di
Silvia Morosi

L’areale originario di distribuzione degli esemplari si è ridotto del 92%. Il Wwf: «Il bracconaggio e perdita di habitat le minacce principali ma i progetti di conservazione danno buoni frutti»

Animale affascinante e ricco di storia, ma a rischio estinzione a causa dell’inquinamento, del bracconaggio, della deforestazione e del commercio illegale legato alla vendita sul mercato nero di ossa tritate e altre parti del corpo, utilizzate nella medicina orientale. Senza dimenticare  motivazione legate a paura, superstizione e a causa del conflitto generato dalle predazioni sul bestiame domestico (entrando in conflitto con molte comunità locali). Negli ultimi anni l’areale della tigre si è ridotto del 92%, come denuncia il Wwf in occasione del 29 luglio, Giornata dedicata all’esemplare. Se nel 2010 si contavano solo circa 3.200 tigri, e i trend demografici sembravano lasciare poche speranze, oggi, grazie ai numeri progetti di conservazione messi in campo, si evidenzia una leggera ripresa: si stimano poco più di 5.500 esemplari in natura (con un aumento di quasi il 60%), distribuiti in 10 Paesi (India, Nepal, Bhutan, Bangladesh, Russia, China, Myanmar, Thailandia, Malesia, Indonesia). 

Tigre, in 15 anni la popolazione è cresciuta del 60%. Ma la specie è ancora a rischio estinzione

La distribuzione
In particolare è l’India il territorio dove si concentra oggi la popolazione più numerosa con 3.682 animali censiti. Tra Cina e Russia si contano, invece, circa 750 esemplari di tigre dell’Amur, la sottospecie più grande tra quelle esistenti ancora, e in Indonesia sopravvivono solo circa 400 tigri di Sumatra. Segnali positivi sono arrivati nel 2024 dalla Thailandia, il primo Paese del Sud-Est asiatico ad aver incrementato la popolazione nazionale: oggi si stimano tra le 179 e 223 tigri. Come si è riusciti? Aumentando le prede e liberando oltre 100 cervi sambar nei territori e anche banteng, specie di bovino selvatico. Il ritorno delle tigri nei territori originali offre una speranza per il futuro della specie, ma saranno fondamentali gli interventi che continueranno a essere portati avanti.



















































Perché la giornata mondiale delle tigri?
La Giornata Mondiale è stata istituita nel 2010 durante il Summit sulla Tigre di San Pietroburgo, con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e supportare la conservazione di quest’animale. Alla conferenza, i 13 Paesi che ospitavano la specie – Bangladesh, Bhutan, Cambogia, Cina, India, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Nepal, Russia, Thailandia e Vietnam – approvarono la Dichiarazione di San Pietroburgo, che prevedeva il raddoppio del numero delle tigri selvatiche fino a 6mila.

Quante specie di tigri esistono?
Le tigri sono mammiferi della famiglia dei Felidae, sottogenere Panthera, che comprende diverse sottospecie, alcune ancora viventi, mentre altre si sono estinte. Ad oggi in natura troviamo la tigre del Bengala, la più diffusa, riconoscibile per il manto arancione con strisce nere; la tigre siberiana o dell’Amur, la più grande di tutte, caratterizzata da un folto con strisce marrone scuro o nere; la tigre di Sumatra, che si distingue per un manto arancione scuro con strisce nere fitte; la tigre della Malesia, con una pelliccia che varia dal giallo al marrone con strisce nere. In passato esistevano anche la tigre di Giava e la tigre di Bali: per quanto riguarda la prima, recenti segnalazioni e studi suggeriscono che potrebbe non essere completamente estinta; la seconda, endemica dell’isola di Bali, in Indonesia, la più piccola delle tigri esistenti, si è estinta negli anni ’30 del XX secolo.

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28 luglio 2025 ( modifica il 28 luglio 2025 | 16:18)