Lei è una persona lamentosa?
«Un po’ sì, ma proprio di famiglia. I piemontesi sono così… grandi zone d’ombra».

I sessant’anni che effetto le fanno?
«Ho vissuto bene la mia età fino a quando mi è venuta la pancreatite acuta e sono stata ricoverata. Sono dimagrita tanto, mi sono trasformata in uno spaghetto scotto. Però l’altra sera ero a cena con Orietta Berti e qualche giorno prima ho fatto una lunga telefonata con Ornella Vanoni, e quei due incontri mi sono rimasti nel cuore, perché ho capito che la passione che hanno per il loro lavoro le tiene vive, anzi “vive da vive”, come diceva Dario Fo. Nessuna di loro vuole andare in pensione».

E lei ci pensa mai?
«Se penso di smettere di fare il mio lavoro mi viene la tristezza. Forse il palcoscenico ti dà dipendenza, c’è poco da fare».

Come vive la menopausa?
«Ci sono mille sintomi e devi stare dietro al fisico, perché i muscoli si afflosciano, le ossa si svuotano, la pelle si assottiglia e la patata si secca. E che cacchio! Vivi per tenerti insieme. È faticoso, infatti non faccio quasi niente».

Ci sarà una conquista che viene con l’età.
«Sono un po’ più rilassata. Però immaginavo che fosse più semplice, invece col cavolo. Dopo vent’anni a Che tempo che fa non posso scrivere con la mano sinistra».

Con Fazio siete una coppia di fatto.
«È riservatissimo, ma nel privato fa molto ridere. Mi piace smontare la sua aria da “precisetti”».

Lui sa di cosa parlerà nei suoi monologhi?
«Nel dettaglio non lo sa, perché c’è grande fiducia. Anche se a volte è successo che ho detto qualcosa di troppo e lui a dirmi: domani ti querelano, domani ti scomunicano. Ma ora le querele, anche se non vorrei dirlo troppo forte, non stanno arrivando più. Fa più paura il web».

Le shitstorm?
«Sì. Si pretende da un comico il politicamente corretto che non è proprio possibile, perché se non trasgredisci non fai ridere».

C’è stata una shitstorm in particolare che l’ha colpita?
«Ho fatto un pezzo sul fatto che non siamo un popolo bravo a fare la guerra e mi hanno detto che offendevo le vittime delle famiglie dell’esercito. Un finimondo. Ma io avevo solo fatto una lettera di pace. Poi, come diceva Troisi, io sono responsabile di quel che dico, non di quello che tu capisci».