Una nuova flottiglia, composta da 9 imbarcazioni, si sta dirigendo verso le coste di Gaza nel tentativo di rompere il blocco navale di Israele sulla Striscia. Su un tracker che mostra live gli spostamenti della nuova Flotilla, condiviso dalla Freedom Flotilla Coalition sui suoi social, si vede che le barche si trovano al momento a sud di Creta. L’ultima di queste a essere partita è la Conscience, che è partita da Otranto il 30 settembre con a bordo medici attivisti e attivisti provenienti da 25 Paesi. Le altre imbarcazioni erano partite fra 25 e 27 settembre, sempre dall’Italia. Il Times of Israel scrive che è atteso che le barche verrannointercettate dalla Marina di Israele se dovessero continuare ad avvicinarsi a Gaza.
“La Conscience è l’ultima e la più grande imbarcazione di questa storica flottiglia e il suo nome rappresenta non solo la ferma resistenza al blocco illegale di Israele, ma anche un appello a risvegliare la coscienza del mondo”, ha affermato Huwaida Arraf, membro del comitato direttivo della Freedom Flotilla Coalition a bordo della Conscience.”Come giornalisti e professionisti del settore medico, abbiamo la responsabilità di dire la verità e preservare la vita. Questa missione è un appello ai nostri colleghi – e alle istituzioni che ci rappresentano a livello globale – affinché rompano il loro silenzio, difendano la loro etica e si schierino dalla parte giusta della storia”, ha affermato invece il medico Riccardo Corradini.
La nuova flottiglia è organizzata congiuntamente dalla Freedom Flotilla Coalition (FFC) e da Thousand Madleens. “Per quasi due anni, Israele ha impedito ai giornalisti stranieri di entrare a Gaza, creando uno dei blackout mediatici più severi e prolungati della storia moderna. Durante questo periodo, le forze israeliane hanno preso di mira i giornalisti palestinesi, uccidendone oltre 270 e imprigionandone innumerevoli altri dall’ottobre 2023”, scrive FFC. “Contemporaneamente, Israele ha sistematicamente smantellato il sistema sanitario di Gaza attraverso un assedio e bombardamenti incessanti. Ospedali e cliniche sono stati distrutti, mentre gli operatori sanitari palestinesi sono stati affamati, rapiti, torturati e uccisi. Alle équipe mediche internazionali è sistematicamente vietato l’ingresso e ai pochi che sono autorizzati ad entrare è proibito portare attrezzature e forniture salvavita”, aggiunge.