Un estratto da Saving Lucca
“Tu ci sei mai stata a Lucca?”
“In gita con la scuola eoni fa” rispose Mel.
“No, intendo alla fiera del fumetto” sorrise Azzurra. Mel scosse la testa.
“E allora ancora non lo sai. È un posto speciale, Mel… Ti posso chiamare Mel?”
Melania, che in genere odiava quel tipo di confidenza da parte di una persona che aveva appena conosciuto, si ritrovò comunque ad annuire.
“Per tanti di noi è una specie di casa. Il cosplay è un po’ difficile da spiegare per chi non lo fa, mi rendo conto.” Indicò il caos fuori dalla stanza. “Dobbiamo sembrarti dei pazzi scatenati, e forse lo siamo. Se chiedi a ognuno di noi perché lo fa, probabilmente otterrai sette risposte diverse. C’entrano la creatività, la sfida con sé stessi, il desiderio di incarnare i personaggi che amiamo… Ma se vai a scavare a fondo ci trovi sempre la stessa cosa: la difficoltà di appartenere ai posti da cui veniamo.”
Mel provò un improvviso tuffo al cuore.
“Nessuno di noi si è mai sentito al posto giusto al momento giusto. Ci siamo sempre sentiti diversi, e abbiamo faticato a trovare gente che ci assomigliasse. C’è chi è stato bullizzato, chi non riusciva a soddisfare le aspettative dei genitori… Molti di noi non hanno avuto amici per un sacco di tempo. E poi guardi un film, giochi a un videogioco, e all’improvviso trovi un personaggio che è proprio come te, un paria che gli altri disprezzano, isolano. E non ti senti più solo. Fai il costume, magari brutto, sei all’inizio e ti mancano le competenze, ma non ha importanza, perché in fondo al cuore, quando lo indossi, tu sei quel personaggio, lo senti” e si portò una mano al petto. Mel non riusciva a smettere di ascoltarla. “Così lo porti a una fiera, e scopri una comunità di gente che è come te.”
Mel scosse leggermente la testa: iniziava a crederci troppo, e lei dubitava sempre quando sentiva che si stava facendo convincere, era lì che arrivava la fregatura.
“Ma mi hai appena detto che là fuori c’è uno della… comunità che vuole addirittura fare un attentato!” “Non ti sto dicendo che è perfetto, ti sto dicendo che esiste. E poi stavo parlando di Lucca” non si perse d’animo Azzurra. “Lucca è questa cosa qui, questo senso di appartenenza, ma non solo per i cosplayer, per tutti. È il posto dove chi sta ai margini – cosplayer, nerd, persone queer – si prende per cinque giorni una città. E gli altri, i normali, non solo non si lamentano, ma vorrebbero essere come loro. Lucca è la casa di chi una casa non ce l’ha mai avuta.”
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