Romanò, la stella dell’Italia ai Mondiali, fino a 15 anni non aveva mai giocato una partita di pallavolo: faceva il terzino sinistro dei Giovanissimi del Centro Schiaffino, vicino Milano, e sognava San Siro. Poi…

Fino a 15 anni il miglior opposto del mondo non aveva mai giocato a pallavolo. È stata fulminea la scalata nel volley di Yuri Romanò, rapida come il suo sviluppo che in una sola stagione – nel 2011-12, all’inizio delle scuole superiori – lo ha portato ad allungarsi fino agli oltre 2 metri di oggi. E per un ragazzo che adorava (e adora: tifa Inter, è stato a lungo abbonato a San Siro) il calcio e faceva il terzino sinistro nei giovanissimi regionali del Centro Schiaffino di Calderara (Paderno Dugnano, a nord di Milano), in effetti rappresentava un bel problema. “Quel campionato era abbastanza competitivo – ricorda Raffaele Malanga, il suo ultimo allenatore, oggi direttore tecnico del settore giovanile della società nata nel 1988 come “Galassia Milan”: da qui il nome, il logo con il diavoletto vintage e i colori rossoneri – e Yuri giocava poco, faceva fatica a esprimere le capacità calcistiche che comunque aveva. Era mancino, con un bel sinistro. Però in quell’ultimo anno era cresciuto molto, leve lunghe, magro: non era veloce e soffriva anche di continui problemi a un ginocchio. Ricordo nitidamente che a un certo punto della stagione, un giorno, in allenamento, mi chiese: ‘Mister, ma sono così scarso?’. Questo dimostra la sua personalità, ma anche l’attenzione ai particolari che già all’epoca possedeva. Io risposi: ‘No Yuri, fai fatica perché sei molto alto. Forse hai solo scelto lo sport sbagliato. Magari puoi fare il portiere, oppure puoi provare uno sport in cui l’altezza conta di più, per esempio il basket’. Dissi proprio così: il basket. Non la pallavolo. Poi invece…”.