Fisiatri contro fisioterapisti. Il dibattito si è riacceso in Friuli Venezia Giulia a seguito dell’approvazione in Consiglio regionale, nell’ambito dell’assestamento di bilancio, di un ordine del giorno che mira a semplificare l’accesso alle prestazioni fisioterapiche, senza passaggio obbligato dallo specialista fisiatra. La proposta, sostenuta dal presidente della Terza Commissione Carlo Bolzonello, nasce da una situazione ormai cronica: tempi di attesa fuori controllo per le visite fisiatriche, con priorità “brevi” che diventano quasi due mesi di attesa, e programmate che arrivano fino a 254 giorni. L’Ordine dei fisioterapisti Fvg ha salutato con favore il voto, parlando di “un primo passo per rispondere ai bisogni dei cittadini”.
La protesta dei fisiatri: “Scorciatoie pericolose, così si aggira la legge”
La replica dell’Associazione Nazionale Fisiatri (Anf) è stata durissima. In un comunicato firmato dal medico Mauro Piria, l’associazione parla di “ennesimo tentativo di aggirare la normativa nazionale” e denuncia il rischio di “prestazioni inappropriate, inutili o persino pericolose” se erogate senza una diagnosi specialistica. Secondo i fisiatri, la normativa è chiara: “La prescrizione delle prestazioni fisioterapiche del Servizio Sanitario Nazionale deve essere effettuata da specialisti in Medicina Fisica e Riabilitazione”. I fisiatri rivendicano il proprio ruolo come “centrale per garantire diagnosi, sicurezza ed efficacia” e denunciano un clima da “marketing politico più che da sanità responsabile”. Nel loro comunicato aggiungono che un dolore lombare può nascondere una frattura, una neoplasia o una malattia infiammatoria sistemica, così come un formicolio può essere sintomo di neuropatie o mielopatie, e un dolore alla spalla non sempre si riduce a un’infiammazione tendinea: è per questo che, secondo l’Anf, ogni trattamento deve partire da una diagnosi medica approfondita.
La controreplica dei fisioterapisti: “Difendiamo i cittadini, non rendite di categoria”
La presidente dell’Ordine dei fisioterapisti Fvg, Melania Salina, ha replicato punto su punto. “Ci risiamo: Anf torna a brandire la bandiera della tutela del paziente, purché coincida con un passaggio obbligato da uno specialista della propria categoria”. Salina sottolinea che l’ordine del giorno approvato non propone accesso indiscriminato, ma prevede la possibilità di passare attraverso il medico di medicina generale o altri specialisti (neurologo, ortopedico) per situazioni cliniche definite. E ricorda che la normativa prevede già eccezioni: come l’erogazione di prestazioni nelle Farmacie dei Servizi. Cita anche la giurisprudenza favorevole: il Tar del Lazio nel 2011 ha dichiarato: “Non si può ostacolare l’accesso diretto solo per garantire occasioni di lavoro ai fisiatri”. E il Consiglio di Stato 2021 che ha : “Il fisioterapista può operare anche in assenza di prescrizione fisiatrica”.
“Non è marketing, è realtà normativa. E l’obiettivo è non costringere i cittadini a rinunciare a cure necessarie per colpa di lungaggini burocratiche”, conclude Salina.
“Chi propone l’accesso diretto senza diagnosi dice il falso. Il medico resta presente, ma non dev’essere solo il fisiatra. I bisogni dei cittadini vengono prima degli equilibri di categoria”.
Due visioni opposte (e un sistema che fatica)
Lo scontro, più che tecnico, sembra ormai ideologico. Da una parte l’approccio “garantista” dei fisiatri, che pongono l’accento sulla centralità della diagnosi medica; dall’altra la richiesta di “semplificazione responsabile” dei fisioterapisti, che vedono nella rigidità normativa e nelle liste d’attesa un ostacolo all’accesso equo alle cure. In mezzo, il cittadino-paziente, che spesso si trova ad aspettare mesi per un trattamento necessario. E un sistema sanitario regionale che, come evidenzia il confronto, ha bisogno urgente di risposte strutturali.