Foto in cerca d’autore. O meglio, personaggi in cerca d’identità, dopo un viaggio nel tempo durato vent’anni. Questo perché dal momento dello scatto alla prima visualizzazione sono passati due decenni. La ragione? La macchina fotografica che le ha immortalate, una Nikon Coolpix 3200, è rimasta esposta alle intemperie per oltre quattro lustri all’ombra della Lurasca, una montagna delle Alpi Ticinesi e del Verbano, nelle Lepontine.
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Le fotografie mostrano un gruppo di escursionisti del Cai di Milano. Al momento non è chiaro chi siano. Proprio questo è il motivo dell’articolo: si cercano le persone ritratte, in modo da riconsegnare un ricordo di quella giornata tra i monti. Ma partiamo dall’inizio, con ordine.
Il ritrovamento
La macchina fotografica è stata ritrovata nei giorni scorsi da Enrico, un 66enne appassionato di montagna di Ternate (Varese), in un prato ai piedi della Lurasca. L’apparecchio non ha retto al peso del tempo e del maltempo, ma la scheda Sd era ancora intatta e ha conservato i file. Da quelle immagini, su cui era impressa la data – 25 settembre 2005 – è partito il tam-tam per rintracciare il legittimo proprietario della compatta giapponese, o almeno i volti immortalati.
Le foto diffuse sono due. La prima è stata scattata poco dopo le 10 in un parcheggio davanti al pullman che ha accompagnato gli escursionisti, la seconda due ore più tardi sui prati davanti alla montagna. Immagini che, in prima battuta, sono state pubblicate sulla pagina Facebook del Parco della Val Grande, con un appello: “Se pensi di sapere di chi si tratta, contattaci o condividi questo post: ogni dettaglio può essere utile”.
La pista milanese
A indirizzare le ricerche verso Milano è stato un utente che si è accorto di un particolare: il pullman visibile in uno degli scatti appartiene a una società di noleggio con conducente del capoluogo lombardo, società a cui si appoggiava il Cai per le sue gite sociali.
Nelle scorse ore la sezione milanese del club alpino italiano ha rilanciato l’appello. “Sì, tra quelle persone ci sono i nostri soci. Se qualcuno riconoscesse volti, zaini o dettagli, l’Ente Parco (della Val Grande, ndr) attende segnalazioni. Chissà che non si possa restituire quella macchina fotografica, e soprattutto quei ricordi, a chi li aveva vissuti”.
La missione è quasi impossibile, ma confidiamo che internet possa fare la sua magia.