Il settore sanitario resta sotto pressione a causa dell’incertezza legata alle politiche statunitensi. «Tuttavia, riteniamo che gran parte di questa insicurezza normativa sia già riflessa nelle valutazioni attuali, il che potrebbe limitare ulteriori ribassi»: è quanto afferma Vinay Thapar, co-gestore dell’AB International Health Care Portfolio di AllianceBernstein, che vede potenzialità nell’Intelligenza artificiale (Ai) applicata al settore, così nella robotica e nella telematica.
Qual è la vostra view sul comparto?
«L’ostacolo principale oggi è il sentiment, e quando questo inizierà a migliorare, potrebbe spingere al rialzo in modo significativo gli investimenti nel settore sanitario. È importante sottolineare che le prospettive di crescita a lungo termine restano convincenti, trainate da progressi entusiasmanti in aree come intelligenza artificiale, robotica e telemedicina, che stanno trasformando l’erogazione delle cure e migliorando l’efficienza, oltre all’aumento strutturale della domanda legato all’invecchiamento della popolazione nei Paesi sviluppati».
Quali potrebbero essere le spinte alla crescita?
«Un catalizzatore di crescita che dovrebbe offrire agli investitori motivi di ottimismo, nonostante la debolezza del settore in quest’anno, è rappresentato dall’applicazione dell’Ai nel comparto sanitario. Questo utilizzo è in grado di dare una forza innovativa capace di alimentare gli utili, e il potenziale di rendimento azionario. D’altronde, il progresso tecnologico è sempre stato un agente di cambiamento per la sanità, che fa grande affidamento sulla gestione dei dati e sul miglioramento scientifico. L’Ai rappresenta la nuova frontiera: dalle approvazioni più rapide dei farmaci a esperienze migliori per i pazienti, fino a chirurghi robotici e cerotti in grado di rilevare tumori».
Dove bisogna guardare?
«Non tutte le aziende, però, hanno l’effettiva capacità di farlo. In generale, infatti, il tema dell’IA viene sollevato sempre più spesso dalle società di servizi sanitari, ma solo una parte relativamente piccola del settore sta trovando applicazioni concrete di questa tecnologia. Ciò significa che se, da un lato, l’Ai rappresenta la nuova frontiera del comparto sanitario, dall’altro funge anche da motore di differenziazione e filtro tra chi è in grado di generare maggiore crescita e potenziale di rendimento azionario e chi non lo è. Alla prova dei fatti restano, come sempre, i fondamentali societari. L’effetto più rilevante per gli investitori, infatti, non è la tecnologia in sé, bensì come questa venga integrata nel modello di business aziendale e nella capacità di generare cassa e profitti: in assenza di fondamentali solidi, anche l’innovazione più rivoluzionaria rischia di restare una promessa non mantenuta».
Ci sono già esempi concreti di applicazione dell’Ai in questo settore?
«L’onda dell’intelligenza artificiale sta già attraversando ospedali, laboratori e aziende farmaceutiche, accelerando la scoperta di farmaci e contribuendo a velocizzare i servizi e ad avere diagnosi più precise. Sono diversi gli ambiti in cui tale tecnologia ha già risposto a bisogni pratici e all’esigenza cruciale del settore sanitario: la raccolta e lo scambio di informazioni. Pensiamo a piattaforme come OpenEvidence, che aggregano e sintetizzano la letteratura medica offrendo supporto nelle decisioni cliniche, o a strumenti di analytics e “digital twin” che simulano l’evoluzione di malattie e aiutano a personalizzare le terapie. Sul fronte commerciale, inoltre, software cloud specialistici stanno semplificando la gestione dei trial clinici e la compliance normativa. Un altro ambito che sta toccando nuove frontiere è quello della chirurgia robotica – senza assistenza umana. L’idea che un robot possa eseguire operazioni complesse su pazienti reali richiede un certo tempo per essere assimilata, eppure, alcune società del settore sono già ben avviate in questa direzione: Intuitive Surgical, per esempio, leader nelle apparecchiature per la chirurgia robot-assistita e nei servizi di generazione dati. Riteniamo che l’azienda, forte di un solido modello di business, possa beneficiare dell’impulso dell’Ai nelle sue soluzioni tecnologiche, potenzialmente rivoluzionando l’intero processo chirurgico, dalla selezione dei pazienti fino alle fasi di convalescenza».
Come orientarsi?
«Sebbene l’intelligenza artificiale abbia il potenziale e, per certi versi, sta già migliorando molti aspetti del settore sanitario, è importante che gli investitori si concentrino sui suoi veri benefici per la singola azienda. È sensato investire capitale in un’innovazione promettente, ma non si può presumere che questa, da sola, trasformi un’azienda che presenta problemi più ampi. Ecco perché sottolineiamo sempre che gli investitori nel settore sanitario devono concentrarsi sull’impresa, non sulla scienza. La stessa logica si è applicata ad altre innovazioni, dall’alba di Internet allo sviluppo di farmaci e vaccini. Anche la tecnologia dirompente di maggior successo è costruita su numerosi fallimenti lungo il percorso. E talvolta, anche le idee meglio concepite impiegano tempo a diffondersi. A nostro avviso, gli investitori in titoli sanitari devono prestare attenzione a come l’Ai contribuisce al modello di business di un’azienda, insieme a flussi di cassa, redditività e posizione competitiva. Bisogna inoltre considerare se l’impresa è solida e se reinveste al di sopra del costo del capitale. Un’azienda ben strutturata può comunque prosperare anche se un progetto di Ai dovesse fallire. E se il modello di business sanitario è davvero di alta qualità, il successo nell’Ai non potrà che rafforzarlo — favorendo migliori risultati in termini di utili e ritorni per gli investitori».