In udienza con i membri della Confederazione Medica Latino-Iberoamericana e dei Caraibi (CONFEMEL), Leone XIV sottolinea come “il dialogo” e la presenza fisica sono fondamentali nel rapporto tra coloro che curano e coloro che ricevono le cure. Cita la figura del beato venezuelano José Gregorio Hernández, “il medico dei poveri” che sarà canonizzato il prossimo 19 ottobre, quale “buon esempio” da seguire
Isabella H. de Carvalho – Città del Vaticano
“Il dialogo, la comunicazione e il contatto fisico devono essere sempre presenti nella relazione terapeutica”, l’Intelligenza Artificiale “non potrà mai occupare il posto del medico” e “l’algoritmo non potrà mai sostituire un gesto di vicinanza o una parola di consolazione”. Leone XIV invita i membri della Confederazione Medica Latino-Iberoamericana e dei Caraibi (Confemel), a riflettere sull’importanza fondamentale del rapporto umano tra dottori e pazienti in un mondo in cui le relazioni si appoggiano sempre di più sulla tecnologia. Il Pontefice incontra i membri dell’organismo, che rappresenta oltre due milioni di medici in tutta l’America latina, in udienza questa mattina, 2 ottobre, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico, pronunciando il suo discorso in spagnolo. Nonostante l’IA “può e deve essere un grande aiuto per migliorare l’assistenza clinica”, non potrà mai prendere il posto di dottori, sottolinea il Papa, incoraggiando i partecipanti “ad approfondire l’importanza del rapporto medico-paziente”, ovvero “un rapporto tra due persone, con i loro corpi e la loro interiorità, con la loro storia”. Citando Benedetto XVI, ricorda che i medici sono “‘riserve di amore’, che recano serenità e speranza ai sofferenti”.
L’esempio del futuro santo José Gregorio Hernández
Il Papa indica poi come fonte di ispirazione per il Confemel una importante figura dell’America Latina che ha “saputo dedicare la propria vita al bene dei loro pazienti”: José Gregorio Hernández, il “beato Cisneros”, uno dei medici più conosciuti in Venezuela all’inizio del XX secolo che sarà canonizzato il prossimo 19 ottobre da Leone XIV in Piazza San Pietro. “Lo considero un buon esempio per voi”, afferma il Papa, “poiché seppe coniugare la sua alta competenza medica con la sua dedizione ai più bisognosi, il che gli valse il titolo di ‘medico dei poveri’”.
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L’importanza della “parola” e della “carne”
Nella giornata in cui la Chiesa celebra i Santi Angeli Custodi, il Pontefice evidenzia inoltre come il “rapporto medico-paziente, che si basa sul contatto personale e sulla cura della salute” è simile a quello degli angeli che “ci custodiscono e proteggono nel cammino della vita”. Cita infine le parole di Sant’Agostino che si riferiscono a Cristo come cura e curante: “Egli è medico perché è parola e medicina perché è parola fatta carne”. Il Papa insiste infatti come “la ‘parola’ e la ‘carne’ sono fondamentali” nel rapporto tra i professionisti sanitari e coloro che hanno bisogno di assistenza. Il dialogo e la vicinanza fisica, continua, sono essenziali “al di là degli strumenti e dei dispositivi utilizzati per curare le malattie”.
Da qui un grazie ai medici della Confederazione medica per la loro “instancabile opera”, insieme all’incoraggiamento dinanzi alle “grandi e stimolanti sfide, che vanno affrontate con speranza”.
È molto importante questo rapporto e questa possibilità di vita e speranza che voi offrite anche a tutti i vostri pazienti, a tutti i malati.