di
Maurizio Porro

Avrebbe compiuto 93 anni l’8 agosto. Inventò il lavoro di addetto stampa delle star

Il cinema, soprattutto quello italiano, deve molto alla sfacciata e fantasiosa intraprendenza di Enrico Lucherini, il primo e mai superato press agent, morto a 92 anni a Roma, dov’era nato l’8 agosto 1932. 

Dopo aver studiato dai gesuiti iniziò come attore con la Compagnia dei Giovani, ma la sua amica Falk gli consigliò di cambiar mestiere e si mise a promuovere i loro spettacoli con Patroni Griffi. Le “lucherinate” sono ormai un pezzo di storia del cinema: inventava le notizie, gli scoop, magari le fake news che si chiamavano solo bufale, faceva allegramente promozione tra la mitologia del nascente divismo anni 50 e il desiderio del pubblico. 



















































Gli hanno «obbedito» Sofia Loren, che restò la sua diva del cuore ma lo intimoriva sempre (a Cannes, per La Ciociara, organizzò lo sfondamento della vetrata d’ingresso del Palais), le troupes della Dolce vita e del Gattopardo, e top dei top, la Milo di cui inventò il rogo dei capelli (gli incendi erano la sua specialità). 

Inventava soprannomi crudeli, love stories delicate (Burton con la Bolkan in ballo veneziano), faceva spiritosi giochi di parole, allestiva finti scandali e immaginava perfino, come per Terzieff, finte malattie. Sempre a fin di bene, per promuovere attori e film in cui credeva: Antonello Sarno ha girato un film sulle sue scorribande, sulla sua vita divertente e divertita, proiettato a Venezia nel 2007 e insieme all’inseparabile Matteo Spinola, Lucherini scrisse nell’84 un libro da rileggere «C’era questo, c’era quello» (fu anche un programma su Telemontecarlo), mentre nel 2012 fu aperta a Roma una mostra in suo onore, oltre a un altro documentario di Marco Spagnoli, Ne ho fatte di tutti i colori (2014). 

Da tempo a riposo, con Gian Luca Pignatelli che tiene alto il nome dell’ufficio, diceva che oggi non esistono più divi e, come tutti, rimpiangeva l’unicità semplice di Mastroianni o della fantastica Vitti. Il primo film che promosse fu La notte brava di Bolognini e si trovò con la Martinelli, la Schiaffino, la Lualdi, un ben di Dio, come resistere a dar loro fuoco? Le sue trovate erano irresistibili: a Cannes affittò da un circo un ghepardo per le foto con la Cardinale, alla prima del film di Visconti. 

Ha inventato tragedie e commedie, ha fatto ingelosire e litigare star, inventando un mestiere che non esisteva prima e si basava sul grande amore per il cinema, il desiderio del successo, la riuscita di un sogno. Il suo lavoro fu un sogno-gioco realizzato, in quegli anni il nostro cinema e i nostri attori erano i migliori del mondo: certo non si è mai annoiato e ci ha molto divertito: ho avuto fortuna, diceva, ma quello è un mondo ormai sparito.

Articolo in aggiornamento…

28 luglio 2025 ( modifica il 28 luglio 2025 | 21:56)