BELLUNO – Era accaduto con la statua di Arnaldo Pomodoro. Riaccade con quella a tema maternità. A Belluno l’installazione delle statue genera conflitti. Vuoi da destra, che da sinistra. Vuoi per ragioni economiche (Pomodoro) che per quelle di natura più ideologica (la donna non è solo mamma). Il giorno dopo la discussione dell’ordine del giorno presentato dai consiglieri leghisti Francesco Pingitore e Marzio Sovilla, da Sebastiano Marotto (Belluno al centro, la lista che sostiene il sindaco) e Massimo Garzotto (gruppo misto), partiva da una premessa di carattere generale: «La maternità è una delle esperienze umane più umane e significative, rappresentando il fondamento della società e delle comunità. E il Comune di Belluno ha sempre dimostrato grande attenzione verso il sostegno alla famiglia, in particolare alla figura delle madri, promuovendo politiche e iniziative che valorizzano la maternità e la genitorialità». Il già più volte assessore alla Cultura, Marco Perale (oggi consigliere di Insieme per Belluno – Bene comune, lista civica legata alla sinistra bellunese) ricorda che «Arnaldo Pomodoro era il più grande scultore vivente e la statua era stata acquistata per un disegno preciso», racconta. L’amministrazione di centro destra lo alienò, a comprarla «per lo stesso prezzo (di 4 anni prima) fu la Fondazione Cariverona – prosegue il consigliere –, che a sua volta l’ha poi rivenduta in Giappone (non si sa a quanto, essendo un ente privato)».

APPROFONDIMENTI







  La decisione

Marco Perale non usa mezzi termini: «È stata un’improvvida e frettolosa scelta politica, avevamo un pezzo importante ed è stato svenduto». Ma com’era nata l’ipotesi di acquistare proprio un Pomodoro? «L’idea era partita durante l’amministrazione di Ermano De Col (2001-06), in accordo con la Provincia – ricorda l’allora assessore alla Cultura Perale –. Avevano deciso di lavorare sulla cultura in chiave turistica, avevamo contattato Marco Goldin per opere di Van Gogh. Avevamo sistemato Palazzo Crepadona e lì si organizzò la mostra di Tiziano Vecellio. L’intento era organizzarne una all’anno e si pensava a esposizioni che, con questi esempi che ho citato, avevano convogliato a Belluno 50 mila visitatori la prima e ben 150 mila la seconda. Numeri importanti di livello internazionale, nulla a confronto con le “mostrine” di questi anni che portano poche migliaia di persone». All’interno di questo circuito di persone, si era paventata l’idea di creare anche – parallelamente – una mostra di sculture di un certo livello. «Quindi, verso la fine del quinquennio, avevamo concordato con la Provincia di acquistare, a turno, una statua». La scelta era ricaduta sullo scultore più importante del momento: Arnaldo Pomodoro.

Il costo

La sua scultura “Novecento” costò a Palazzo Rosso un po’ meno di 300 mila euro. «Se avessimo comperato una statua per 4, 5 anni, a Belluno si verrebbe anche per vedere opere di questo genere, ma non c’è stata visione. E non c’è tutt’ora», chiosa Marco Perale che ricorda – venendo all’attualità – come di statue legate ad associazioni ce ne sono abbastanza. Ma siccome tutti dicono sempre che non c’è una lira, diciamo che per la maternità sarebbe preferibile adottare altre misure: come abbassare le tasse comunali per le famiglie numerose, aumentare i numeri all’asilo nido. Incentivare le politiche famigliari. Un’ultima cosa. «Vediamo su che scultore cadrà la scelta. Hanno detto che hanno una Commissione al museo civico: che facciano scegliere in quella sede». Dal canto suo uno dei proponenti, Francesco Pingitore, ribadisce: «Perché a Milano, quando la sinistra è al governo, si accettano idee simili mentre a Belluno si fa polemica sempre su tutto?». L’artista a cui pensa è Vera Omodeo, la scultrice della statua posta in piazza Tommaseo a Milano.