Roma, 1 ottobre 2025 – “Li ho sentiti l’ultima volta venerdì sera e sembrava tutto normale”. A parlare è Mario Ocone, il primogenito di Salvatore Ocone, il 58enne che ieri ha ucciso a sassate la moglie 49enne Elisa Polcino e il figlio 15enne, ferendo gravemente anche la figlia di 16 anni. Subito dopo la scoperta del cadavere della madre e la fuga in auto del padre con i figli più piccoli, durata 12 ore, Mario si è precipitato da Rimini a Paupisi, nel Beneventano, nella casa dei genitori che aveva lasciato proprio a causa della situazione difficile che si respirava in casa.
Catturato ieri sera vicino a Campobasso, Salvatore Ocone questa notte ha confessato tutto in caserma. Dalla lite finita in tragedia ai colpi inferti alla moglie e ai due figli minorenni nella casa di Paupisi. Poi la fuga in auto portandosi via i ragazzini feriti e, infine, la morte del 15enne. La figlia è stata operata ed è l’unica sopravvissuta alla mattanza di Ocone.
La casa dove è stata trovata morta Elisa Polcino (nel riquadro in alto). Nel riquadro in basso Salvatore Ocone
A Dentro la notizia, condotto da Gianluigi Nuzzi, Mario Ocone racconta di aver saputo dai carabinieri di quanto accaduto e poi di aver letto altri particolari dai giornali. Lui era in Emilia Romagna per lavoro, come cameriere. Mario non si capacita di quanto accaduto perché i suoi genitori avrebbero dovuto festeggiare a breve i 25 anni di matrimonio. Racconta che il suo papà assumeva degli antidepressivi, ma non di aver mai notato nulla di strano in passato né gesti di violenza da parte del genitore. Mario è andato poi a trovare anche sua sorella che è sopravvissuta e, commosso, ha ricordato il profondo legame con i suoi fratelli.
La figlia nelle stesse ore è stata trasferita in condizioni gravissime dal Cardarelli di Campobasso al Neuromed di Pozzilli, in provincia di Isernia, per essere operata. “È stata data esecuzione ad un fermo da parte della Procura di Benevento nei confronti di questa persona per duplice omicidio aggravato, tentato omicidio e sequestro di persona. È stato sottoposto a interrogatorio e sui fatti ha reso confessione. Su tutti gli altri particolari della vicenda non è il momento di parlarne, non è opportuno”, ha spiegato Scarfò.
“Dobbiamo fare tutti gli approfondimenti, sulle motivazioni dobbiamo ancora investigare. Ringrazio i carabinieri di Benevento e di Campobasso, spero che la loro collaborazione sia stata utile soprattutto per una persona che in questo momento è in ospedale”.
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Il figlio maggiore della coppia, il 23enne Mario Ocone, è giunto ieri nella tarda serata nella villetta di Paupisi, dove ad attenderlo c’erano i carabinieri e i suoi familiari. Il ragazzo è giunto da Rimini dove lavora grazie al diploma conseguito presso l’Istituto Alberghiero di Castelvenere. Mario ha chiesto subito notizie sulle condizioni della sorella, l’unica sopravvissuta. Il 23enne ha trascorso la notte in casa del nonno materno e della zia, sorella della madre. Oggi, di buon mattino, è partito alla volta di Pozzilli, in provincia di Isernia, per recarsi dalla sorella ricoverata in gravi condizioni all’ospedale “Neuromed”. Il sindaco di Paupisi, Salvatore Coletta, proclamerà il lutto cittadino nel giorno dei funerali di Elisa Polcino e del figlio Cosimo.
Il procuratore di Benevento Gianfranco Scarfò ha ricostruito la strage avvenuta a Paupisi: Ocone ha ucciso la moglie Elisa Polcino con una grossa pietra e ha colpito i figli in casa, poi li trascinati fino all’auto ed è fuggito. “Ci siamo resi conto subito che i ragazzi erano stati colpiti in casa – ha detto il comandante dei Carabinieri di Benevento, il colonnello Calandro – Di qui la fretta di trovare l’auto nel tentativo di salvare i figli”.
Scarfò ai giornalisti: “Ha ammesso i fatti materiali, i fatti sono avvenuti nel contesto della casa, nel senso che tutti i familiari sono state colpite all’interno della casa, la signora nel sonno e anche la ragazzina nel sonno, per quanto riguarda come e dove ha colpito il ragazzo, su questo dobbiamo fare approfondimenti”. L’uomo “poi li ha portati in macchina e si è dato a questo girovagare, perché nel giro di poche ore ha raggiunto il Molise, dove poi è stato trovato e per un apprezzabile periodo di tempo, pensiamo 6-7 ore è stato dove poi è stato trovato, in quella campagna, vicino Ferrazzano“.
Riguardo alla depressione di cui avrebbe sofferto Ocone, il procuratore ha spiegato: “Certo che il soggetto abbia un vissuto psichiatrico, ce l’ha, c’è una diagnosi che lui ha avuto da parte di un medico, con riferimento a psicosi. Vi è anche traccia, per quanto ho compreso in queste poche ore, di un Tso che ha avuto nel 2011, però stiamo parlando del 2011. Per il resto non abbiamo nessuna prova nessun elemento di segnalazione, men che meno precedenti penali, che riguardano questa famiglia e non c’è un vissuto di violenza”.
È durata 12 ore, martedì 20 settembre, la fuga di Salvatore Ocone, l’agricoltore 58enne di Paupisi (Benevento) accusato di aver ucciso all’alba nel suo letto la moglie, Elisa Polcino di 49, colpendola alla testa con una pietra. Una vera e propria caccia all’uomo quella messa in piedi dalle forze dell’ordine per fermare il fuggitivo, rintracciato dopo essere stato avvistato dall’elicottero dei carabinieri a 70 km di distanza, a Ferrazzano, nella vicina provincia di Campobasso. Lì l’orrore è stato completato dalla scoperta del corpo senza vita del figlio 15enne che era con lui in auto. Con loro anche la figlia di 16 anni, ora ricoverata in ospedale in gravissime condizioni: la ragazza ha riportato la frattura della teca cranica.
La lite all’alba, poi i colpi alla testa. Elisa Polcino è morta sul colpo. A trovare il suo cadavere è stata la suocera che abita nella stessa villetta e aveva sentito alcuni rumori sospetti. Abbastanza per decidere di salire a controllare che fosse tutto a posto. È stato così che ha scoperto il corpo di Elisa senza vita. “Quando mia zia è entrata – riferisce una parente della coppia – ha iniziato ad urlare”.
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Un intero destino familiare spezzato. Mario Ocone, il figlio maggiore, 23 anni, si era allontanato da mesi da casa, cercando fortuna e pace lontano da quel clima familiare che ormai si era fatto oppressivo e tossico. La notizia del massacro l’ha raggiunto mentre era a Rimini per lavoro. “Quella casa era diventata un ambiente insopportabile, una gabbia litigiosa da cui sono scappato”, avrebbe riferito a uno zio, con la voce rotta dal dolore e dallo sgomento. Ieri mattina, 30 settembre, qualcuno era andato a cercare Mario al ristorante in cui lavora a Rimini: “Devi tornare, è successo qualcosa a tua madre”. Ma quando è arrivato a Paupisi, poco prima delle 20.30, la realtà si è rivelata una ferita insanabile: sua madre era morta, il fratellino ucciso, la sorella in ospedale. “Non avrei mai immaginato che mio padre potesse arrivare a tanto”, avrebbe confidato il giovane, abbracciando in lacrime lo zio, sopraffatto dall’angoscia.