Dopo la mamma, parla anche il papà: Mario Ragnedda, padre di Emanuele Ragnedda, l’imprenditore del vino accusato dell’omicidio di Cinzia Pinna a Palau (Sassari), è stato intervistato in diretta durante la trasmissione Ore 14 su Rai 2 condotta da Milo Infante, e ha parlato del figlio e della vicenda della 33enne uccisa in Gallura. «Emanuele? Il suo primo pensiero va sempre alla povera Cinzia e al dolore della sua famiglia, me lo dice sempre. Per me è morta una figlia, oggi io ho una figlia morta e un figlio vivo in carcere, la sofferenza è doppia. Avrei preferito che fosse morto lui e parlare di un’altra storia, ma non è così».





Il papà di Ragnedda a Ore 14

«Emanuele è sempre stato molto altruista e generoso, una persona molto buona, una notte una ragazza gli ha chiesto un passaggio e non sapeva dove dormire, lui le ha offerto casa sua – ha ricostruito il padre -. Evidentemente è successo qualcosa, hanno continuato forse a bere e usare sostanze, Emanuele mi ha spiegato di essere stato aggredito e aver temuto per la propria vita e di aver dovuto decidersi se vivere o morire, e ha sparato».




«Emanuele si è trovato in una situazione della vita in cui non sapeva cosa doveva fare e ha fatto la cosa sbagliata. Non voglio togliere a mio figlio alcuna responsabilità che stabiliranno gli inquirenti nei quali abbiamo la massima fiducia, ma in questa settimana se ne è parlato come un mostro che spendeva e spandeva, non è vero nulla, Emanuele non lo merita, chi lo conosce sa che è un ragazzo buono, è stata una notte maledetta dove è successo questo disastro».





«Ho scoperto che faceva uso di alcol e cocaina»

«Sono vicino alla famiglia della povera ragazza e adesso abbiamo il dovere di capire cosa è successo e stabilire la verità, lo dobbiamo a tutti, sono certo che mio figlio stia dicendo la verità. Ho scoperto che si drogava qualche mese fa, lui sicuramente faceva uso di cocaina e beveva, eravamo in un percorso in cui stava risolvendo questi problemi», continua Mario Ragnedda ai microfoni di Ore 14.


«Lui di quella notte dice solo che si è salvato la vita, sennò sarebbe andata diversamente – ha proseguito -. Non voglio fare il difensore di Emanuele, sono il padre, lui è un adulto e pagherà quello che deve e sarà importante stabilire cosa è successo, sempre nel massimo rispetto della famiglia di Cinzia Pinna. Dice di essere entrato nel panico, credo che nell’occultare il cadavere forse lui voleva nascondere il suo stato d’animo, ma stava maturando il bisogno di raccontare tutto e quando è stato fermato si è liberato di un peso enorme e ha reso una confessione piena. E quando ha portato gli inquirenti dove c’era il cadavere, lì aveva deposto un mazzo di fiori».




Ultimo aggiornamento: giovedì 2 ottobre 2025, 18:29





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