Dopo l’annuncio su Instagram, Enrica Bonaccorti ha scelto di raccontare pubblicamente la propria battaglia contro il tumore al pancreas in un’intervista al Tg1. La conduttrice, 75 anni, ha descritto la malattia come “una tegola in testa”, ma ha sottolineato di non essere disperata e di trovare forza nella figlia Verdiana.

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La scoperta e il silenzio iniziale

Il 29 settembre la presentatrice aveva confessato sui social di essersi chiusa in se stessa per mesi: “Sono quattro mesi che mi sono nascosta anche con gli amici più cari, senza rispondere, come se il mio non esserci facesse scomparire quello che invece c’è”.

Bonaccorti ha ammesso di essersi sentita paralizzata dall’assenza, incapace di affrontare la diagnosi. Il riferimento era rivolto a Eleonora Giorgi, scomparsa a marzo 2025 per lo stesso male, che lei stessa aveva definito un esempio di coraggio.

L’intervista di Enrica Bonaccorti al Tg1

Mercoledì 1° ottobre, Bonaccorti è apparsa in tv per parlare della malattia. “Mi sono come congelata, non ho paura né tristezza, ma un’assenza. La prima pulsione è stata quella di scrivere, scusarmi con tutte le persone” ha dichiarato.

Nonostante la gravità della diagnosi, la conduttrice ha rassicurato il pubblico: “Non sono disperata, le cure che faccio sono pesanti ma sto reagendo bene”. Con il suo consueto spirito ironico, ha aggiunto: “Ho una bella, beh insomma bella, parrucchetta in testa”, riferendosi alla parrucca bionda che indossa per affrontare la caduta dei capelli.

Il sostegno della figlia

Nel suo racconto, Enrica Bonaccorti ha più volte ribadito quanto sia fondamentale il ruolo di Verdiana, la figlia, che lei definisce “l’unica ragione di vita”. La conduttrice ha sottolineato come il supporto familiare sia un pilastro essenziale per affrontare un percorso di cure così complesso.

Una vita tra spettacolo e parole

Conosciuta per la sua lunga carriera in tv e in radio, dagli esordi negli anni Settanta fino ai programmi di successo degli anni Ottanta e Novanta, Bonaccorti ha sempre avuto un rapporto profondo con il pubblico. Questa volta, però, il palcoscenico è diventato il luogo dove mostrare la sua vulnerabilità, trasformandola in un atto di forza.

Il valore della testimonianza pubblica

Il gesto di Enrica Bonaccorti non è solo una confessione personale, ma un messaggio di speranza e condivisione. Parlare apertamente del tumore contribuisce a rompere il muro di silenzio e stigma che spesso circonda le malattie oncologiche.

La sua voce si unisce a quelle di altre personalità che hanno raccontato pubblicamente la propria malattia, rendendo meno isolante il percorso di chi affronta diagnosi simili.

Enrica Bonaccorti il 20 ottobre 2019 a Roma, per il red carpet de “Il Ladro Dei Giorni” al Roma Film Festival. Credit: Stefania D’Alessandro/Getty Images

Tumore al pancreas: una malattia aggressiva

Il tumore al pancreas è una delle forme più gravi di cancro, con tassi di sopravvivenza bassi a causa della diagnosi spesso tardiva. Tra le vittime celebri di questa malattia ci sono Luciano Pavarotti, Steve Jobs, Gianluca Vialli ed Eleonora Giorgi.

Secondo l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), il problema principale è la difficoltà di diagnosticare la malattia nelle fasi iniziali, quando sarebbe più curabile (AIRC, 2025).

Tumore al pancreas: sintomi e terapie in sintesi

Il tumore al pancreas è una delle forme oncologiche più aggressive, spesso diagnosticata in fase avanzata perché i sintomi iniziali sono poco specifici. I segnali più comuni includono dolore addominale e alla schiena, perdita di peso, ittero, digestione difficile e comparsa improvvisa di diabete (AIRC, 2025).

La diagnosi si basa su esami di imaging come ecografia, TAC e risonanza magnetica, seguiti da biopsia. Negli ultimi anni la ricerca ha compiuto passi avanti, soprattutto con l’uso di chemioterapie combinate (come il protocollo PAXG in Italia) e nuovi approcci di terapie mirate per mutazioni genetiche specifiche.

Quando possibile, la chirurgia rimane l’unica cura potenzialmente risolutiva, spesso associata a trattamenti adiuvanti. Nei casi avanzati, invece, si punta a prolungare la sopravvivenza e migliorare la qualità della vita con cure integrate.