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Ghiotto libro con la prefazione di Arturo Stalteri ed il sottotitolo Generatori di Emozioni dagli Inizi ai Giorni Nostri. In copertina i musicisti sono ritratti durante il 1971 ai Golden Square Gardens di Londra; mentre nella back cover li vediamo l’anno dopo in concerto al Bataclan di Parigi. Il pregio di questo lavoro di Scaravilli sta nell’aver fatto emergere l’originalità della band inglese nel variegato genere del rock progressive: infatti i Van der Graaf Generator non hanno molto in comune con gli altri gruppi del genere, anche perché i loro testi non trascendono il reale nel fantasy (come hanno fatto Genesis, Yes ed i King Crimson) ma si sviluppano in contesti più filosofici vicini allo psicodramma. Ne leggere queste 290 pagine, questa disanima è la trama su cui Scaravilli sembra perdersi nelle sue riflessioni: ma questo diventa il suo pregio (o la sua cifra) rendendo il libro edito dall’abruzzese Il Cuscino di Stelle qualcosa che non può mancare nella bibioteca di un melomane e/o collezionista di memorabilia rock. Anche se è un po’ azzardato affermare che grazie alla loro essenzialità i Van Der Graaf Generator furono considerati tra i predecessori del fenomeno punk rock, con la lettura di Generatori di emozioni dagli inizi ai giorni nostri la loro storia ci sembra quasi un romanzo ante literam, tenuto conto perfino dei numerosi cambi di formazione. Pur tenendo conto di questi aspetti, il libro di Giuseppe Scaravilli ha come focus la formazione considerata classica e maggiormente conosciuta ossia quella composta dal leader Peter Hammill (voce, chitarra, pianoforte, nonché principale autore delle canzoni), Hugh Banton (tastiere, basso elettrico, chitarra), Guy Evans (batteria) e David Jackson (fiati). Senza dimenticare il membro fondatore Judge Smith e i bassisti Keith Ellis e Nic Potter, la saga dei Van der Graaf Generator ha visto l’Italia tra i primi paesi che hanno amato i vari album: i tour solisti che hanno attraversato il nostro paese di Peter Hammill sono sempre stati interessati e David Jackson ha quasi la cittadinanza italiana ad honorem, viste anche le sue collaborazioni con i campani Osanna (di Lino Vairetti) e con la Alex Carpani Band.

Il libro è velato di malinconia (e non poteva non esserlo), perché stiamo parlando di un periodo musicale in cui molti dei nostri lettori non erano nemmeno nati, ma di cui abbiamo già sentito narrare: come nel mitico festival pop di Villa Pamphili del 25/27 Maggio 1972 a Roma con Banco del Mutuo Soccorso, The Trip, Toad, Osanna, Garybaldi, Quella Vecchia Locanda, Fholks, Il Punto, Blue Morning, Aum Kaivalya, Richard Benson, Raccomandata Ricevuta di Ritorno, Strana Famiglia, Cammello Buck, Osage Tribe, Procession e Semiramis, in cui militava un imberbe Michele Zarrillo. Ospiti stranieri furono Hawkwind, Hookfoot e gli acclamati Van Der Graaf Generator.