva la conferma della nomina a Direttore generale dell’Agenzia delle Dogane a seguito del cambio del governo”.
Minenna, nell’ambito di quest’inchiesta venne posto agli arresti domiciliari nel giugno 2023. Poi il 7 luglio 2023, il tribunale del Riesame di Bologna aveva annullato l’ordinanza di custodia cautelare a suo carico, disponendone la liberazione. La prossima sedute saranno dedicate alle arringhe difensive, con la sentenza prevista per metà ottobre.