di
Enea Conti
La ragazza sottoposta a minacce, maltrattamenti e alla somministrazione di farmaci per favorire una gravidanza. La coppia di coniugi, di origine bangladese, ora è ai domiciliari. La figlia è in una struttura protetta
Da quando aveva 6 anni aveva sempre vissuto in Italia: era il 2011 e lei aveva raggiunto assieme alla madre il padre, che viveva a Rimini dal 2008, dove lavorava come cuoco.
Vengono tutti dal Bangladesh, ma quindici anni dopo l’arrivo in Italia i legami che tenevano insieme questa famiglia all’apparenza normale di cittadini bangladesi non esiste quasi più nulla: i due coniugi, i genitori di lei, una ragazza di vent’anni ancora studentessa alle scuole superiori, sono stati arrestati e messi ai domiciliari. Lei, la giovane, vive in una località segreta, e in una struttura protetta.
Sarebbe stata vittima di un reato gravissimo, quello di induzione al matrimonio aggravato dai maltrattamenti, che sarebbe stato commesso in Bangladesh. Risponde all’articolo 158 bis del codice penale: «Chiunque con violenza o minaccia, costringe una persona a contrarre matrimonio o unione civile è punito con la reclusione da uno a cinque anni».
Gli arresti dei genitori della ragazza, eseguiti su disposizione del Gip del tribunale di Rimini dai carabinieri coordinati dal pm Davide Ercolani la mattina del primo ottobre, sono l’esito di una delle prime misure cautelari emesse in Italia per quel reato.
Il futuro sposo più grande di 20 anni
I fatti risalgono alla fine del 2024. Nel novembre di quell’anno la ventenne era stata convinta dai genitori a partire da Rimini per fare ritorno in Bangladesh, con una scusa: «C’è un parente che sta molto male e dobbiamo andare ad assisterlo».
Quando la giovane era arrivata nel suo paese natale, però, sarebbe iniziato un incubo apparentemente senza fine. I genitori le avrebbero sequestrato documenti di carta di credito per poi farle intendere che sarebbe stata costretta a sposare un bangladese di origini facoltose molto più grande di lei di almeno 20 anni. Il matrimonio fu celebrato il 17 dicembre del 2024.
I farmaci e i calmanti per favorire la gravidanza
Sarebbe stata un’unione forzata, come detto, ma la giovane sarebbe stata costretta a subire anche altre costrizioni. Avrebbe subito minacce e maltrattamenti già prima del matrimonio per convincerla a sposarsi, ma dopo la celebrazione sarebbero continuate per convincerla a rimanere incinta. Sarebbe stata costretta ad assumere farmaci per favorire la gravidanza e calmanti per accettare le circostanze.
La richiesta d’aiuto sui social
La storia del suo riscatto comincia con queste ultime vessazioni. Prima dei rapporti sessuali con il marito avrebbe iniziato ad assumere farmaci anticoncezionali, tali da farle evitare la gravidanza indesiderata. La situazione era diventata insostenibile e dal Bangladesh la giovane era riuscita a preparare la fuga dal suo paese natale.
Aveva scritto sfruttando una pagina Instagram al consultorio di Rimini. Poi erano stati avviati i contatti con i carabinieri. Era stata anche abile a convincere la madre a riaccompagnarla in Italia. «Se torno a vivere lì sarò più tranquilla e resterò incinta».
Il ritorno in Italia e l’arresto dei genitori
La madre aveva quindi accettato di accompagnare la figlia. Una volta sbarcate all’aeroporto Marconi di Bologna le due donne hanno trovato ad attendere i carabinieri. I militari dell’Arma hanno subito preso in custodia la giovane per portare in una località protetta.
La madre, nel frattempo, faceva ritorno a casa raggiunta poche settimane dopo dal padre, come avevano programmato. Intanto la Procura aveva fatto partire le indagini: i carabinieri coordinati dal pm Davide Ercolani hanno ricostruito la vicenda trovando riscontri sui racconti della ragazza.
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1 ottobre 2025 ( modifica il 2 ottobre 2025 | 00:34)
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