Un compleanno diverso dagli altri, carico di speranza e di voglia di rinascita. Sul suo profilo Instagram Ghali ha scelto con cura le parole per festeggiare la madre Amel: «Mamma sta guarendo e mi sento più carico». Lo ha fatto citando un verso di Måneskin, il suo nuovo singolo in collaborazione con Shiva, prodotto da Sadturs e Kiid. Un brano che gioca con i contrasti, tra ostentazione e fragilità, e che usa il nome della band di Damiano David in modo provocatorio e ironico. Dietro le parole di Ghali, c’è la storia di una madre che lotta e di un figlio che, ancora una volta, trova nella musica la propria «cura».

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Nell’ottobre scorso, il rapper 32enne aveva raccontato sui social che, per la terza volta, alla madre era stato riscontrato un cancro. «Mia mamma si è messa a pregare e mentre lo faceva piangeva e io riuscivo a sentire le sue lacrime piombare sul tappeto. La paura che mia mamma non riuscisse a superare l’operazione era sempre più forte».

Il cantante non ha nascosti o pensieri che lo tormentavano: «In quei giorni mi facevo mille domande: cosa dovrei fare prima che entri in sala operatoria? Come devo passare questi ultimi giorni con lei? Dovremmo guardare dei film insieme? Basteranno le preghiere che abbiamo fatto insieme?». Al punto da mettere in dubbio tutto. «Ho pensato più volte di smettere di fare musica e lo gridavo spesso in faccia a mia madre. Quei giorni mi sentivo solo. Entravano e uscivano medici, donne delle pulizie, infermiere, tutti continuavano a chiederci come stavamo. Mia madre mi disse: “Ecco vedi? Ghali tu devi continuare, non hai fratelli, non hai sorelle, la musica è un dono di Dio, Dio ti sta dando fratelli e sorelle tramite la musica”».

In quelle giornate di attesa, Ghali scrive Niente Panico. «Spesso andavo a prendermi una boccata d’aria nel giardino dell’ospedale e quel giorno (il giorno dell’operazione, ndr) ero lì. Ho messo le cuffie e ho schiacciato play su Niente panico. Mi emoziono e faccio sempre fatica a trattenere le mie lacrime quando ascolto questo brano, ma quella volta è stato particolarmente intenso». Un’esperienza che lui stesso descrive come un segno: «Il vento intorno a me si sollevò, ho sentito una carezza e le mie lacrime scivolavano sul viso fino a finire sul prato, i cespugli intorno si muovevano. Quel giorno ho capito di aver scritto una cura, e per questo è la canzone più importante della mia vita».

Un brano che ha dedicato «a chiunque stia passando un momento difficile, per qualunque ragione, che sia lavoro, una malattia, un esame all’università, una guerra o un amore finito, perché qualunque problema di salute mentale merita rispetto e comprensione».

Chi è mamma Amal

Amel è da sempre il faro, la colonna di suo figlio Ghali. Scappata giovanissima dalla Tunisia, con una borsa e un paio di stivali, ha attraversato Libia, Grecia, Berlino e Francia prima di approdare a Milano. «Mio padre finì in carcere la prima volta quando avevo due anni. La seconda lo arrestarono il mio primo giorno di scuola. Suonarono alle quattro del mattino e lo portarono a San Vittore. Da allora non sono mai più stato puntuale. Non so, è come se avessi perso qualcosa», ha raccontato il rapper a la Repubblica.

Bidella e donna delle pulizie, Amel ha saputo essere da sola entrambe le figure genitoriali. «Mi ha insegnato quello che in genere fanno un padre e una madre messi insieme. Anche di più. Intanto a essere educato. Poi la gentilezza e il gusto per lo stile. Soprattutto ha sempre creduto in me».

Ed è sempre stata accanto al figlio anche quando lui, ragazzino, riempiva quaderni e registrava rime di notte: «Le cose più belle le ho scritte sempre con lei accanto». Fu lei a comprargli le videocassette di Michael Jackson che lui «guardava ossessivamente», accendendo la scintilla che lo avrebbe portato alla musica.