In una lunga intervista a Repubblica, Ignazio La Russa ha lanciato un appello al futuro sindaco di Milano parlando di San Siro

Gianni Pampinella

In una lunga intervista a Repubblica, Ignazio La Russa ha lanciato un appello al futuro sindaco di Milano dopo che il Consiglio Comunale ha approvato la delibera di vendita a Milan e Inter di San Siro. “Esco dal riserbo a cui mi sono attenuto finora perché ho visto delle ricostruzioni completamente artefatte. La più grossolana è che Forza Italia sia stata decisiva e che noi non volessimo lo sviluppo della città”.

Non è così?—  

«Forza Italia è stata certamente decisiva nel rompere l’unità del centrodestra, non lo è stata nell’approvazione della delibera, che è finita 24 a 20. I membri di Fi – a sua volta divisa al suo interno – che sono usciti dall’aula sono stati 3. Se la matematica non è un’opinione, sarebbe comunque finita 24 a 23 a favore di Sala».

Quella che voi chiamate la “stampella” di Forza Italia al sindaco è stato quindi un gesto inutile?—  

«Inutile ai fini della questione dello stadio, ma decisivo nel consentire a Sala di rimanere in sella, con riflessi su tutto il piano urbanistico che conosciamo».

Perché lo hanno fatto?—  

«Per propaganda, per poter dire di aver sbloccato la questione? Non so, forse hanno dato una risposta a quella corrente di pensiero più propensa a una linea “urbanistica”, chiamiamola così. Del tutto lecita eh, sia chiaro».

Perché ha detto che, più che nella sostanza, la decisione di Forza Italia è stata sbagliata nei modi?—  

«Perché Forza Italia sa benissimo che, mentre loro e la Lega sostenevano apertamente il no alla delibera, Fratelli d’Italia stava valutando la possibilità, purché fosse comune a tutto il centrodestra, di lasciare l’aula. Non per favorire Sala, ma perché volevamo lasciare solo nel campo della maggioranza la frattura. Così avremmo potuto dire: il sindaco non ha una maggioranza, si deve dimettere».

Ma la Lega avrebbe comunque votato no, quindi?—  

«Non è vero, la Lega era per il no ma aveva aggiunto: se tutto il centrodestra esce dall’aula, valutiamo di uscire anche noi. La mossa a sorpresa di Forza Italia ha bloccato questo percorso».

Ora San Siro sarà abbattuto, “la città va avanti” dice Sala. E anche Inter e Milan sono felici. Perché recriminare ancora?—  

«Quando Moratti, che della vicenda si è occupata tardi e male, dice che sono contente Inter e Milan deve sapere che le società sono contente del nuovo stadio. Ma noi da sempre abbiamo sostenuto l’indispensabilità del nuovo stadio, non era su quello lo scontro ma sull’abbattimento di San Siro. Ho persino presentato un piano fatto da architetti sulla possibilità di costruire, anche accanto a San Siro, un altro stadio. Una possibilità che resta in piedi».

Resta in piedi?—  

«Una volta costruito il nuovo stadio, quando magari ci sarà una nuova giunta che possa garantire i giusti diritti acquisiti dalle società, sarà davvero necessario abbattere San Siro? Chi vivrà vedrà»

Lei è l’interista più alto in grado nello Stato italiano?—  

«Si, la mia aspirazione è avvicinarmi a rappresentare, per l’Inter, la metà di quello che fu Peppino Prisco (vicepresidente dell’Inter dal 1963 al 2001, ndr)».

Da interista sfegatato avrà vissuto con intensità il dibattito sull’addio al Meazza. Quali sono i suoi primi ricordi di San Siro?—  

«La prima volta che ci sono andato ero bambino e non c’era il terzo anello. Mi fece la stessa impressione che fa sui bambini il primo albero di Natale, restai a bocca aperta. Milano è ricordata nel mondo per San Siro e per la Scala, il duomo ce l’hanno tutte le città. E questo spiega anche il dibattito di queste settimane».