di
Virginia Piccolillo

La linea dell’avvocata chiamata dalla direttrice d’orchestra: «La critica legittima è una cosa. Ma quando si arriva alla campagna d’odio e alle minacce di morte…»

«La critica legittima è una cosa. Ma quando si arriva alla campagna d’odio e alle minacce di morte…». Alla fine Beatrice Venezi, bersaglio di contestazioni aspre per la sua nomina a «direttore», al maschile, come ama essere chiamata, dell’orchestra de La Fenice, ha chiamato lei, Giulia Bongiorno: penalista e presidente della commissione Giustizia del Senato, da sempre schierata a fianco dei diritti delle donne, con iniziative legislative come il «codice rosso» contro i femminicidi. E lei non ha dubbi: «Le critiche vanno bene se basate su fatti oggettivi. Ma qui, tante volte, mi sembra che si parta da forti pregiudizi. E siccome si è andati molto, ma molto oltre, valuteremo anche i danni».

Le carte — premette — Bongiorno non le ha ancora viste. Ma è bastato l’incontro «preliminare» per intravedere una possibile strategia difensiva. D’altra parte alcuni attacchi, spiega, parlano da sé. «Quando si legge “Morte a Venezi” e altri messaggi ancora più gravi ci rendiamo conto di come si sia generata una vera e propria campagna di odio che apre le porte alla violenza».



















































La vicenda è nota. Venezi è stata chiamata dal sovrintendente Nicola Colabianchi al teatro La Fenice di Venezia come direttore musicale e subito sono piovute polemiche. Politiche: l’accusa di essere stata indicata da Fratelli d’Italia «perché di destra». E accademiche: novanta professori d’orchestra e lavoratori del teatro La Fenice hanno votato all’unanimità la richiesta di revoca immediata della nomina, giudicando il suo curriculum non all’altezza.

Trentacinque anni, diplomata in pianoforte e composizione a Siena e in direzione d’orchestra con 110 e lode al conservatorio Verdi di Milano, esperienze sul podio fin da giovanissima, Beatrice Venezi finora aveva accettato tutte le critiche di buon grado. «È una tosta», dice Giulia Bongiorno. E, aggiunge, «non è certo venuta per dirmi: “Guai a chi mi critica”. Ma questi sono attacchi feroci ingiustificabili». Lo ha detto la stessa musicista: «Di fronte ad attacchi tanto violenti quanto infondati, i sacrifici quotidiani compiuti per costruire il mio percorso professionale e il rigore che mi ha sempre ispirato mi impongono di conferire mandato all’avvocato Bongiorno affinché valuti le azioni giudiziarie contro coloro che non hanno esitato a diffondere gravissime falsità sul mio conto».

Ha iniziato dirigendo l’orchestra Lucca Summer festival nell’anniversario di Puccini, quella della Toscana, e l’orchestra da camera Milano classica. Più volte in tv, anche a Sanremo, è stata premiata ad Atreju, nominata direttrice artistica della fondazione Taormina arte nel 2021 e l’anno dopo, dal ministro Sangiuliano, consigliera per la musica.

Tra le contestazioni più dure, quelle di tre musicisti del Politeama che dopo un concerto hanno scritto una lettera aperta per dire che non aveva esperienza adeguata. Nel 2025, dopo aver diretto la Shenzhen Symphony Orchestra con Plácido Domingo, a Macao, e essere stata nominata direttore ospite del Teatro Colón di Buenos Aires, l’incarico a La Fenice e gli attacchi più severi. Luca Zaia ha sintetizzato: «L’amicizia con Giorgia Meloni non c’entra nulla. Se non fosse una donna giovane e carina non ci sarebbero polemiche». Anche secondo la fondatrice di Doppia Difesa, «quando certi incarichi vengono dati a una donna si verificano sempre reazioni». E «se poi non è di sinistra apriti cielo — prosegue Bongiorno —. Quindi si è scatenata una guerra, suo malgrado, fra giornali di un lato e dell’altro. Ma il problema non è questo è che i social fanno da amplificatore delle aggressioni violente. E può diventare pericoloso».

Una parte importante della strategia difensiva riguarderà anche l’eco internazionale che gli attacchi hanno avuto. «Lei è sempre in giro per il mondo a fare concerti. Avrebbe volentieri ignorato le polemiche, ma sono arrivate a grandi testate internazionali come il New York Times. E tutto questo non lo possiamo trascurare. Quindi invito ad usare toni pacati e a fermare questa campagna denigratoria».


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3 ottobre 2025 ( modifica il 3 ottobre 2025 | 08:20)